lunedì 12 settembre 2016

RECENSIONE – Gli ospiti paganti di Sarah Waters



Non conoscevo questa autrice, quindi sono stata molto contenta di aver scoperto il suo romanzo, perché merita veramente di essere letto. Siamo a Londra nel 1922,  qualche anno dopo la Grande Guerra, con la necessità di una ricostruzione e con la voglia di ricominciare daccapo e mettersi tutto alle spalle, ma con qualcuno, almeno parte della popolazione borghese, ancorata all’appartenenza ai vecchi ceti sociali. Frances  Wray vive insieme alla madre in una casa molto grande appartenente alla media borghesia, che fino a poco tempo prima, era piena di gioia, forse fasulla. I suoi fratelli sono entrambi morti in guerra molto giovani e suo padre li ha seguiti poco dopo morendo di crepacuore, lasciando le due donne piene di debiti. Frances è costretta a sobbarcarsi i lavori più umili perché il conflitto le ha lasciate indigenti, fino a che non ha l’idea, per pentirsene subito dopo, di affittare parte della grande casa a degli “ospiti paganti”, perché considerarli affittuari non è politicamente corretto. Dopo un annuncio sul giornale si presentano due giovani sposi, i coniugi Barber: lui è un uomo ambizioso che sta tentando la carriera nelle assicurazioni, lei invece passa molto tempo in casa. I due, socialmente considerati inferiori a Frances e sua madre, con il cambio di domicilio, hanno l’occasione di elevarsi agli occhi degli altri. All’inizio questa convivenza crea un senso di disagio a Frances e a sua madre, perché avere per casa gente sconosciuta porta le due donne a delle rinunce. Viene messa in discussione la loro privacy, i loro riti e le loro abitudini, ma la cortesia e l’affabilità dei due giovani le portano ad accettarli. La madre è più che disponibile nei confronti di Leonard, Frances non sa cosa pensare di nessuno dei due, anzi, Leonard con il suo fare, la mette alquanto a disagio. Finché un giorno Frances nota Lilian in un vestito zingaresco che lascia scoperto gran parte del suo corpo e sente qualcosa cambiare in lei. Nasce tra le due un profondo legame, che farà rifiorire Frances, che era stata una ragazza ribelle, soprattutto verso il padre, ma dopo alcuni avvenimenti che l’avevano riguardata, era diventata chiusa e solitaria, un po’ una vecchia zitella, nonostante non abbia ancora trent’anni. Il romanzo a questo punto si divide in tre parti concatenate tra loro:  nella prima parte c’è il ritratto della decadenza di una città sconvolta dalla guerra con tutti i problemi conseguenti, con la necessità di una ricostruzione venata di un certo ottimismo; nella seconda parte c’è una storia d’amore che visto il periodo temporale in cui si svolge non solo era considerata scabrosa, ma aberrante, anzi contro la legge; nella terza parte c’è infine il giallo ottocentesco, perché sì, in questo romanzo ci sarà anche un omicidio. La Waters è molto brava a raccontarci un tema complesso, senza cadere nel becero erotismo imbastendo la storia in modo raffinato, fino alla svolta drammatica raccontata in maniera avvincente, intersecando le due storie con un’abilissima ricostruzione degli anni venti londinesi, descritti con minuzia di particolari, dagli abiti, agli oggetti, agli strumenti di lavoro, riuscendo a farti immaginare gli ambienti con l’impressione di viverli di persona. Inaspettata è la piega thriller del romanzo, quella cosa in più che non ti aspetti, ma che porta ad un finale di crescita e rinascita. E’ un appassionante affresco dell’epoca, con personaggi descritti perfettamente  che rimangono impressi nella memoria per la loro veridicità. L’abilità dell’autrice richiamata in copertina da Stephen King, è quella di farti partecipare ai pensieri, alle angosce e alle emozioni di Frances come se il lettore fosse lì e vivesse in prima persona i fatti raccontati nel romanzo. Voto: 8

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