I Fang, strana famiglia è la
loro. Annie e Buster ormai cresciuti stanno vivendo una parte della loro vita
un po’ deludente. Annie attrice molto
promettente, tanto da essere arrivata vicinissima alla vincita di un premio
Oscar come miglior attrice, è reduce dall’interpretazione di un film non
proprio di successo, anzi sta ricevendo solo critiche. La sua relazione con uno
dei maggiori sceneggiatori di Hollywood sta vivendo alti e bassi, soprattutto
per le recenti notizie di gossip che sono apparse su siti e giornali. Una sua
collega ha millantato una relazione lesbica con lei, e una sua foto a seno nudo
ha fatto il giro del web. Per questo la sua addetta stampa l’ha mollata e lei
non fa altro che bere e deprimersi. In più il suo ragazzo si è rifatto sotto,
vuole che parta con lui in uno chalet desolato del Wyoming solo per essere a
sua completa disposizione. Malauguratamente ha anche accettato, e non sa come
tirarsene fuori. Nel frattempo suo fratello Buster è alle prese con l’ennesimo
articolo su futili argomenti. Ormai riesce a scrivere solo quelli. Ex scrittore
di successo, vincitore di un premio letterario con il suo primo romanzo, non
riesce più a scrivere nulla, soprattutto dopo l’insuccesso della sua seconda
fatica. Parte per conoscere un gruppo di ex militari alle prese con
un’invenzione particolare, uno spara-patate, e qui subisce un incidente di
percorso e si ritrova in ospedale con la mandibola rotta, un trauma facciale
esteso, e un debito di diciottomila euro con la sanità. Non gli resta che
tornarsene a casa. Ma non a casa sua, no, visto che non ha più un soldo, a casa
dei suoi genitori i famigerati Fang. Buster chiama Annie e l’avverte di quello che
sta per fare e lei trova la scusa per non partire più con il suo ex e andare in
soccorso di suo fratello. Quindi in due si ritrovano nella casa natale. I
genitori Fang, Caleb e Camille sono due attori folli ed egocentrici. La loro
vita è consacrata alla loro arte. Le loro performance sono programmate a tavolino,
ma somigliano molto ad una serie di scherzi, irresistibili, ma anche un po’
pesanti. I ragazzi Fang, quando erano piccoli, erano costretti a partecipare a
queste performance, ma le hanno sempre odiate in tutto e per tutto, quindi fare
ritorno a casa per loro è come rituffarsi immediatamente nel passato, con la
probabilità che i loro genitori li coinvolgano di nuovo in qualcosa che non
vogliono veramente fare. C’è chi ammira e stima i loro genitori, ma anche chi
li deride. Caleb è quello più convinto della sua arte. É un capofamiglia diabolico,
creativo e cinico, mentre Camille, pur dandogli tutto il suo appoggio, è più
sensibile e protettiva nei confronti dei figli. Insomma, sono dei genitori
terribili. Finché erano in casa i loro nomi erano solo e soltanto A e B, per
rappresentare bene le loro creazioni e di qui la loro fuga una volta cresciuti,
anche se l’influenza dei loro genitori rimane comunque forte. Il fardello che
Caleb e Camille hanno lasciato ai loro figli è molto pesante da portare e
difficile da mollare. Tutto quello da cui credevano di essere fuggiti per
sempre, le performance, le stranezze, la musica punk sparata a tutto volume
durante il processo creativo dei genitori, ma soprattutto il dolore, tornerà a
sommergerli. Un giorno Caleb e Camille scompaiono senza lasciare nessuna
traccia. Sembra siano stati rapiti e uccisi nei pressi di una stazione di
rifornimento in Nord Carolina, la polizia almeno è quello che dice. Ma è vero
che sono stati uccisi o è di nuovo una loro performance artistica dove Annie e Buster
hanno la parte di rintracciarli? Il concetto di arte è un tema ricorrente nelle
pagine di questo romanzo. Più volte i personaggi si interrogano sul fine ultimo
dell’arte stessa, su cosa sia veramente bello. Per Caleb Fang l’arte è caos,
distruttivo e prolungato nel tempo, un vortice di follia. Oltre all’arte il
romanzo ci parla anche di scelte, come quella di anteporre l’arte alla
famiglia, di cui Caleb non avrà pentimento. La famiglia Fang non avrà una
redenzione, non ci sarà un lieto fine o un equilibrio. Non esistono pozioni
magiche, non c’è nessun palcoscenico da cui scendere, perché nel teatro che è
la vita, l’unica soluzione è tagliare le corde che trattengono il sipario,
senza mai voltarsi indietro, almeno per Annie e Buster. Voto: 7
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