lunedì 10 aprile 2017

RECENSIONE – La famiglia Fang di Kevin Wilson



I Fang, strana famiglia è la loro. Annie e Buster ormai cresciuti stanno vivendo una parte della loro vita un po’ deludente.  Annie attrice molto promettente, tanto da essere arrivata vicinissima alla vincita di un premio Oscar come miglior attrice, è reduce dall’interpretazione di un film non proprio di successo, anzi sta ricevendo solo critiche. La sua relazione con uno dei maggiori sceneggiatori di Hollywood sta vivendo alti e bassi, soprattutto per le recenti notizie di gossip che sono apparse su siti e giornali. Una sua collega ha millantato una relazione lesbica con lei, e una sua foto a seno nudo ha fatto il giro del web. Per questo la sua addetta stampa l’ha mollata e lei non fa altro che bere e deprimersi. In più il suo ragazzo si è rifatto sotto, vuole che parta con lui in uno chalet desolato del Wyoming solo per essere a sua completa disposizione. Malauguratamente ha anche accettato, e non sa come tirarsene fuori. Nel frattempo suo fratello Buster è alle prese con l’ennesimo articolo su futili argomenti. Ormai riesce a scrivere solo quelli. Ex scrittore di successo, vincitore di un premio letterario con il suo primo romanzo, non riesce più a scrivere nulla, soprattutto dopo l’insuccesso della sua seconda fatica. Parte per conoscere un gruppo di ex militari alle prese con un’invenzione particolare, uno spara-patate, e qui subisce un incidente di percorso e si ritrova in ospedale con la mandibola rotta, un trauma facciale esteso, e un debito di diciottomila euro con la sanità. Non gli resta che tornarsene a casa. Ma non a casa sua, no, visto che non ha più un soldo, a casa dei suoi genitori i famigerati Fang.  Buster chiama Annie e l’avverte di quello che sta per fare e lei trova la scusa per non partire più con il suo ex e andare in soccorso di suo fratello. Quindi in due si ritrovano nella casa natale. I genitori Fang, Caleb e Camille sono due attori folli ed egocentrici. La loro vita è consacrata alla loro arte. Le loro performance sono programmate a tavolino, ma somigliano molto ad una serie di scherzi, irresistibili, ma anche un po’ pesanti. I ragazzi Fang, quando erano piccoli, erano costretti a partecipare a queste performance, ma le hanno sempre odiate in tutto e per tutto, quindi fare ritorno a casa per loro è come rituffarsi immediatamente nel passato, con la probabilità che i loro genitori li coinvolgano di nuovo in qualcosa che non vogliono veramente fare. C’è chi ammira e stima i loro genitori, ma anche chi li deride. Caleb è quello più convinto della sua arte. É un capofamiglia diabolico, creativo e cinico, mentre Camille, pur dandogli tutto il suo appoggio, è più sensibile e protettiva nei confronti dei figli. Insomma, sono dei genitori terribili. Finché erano in casa i loro nomi erano solo e soltanto A e B, per rappresentare bene le loro creazioni e di qui la loro fuga una volta cresciuti, anche se l’influenza dei loro genitori rimane comunque forte. Il fardello che Caleb e Camille hanno lasciato ai loro figli è molto pesante da portare e difficile da mollare. Tutto quello da cui credevano di essere fuggiti per sempre, le performance, le stranezze, la musica punk sparata a tutto volume durante il processo creativo dei genitori, ma soprattutto il dolore, tornerà a sommergerli. Un giorno Caleb e Camille scompaiono senza lasciare nessuna traccia. Sembra siano stati rapiti e uccisi nei pressi di una stazione di rifornimento in Nord Carolina, la polizia almeno è quello che dice. Ma è vero che sono stati uccisi o è di nuovo una loro performance artistica dove Annie e Buster hanno la parte di rintracciarli? Il concetto di arte è un tema ricorrente nelle pagine di questo romanzo. Più volte i personaggi si interrogano sul fine ultimo dell’arte stessa, su cosa sia veramente bello. Per Caleb Fang l’arte è caos, distruttivo e prolungato nel tempo, un vortice di follia. Oltre all’arte il romanzo ci parla anche di scelte, come quella di anteporre l’arte alla famiglia, di cui Caleb non avrà pentimento. La famiglia Fang non avrà una redenzione, non ci sarà un lieto fine o un equilibrio. Non esistono pozioni magiche, non c’è nessun palcoscenico da cui scendere, perché nel teatro che è la vita, l’unica soluzione è tagliare le corde che trattengono il sipario, senza mai voltarsi indietro, almeno per Annie e Buster. Voto: 7

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