martedì 11 aprile 2017

RECENSIONE – Yeruldelgger. Morte nella steppa di Ian Manook



La Mongolia con il suo paesaggio ancestrale sospesa tra le tradizioni dei nomadi della steppa selvaggia e la modernità violenta della sua Capitale, fa da sfondo alla storia del commissario Yeruldelgger in questo primo libro della trilogia di Ian Manook, pseudonimo del giornalista francese Partick Manoukian. Il luogo è duro e inospitale, i visi delle persone sono corrosi e cotti da un vento secco che penetra nelle ossa, il paesaggio si perde in un orizzonte senza fine. In una mattinata così, Yeruldelgger si muove svogliato verso un paesino a pochi chilometri dalla capitale Ulan Bator. É apparso dal terreno un pedale di una bicicletta, mentre una famiglia nomade stava scavando il terreno. Sotto il pedale c’è una mano, piccola. É di una bimba sepolta da parecchio tempo con il suo triciclo. Un’altra grana da pelare per Yeruldelgger, oltre all’omicidio di tre cinesi avvenuto quella stessa notte nella capitale in una fabbrica in periferia; sembrerebbe, per come sono stati ritrovati i cadaveri, che siano stati sottoposti ad un macabro rito sessuale. Ma il commissario non sa che il peggio deve ancora arrivare. Sulla sua strada troverà politici e potenti locali, magnati stranieri alla ricerca di investimenti e divertimenti illeciti, poliziotti corrotti e delinquenti neonazisti, per contrastare i quali, non dovrà utilizzare le moderne tecniche di investigazione, quanto riappropriarsi della saggezza dei monaci guerrieri discendenti di Gengis Khan. Yeruldelgger avrà il compito di unire la modernità e la cultura tradizionale se vorrà venire a capo dei delitti, ma anche per se stesso, messo in pericolo dalle sue indagini. Un thriller a tinte forti in un’ambientazione insolita, dove pagina dopo pagina l’autore ci tiene desti con scene ad alta tensione. L’intrigo poliziesco rivela anche la complessità delle questioni geopolitiche, per i  rapporti della Mongolia con gli interessi economici ingombranti di Russia e Cina, con la scoperta di terre rare, ricche di minerali necessari ad alimentare l’industria tecnologica. L’autore descrive con stile essenziale, asciutto i vari personaggi, tanto che di Yeruldelgger sappiamo solo come sono fatte le sue mani. É un romanzo questo tutto da gustare, per scoprire un’ambientazione unica e coinvolgente, per seguire gli avvenimenti ad alta tensione inframmezzati da momenti in cui la poeticità dei sentimenti prende il sopravvento, e anche momenti di velato umorismo. Non lasciatevi sviare dalla collera del commissario. Quella collera si trasformerà in forza di volontà, un modo di spogliarsi dei propri incubi e di tornare se stesso. In conclusione ci colpisce l’inusuale ambientazione, originale e affascinante. Una trama ben scritta, complessa e ricca di emozioni, narrata con una prosa densa e coinvolgente. E soprattutto un grande protagonista che non può che conquistare. Voto: 8

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