mercoledì 9 luglio 2025

RECENSIONE - Lucia. La prima indagine di Lucia Guerrero di Bernard Minier


Minier è un autore abituato a stupire e lo fa con scene particolarmente spettacolarizzate. In questo suo nuovo romanzo la prima scena che ci troviamo davanti è una crocifissione su un calvario nei pressi di Madrid.

L’uomo nudo non è inchiodato alla croce, ma resta sospeso in un modo impossibile. E non è un uomo qualunque, è un agente dell’UCO, la polizia speciale della Guardia Civil, Sergio Castillo Moreira.
Sotto alla croce, bagnata dalla pioggia costante, c’è Lucia Guerrero, tenente dell’UCO e collega e amante dell’uomo in croce. Chi può aver aver commesso un atroce delitto come quello?
L’uomo fermato nei pressi del luogo dell’omicidio è lui l’assassino? È affetto da un disturbo dissociativo della personalità, quindi potrebbe risultare impunibile.

Ma un professore cattedratico dell’Università di Salamanca si mette in contatto con la Guerrero dicendole che un software da lui progettato insieme al suo gruppo di dottorandi, DIMAS, avrebbe trovato degli omicidi dove l’assassino mette in posa le sue vittime, un po’ come quello che è successo all’uomo crocifisso.
Da qui Lucia insieme al professor Borges, comincia un’indagine parallela con quella della Guardia Civil.

Lucia non è una donna molto forte, anche se non lo dimostra. Cela le sue debolezze che si chiamano Alvaro, suo figlio a cui sente di non dedicare molto tempo da quando una giudice tutelare ha dato la tutela esclusiva al suo ex marito traditore non considerandola una persona affidabile. E Rafael, suo fratello minore, morto suicida e per questo sua madre e sua sorella la incolpano.
Minier ci regala un altro dei suoi thriller mozzafiato. Una storia perfettamente architettata, un romanzo avvincente da cui sarà difficile staccarsi.

Le indagini della Guerrero sono serrate e la condurranno nei bui sotterranei dell’università di Salamanca, e nelle sempre scarsamente illuminate strade della città, coadiuvata da personaggi che la metteranno di fronte a tutti gli aspetti più oscuri dell’umanità.
Il romanzo è tutto un susseguirsi di corse contro il tempo, di lunghi e inquietanti corridoi, di fantasmi della Spagna degli anni Settanta, dove il senso del sacro e del religioso si fondono con forze demoniache e superstizioni. Dove i segreti di un passato oscuro emergono sotto lo sguardo delle statue di Isabella La Cattolica, di Pizzarro e di Cortés.

È un romanzo molto dark, intriso di una cupa atmosfera con una suspense ben costruita durante tutta quella che è l’indagine della tenente Guerrero.
Ma come ogni thriller che si rispetti, anche in questo ci sono svariati colpi di scena, alcuni dei quali sono dei veri colpi di genio dell’autore che nessuno si aspetterebbe di leggere.
Consigliatissimo!

Silvia Marcaurelio

RECENSIONE - Risolviamo omicidi di Richard Osman


Richard Osman torna con una nuova serie lasciando un po’ da parte la banda del “Club degli omicidi del giovedì”.

Questa nuova serie, a differenza della precedente, è meno stanziale. Anzi, diciamo che giriamo il mondo con i nuovi personaggi creati dalla felice penna dell’autore.
All’inizio del romanzo e per un bel po’ di pagine non riusciamo quasi a capire cosa voglia dirci l’autore.
Il libro è a voci alterne, quelle dei protagonisti e una voce a parte… Un certo François Loubet, di cui non si saprà nulla. Non lo sanno nemmeno i nostri protagonisti!

Una serie di omicidi di influencer quasi per nulla conosciuti, appartenenti tutti alla Vivid Viral Media, e con guardie del corpo della Maximum Impact Solutions, vengono presi di mira e assassinati in modo molto cruento. L’ultimo nell’ordine degli eventi è un certo Andrew Fairbanks, morto con un colpo di pistola alla testa e dato in pasto agli squali nelle acque della Carolina del Sud.
Fa parte della Maximum Impact Solutions anche Amy Wheeler, agente scelto, anzi sceltissimo, che fa da scorta alla scrittrice di gialli di successo e senza età Rosie D’Antonio, presa di mira da un magnate russo finito in un suo libro. Entrambe si trovano (anche loro) nella Carolina del Sud, sull’isola di proprietà della scrittrice, quando gli eventi si mettono in moto.

Quando l’altra guardia del corpo di Rosie, Kevin, tenta di uccidere Amy, le due scappano dall’isola per rifugiarsi altrove.
Amy chiama in aiuto suo suocero, Steve, ex poliziotto. Un uomo taciturno ed abituato alla sua routine quotidiana, da quando sua moglie è morta.
Steve è una sagoma, resterebbe fermo e immobile a carezzare il gatto Problema, se potesse, ma Amy è in pericolo e lui si anima e riesce perfino a volare in America.
In una girandola di eventi, con fughe in jet privati, isole Vergini, narcotrafficanti, sicari incalliti il libro sembra avere l’anima del film d’azione americano, ma con il solito umorismo inglese, che non manca mai.
Steve, Amy, Rosie tentano di capire chi c’è dietro gli omicidi degli influencer e chi vuole uccidere Amy.

Il romanzo è un po’ un gioco di specchi dove non tutto è quello che sembra, i depistaggi e le sorprese sono un invito al lettore a cercare di capire chi davvero c’è dietro a tutto il caos, e il tutto condito da una sottile ironia.
I personaggi sono ancora in fase di studio, e si nota, soprattutto nelle prime pagine. Il romanzo risulta spesso ripetitivo e ridondante, andando poi a migliorare in seguito.
Osman scrive bene e comunque la sua ironia solleva un po’ il libro che come già detto è un po’ meno incisivo della sua prima serie. Il personaggio più riuscito, forse, è quello della scrittrice Rosie D’Antonio, che dà al tutto un tocco di imprevedibilità, e che sicuramente ritroveremo in un secondo capitolo.
Il libro potrebbe essere letto come un classico giallo d’azione oppure come un libro satirico sul mondo degli influencer e sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale, argomenti comunque molto attuali.

Silvia Marcaurelio

RECENSIONE - Piccoli crimini tra vicini. Le indagini di Hamish MacBeth vol. 15 di M. C. Beaton


Episodio n. 15 della saga del rosso e dinoccolato poliziotto scozzese Hamish Macbeth. Hamish è un agente della polizia delle Highlands stanziato in un paesotto sconosciuto di nome Lochdubh. Si occupa, insieme al fido cane Lugs, della sicurezza del posto e di altre località amene vicine. È un amante del cibo ed apparentemente sembra una persona pacifica e serafica, tutto dovuto alla sua mancanza di ambizione. Sfugge alle promozioni, come un topo sfuggirebbe a un gatto, ma i lettori che lo conoscono o che lo leggeranno in questo episodio, scopriranno ben presto che Hamish, è tutt’altro che stupido, anzi, ha una mente capace di intuire e risolvere casi non proprio semplici. Il suo capo, l’ispettore Blair lo odia e lo vorrebbe lontano da Lochdubh, al contrario del sovrintendente Daviot che lo ammira, ma non capisce la sua voglia di rimanere nello sperduto paesino delle Highlands.

Hamish nelle sue indagini però non è solo; è contornato da vari personaggi che mano a mano che si dipana la storia appaiono e lo conducono, attraverso indagini più o meno valide, a risolvere gli svariati crimini che incontreremo nella storia. Perché in effetti questa non è solo una storia, ma diverse storie.
Il romanzo parte con Hamish che viene considerato dalla giornalista Elspeth Grant uno scansafatiche, e per lui questo comincia a fare dei giri nelle varie località dove svolge il suo servizio di polizia.
E a dispetto di quello che Elspeth pensa, ci saranno varie cose in ballo per Hamish, forse anche troppe, che lo vedranno costretto a correre su e giù per dare manforte a tutti.
Si troverà ad indagare su diversi fronti, tra cui una rapina, la scomparsa di un uomo, un paio di morti sospette in una clinica per anziani e soprattutto una sorta di fanatismo religioso che sta nascendo nel paesino di Stoyre.
Il povero Hamish sarà travolto (anche letteralmente) da un mare di guai e rischierà anche la vita per portare a termine i suoi compiti.

È un libro molto carino e divertente, con una trama gialla ben congegnata nonostante le storie da rivelare siano diverse. È piacevole e scorre benissimo, si legge con facilità e ti fa immergere nelle atmosfere dure e difficili di una terra aspra come la Scozia del Nord, col suo clima impervio e la gente non proprio simpatica con gli estranei, ma con un cuore grande quando necessita.
I personaggi che fanno da co-protagonisti ad Hamish e che sono considerati importanti nelle sue storie sono Elspeth Grant, la giornalista locale, che è un po’ innamorata di Hamish, come lo è lui di lei. Ma non vanno particolarmente d’accordo, e quindi spesso litigano e discutono tra loro.
Angela Brodie e suo marito, il dottore del paese di Lochdubh, che corrono spesso in aiuto di Hamish quando lui è in ambasce.
Jimmy Anderson, sergente di polizia, amico ubriacone e scroccone di Hamish. È il suo notiziario di Strathbane. È quello che gli fa sapere se è in odore di promozione e lo aiuta in qualche modo a sfuggirne.
E in questo episodio faremo la conoscenza di Annie Docherty e Charlie Jefferson, che avranno tanta parte nella storia. Due vecchietti terribili e adorabili!
Consigliato agli amanti del genere “giallo inglese con humor”!

Silvia Marcaurelio

RECENSIONE - Le streghe non dormono di Alice Bassoli

Quando l’ignoranza popolare e le maldicenze sono pane quotidiano, una persona può essere quella che è, ma agli occhi di tutti è cattiva, cattivissima. E la pessima reputazione non tocca soltanto tale figura, ma anche tutta la sua famiglia. E se poi questa persona non fa nulla per mettere a tacere le maldicenze, allora la gente di paese ci sguazza.

La figura è Luigi Morosini, un uomo ignorante, sempre troppo ubriaco, sempre troppo rabbioso per affrontare tutte le accuse che da sempre lo coinvolgono in ogni fattaccio che capita in paese. E la stessa condizione la passa come un’eredità a tutta la sua famiglia, ai suoi figli, a sua moglie che si arrabatta a leggere i tarocchi e a vendere bamboline di pezza, come una vera strega. E tutti in paese la ritengono tale, capace quindi di mandare malocchi e maledizioni.

In un giorno normale come un altro, tre ragazzini, Paolo Alessandro e Filippo, accompagnato dalla sorella Maddalena, affetta da un handicap, si recano per giocare proprio nel podere dei Morosini, contagiati, anche loro, dai commenti delle malelingue del paese e quindi convinti che possono danneggiare la proprietà di quei poveri derelitti, tanto i colpevoli sono solo loro che vivono in quel modo.
Mentre giocano a nascondino succede però l’irreparabile. Luigi Morosini esce di casa, Alessandro e Filippo presi dalla paura inforcano le bici e scappano, lasciando lì Maddalena e Paolo.
Quando Filippo tornerà indietro a recuperare Maddalena, di Paolo non c’è traccia, e sua sorella continua a dire che è morto. Lo troveranno agonizzante nel fienile dei Morosini, e come al solito, Luigi viene additato come il sicuro responsabile del fatto.

A “indagare” un giornalista di cronaca nera dal nome che è tutto un programma, Pietro Incantevole, della rivista Emilia Pop, che non convinto si trova a destreggiarsi in mezzo a un mare di segreti e bugie, di storie diverse dalle quali è difficile districarsi, ma che portano tutte, in qualche modo, ai vari membri della famiglia Morosini. Storie di corna, di rancori mai finiti, di vendette e invidie, che si riversano come un fiume in piena, come il Po che circonda il paese.

Il romanzo della Bassoli non è un vero e proprio noir, è soprattutto l’affresco di un paese della bassa padana, con i suoi tratti grotteschi; della morbosità delle persone, dell’ignoranza e della maldicenza becera che non cerca redenzione, né riscatto, anzi continua a cibarsene e a colpire.
La sensazione che dà il libro della Bassoli è quella cupezza, che assorbe tutto, come la nebbia della pianura padana, tutto è grigio, è affossato nel putrido, nel fango. È un mondo disperato, quello che ci consegna. I personaggi ti entrano da subito sotto la pelle. Maddalena più degli altri. Che vede le streghe, e continua a disegnarle sui fogli. Alle mamme, che sono tutte sul punto di esplodere, fino a Eva che cerca di rimettersi in gioco, perché ancora crede nell’amore ed è forse l’unica a farlo.
È un romanzo strano, cupo che ti tiene con il fiato sospeso e con la sensazione che le streghe esistano per davvero e che ci guardino mentre sfogliamo le pagine del libro. Perché le streghe non dormono mai.

Silvia Marcaurelio

RECENSIONE - Per non aver commesso il fatto di Michele Navarra

“Per non aver commesso il fatto” è una ripubblicazione di uno dei primi casi con protagonista l’Avvocato Alessandro Gordiani, uscito per la prima volta con la casa editrice Giuffrè nel 2010, ci viene oggi riproposto da Fazi, che sta pubblicando tutti i libri della serie.

Giacomo Raimondi è un poco di buono, gli piace la bella vita e non ha proprio nessuna voglia di lavorare. Quindi, appena uscito di prigione, graziato per la sua malattia, la prima cosa che gli viene in mente di fare, per rimpinguare le sue casse, è una rapina semplice, semplice … Ma niente è semplice.

Per non finire di nuovo in galera, Raimondi convince il giovane pubblico ministero Salani, di avere delle notizie bomba da rivelare. E la notizia è quella di un omicidio a cui lui dice di aver assistito.
Salani gli crede, soprattutto dopo che dal lago di Bracciano, come raccontato dal Raimondi, spunta una macchina con dentro un corpo nel bagagliaio. Ma la verità è difficile e il movente non è così granitico come sembra al pubblico ministero.

A dover dipanare il mistero è il giovane avvocato Gordiani, a cui il signor Baldini affida la sua difesa. Le ombre e i misteri sulla morte di Finotti sono più che mai impenetrabili e Raimondi non è così limpido come tenta di far credere. Resta a Gordiani trovare i giusti tasselli per difendere e scagionare il Baldini.
Ad aiutare l’avvocato Gordiani, troviamo una giovane collega, Patrizia Mori, che lo aiuterà a svolgere al meglio il suo lavoro, e a comprendere quello che di vero c’è nella testimonianza del Raimondi e del perché accusi il suo cliente.

Già in questo romanzo giovanile, si nota come Michele Navarra sia stato bravissimo nel costruire un geniale impianto narrativo che, come nei precedenti romanzi letti in questi anni, ci introduce nella giustizia italiana e nel suo iter, ma che in una nota a fondo pagina ci spiega anche che le procedure, all’epoca, erano leggermente differenti rispetto a quelle in vigore oggi, ma che ha voluto mantenere inalterate, per lasciare il giusto intreccio per il fondo della storia.

Le pagine scorrono veloci e la trama è ben congegnata. I personaggi sono ben caratterizzati e funzionano a meraviglia nell’ambito della storia. Sullo sfondo, come al solito c’è la città, che funge da calmante all’Avvocato, che ogni tanto, per fuggire allo stress, passeggia per le sue vie in sella alla sua Vespa Arcobaleno.
Navarra scrive benissimo e la sua scrittura, pur essendo legata agli aspetti legali, ce li fa comprendere con facilità. Tra indizi falsi, interrogatori, menzogne, e detti e non detti, l’autore crea una storia carica di aspettative, dove non viene trascurato nulla, nemmeno il colpo di scena finale.

Silvia Marcaurelio

RECENSIONE - Le verità spezzate di Alessandro Robecchi

 

Appena ho preso un attimo le misure a Manlio Parrini, protagonista di questo nuovo romanzo di Robecchi, mi è sembrato di vedere spuntare da un momento all’altro Carlo Monterossi. In effetti i due per carattere e per tipo di vita sembrano molto, molto vicini.

Ma se Carlo Monterossi è uno che di tv spazzatura ci vive, anche se non vorrebbe, Manlio Parrini è un regista di quelli che, magari fanno un film solo nella vita, ma è il FILM. E lui quello ha fatto, tanti anni prima, un unico film, “Le verità spezzate”, che lo ha fatto diventare celebre e chiamare da tutti Maestro.
Come Carlo Monterossi, Parrini è un fiero abitante di Milano, anche se non la riconosce più. Così involgarita, così piena di gente frettolosa, di rumori, di luci.
Il regista, fermo da più di trent’anni, si è innamorato della storia di uno scrittore scomparso durante il fascismo, Augusto De Angelis, il padre del giallo italiano. Vuole raccontare la sua vita di uomo perseguitato dalla censura, sempre in fuga, costretto a vedere e rivedere le sue opere per poterle pubblicare, non avendo libertà di scrivere come si deve. Perché si sa, nel ventennio mussoliniano, gli omicidi non esistevano, era tutto perfetto, quindi i libri gialli non potevano esistere, a meno che gli assassini non fossero tutti stranieri. Augusto De Angelis, morì a Bellagio nel 1944, dopo una lunga agonia, ucciso a botte da una squadra di fascisti.
Parrini vuole il suo Film, un film che parlerà dell’impossibilità di essere liberi proprio come è successo a De Angelis.

Nel mentre, nella villa dove lui occupa la dépendance, viene commesso un delitto. La vedova Bastoni, moglie di quello che lui considerava un amico, e che era stato anche un suo magnate e finanziatore, viene trovata cadavere, strangolata.
Il caso De Angelis e il caso Bastoni, cominciano ad avere delle somiglianze, e Parrini si divertirà a indagare per la storia dell’uno e per aiutare la procura a risolvere l’altro.
Contornato da personaggi come Sara De Viesti, la sceneggiatrice del suo film, da Chiara Sensini la procuratrice dell’omicidio Bastoni, e Claudio Tarsi, cronista di nera del Corriere della Sera, il libro di Robecchi è ironico, affascinante e scritto in maniera colta ma allo stesso tempo di facile lettura.
I vari capitoli si alternano tra loro in questo romanzo giallo molto ben strutturato, una storia che non smette di farci pensare a quello che sono i tempi odierni, che somigliano molto da vicino a quelli del povero De Angelis; un doppio giallo, dove il passato e il presente si intrecciano e si sovrappongono continuamente, da leggere tutto d’un fiato perché anche con questo romanzo Robecchi non ci lascerà a bocca asciutta, perché è divertente, appassiona e trascina.
Consigliato!

Silvia Marcaurelio