Primo romanzo che leggo di questo
scrittore, e anche se questo è il suo primo thriller, Sandrone Dazieri è famoso
per il personaggio del Gorilla protagonista degli altri suoi romanzi. La storia
ruota intorno a tre personaggi. La prima che incontriamo è Colomba Caselli,
ufficiale della polizia di stato. E’ in convalescenza, indebolita e
traumatizzata dopo un incidente professionale, che viene chiamato “il
Disastro”. Viene ricontattata dal suo capo per visionare il luogo di un
omicidio. Colomba non sa perché Rovere vuole che sia lei a seguire esternamente
questa indagine. Tanto più che tutti gli indizi portano già ad un colpevole,
tanto che il magistrato De Angelis e il capo del SIC, Santini, non perdono
tempo a cercarne un altro. Il colpevole dell’omicidio di sua moglie e della
sparizione di suo figlio è Luca Maugeri, l’uomo che la polizia ha trovato in
stato confusionale sul ciglio di una strada. Colomba vuole dimettersi e ne ha
già parlato con il suo superiore. Non tutti l’apprezzano dopo il Disastro.
Soprattutto perché seguire questa indagine se è già il SIC ad occuparsene,
visto che lei e Santini non vanno per niente d’accordo? Rovere però glielo
chiede come favore personale, indagare senza intralciare le indagini degli
altri, perché secondo lui, Maugeri non è colpevole e il ragazzino è ancora
vivo. E a questo punto salta fuori l’altro protagonista a cui Colomba dovrà
affidarsi, Dante Torre, noto per essere il “bambino del silo”. Dante è stato
rapito da bambino e tenuto prigioniero in un silo per undici anni, da uno
strano personaggio soprannominato il Padre, che sarà il nostro terzo
protagonista. Quella di Dante è stata un’esperienza talmente folle, che ha
quasi dell’incredibile. E’ stato privato, durante la sua prigionia, di ogni
contatto esterno ad eccezione del Padre, per lunghissimo tempo, ma soprattutto
negli anni della sua formazione come essere umano. Tenuto come una bestia,
punito o premiato a seconda dei capricci del suo carceriere, Dante riesce a liberarsi
solo da adulto ed è l’unico a credere che il Padre non è morto, ma ancora in
circolazione, e non è l’uomo che si è suicidato dopo il suo ritrovamento,
incolpatosi di tutto. Dopo aver passato questa bruttissima esperienza, Dante è
stato segnato a vita e ha sviluppato una personalità eccentrica a dir poco. E’
pieno di manie e di paure. Fa uso smodato di Xanax e beve dosi industriali di
caffè particolare. E’ riuscito a mettere a frutto le sue doti e da consulenze
in tema di abusi infantili e persone scomparse e quindi Rovere pensa che sia
adatto ad affiancare Colomba per ritrovare il ragazzino dei Pratoni del Vivaro.
Ma quello che Dante e Colomba si troveranno ad affrontare non è solo il
rapimento del ragazzino, ma l’incubo peggiore di Dante: il ritorno dell’uomo
che gli ha cambiato completamente l’esistenza, il Padre. Un romanzo in
apparenza costruito come una caccia al serial killer, ma che lentamente mostra
un altro volto, un’altra storia, che rende la trama molto più palpabile di
quella di molti romanzi thriller, dotati di trovate ad effetto per nascondere
la poca sostanza. Sandrone Dazieri, oltre che di talento, è dotato di una
tecnica molto solida, che gli permette di intrecciare una trama incalzante e
credibile, persino in un genere poco praticato dagli autori italiani, ma
comunque amatissimo. La sfondo che Dazieri disegna pagina dopo pagina, mostra
un quadro dai contorni chiari, senza sbavature, che mettono a dura prova la
paziente sospensione dell’incredulità del lettore. Il tutto messo in scena con
un talento narrativo veramente invidiabile; uno stile disinvolto e ad alto
tasso di ironia, specie nei dialoghi serrati ed intelligenti tra Colomba e
Dante. Il ritmo è ben dosato, fatto di
brusche accelerate e momenti di quiete; si sente delle volte addirittura il
peso della sconfitta sulle spalle del lettore stesso, incapace, come Colomba e
Dante di trovare delle soluzioni immediate. Alla fine c’è la vera scarica
elettrica degli ultimi capitoli, e nel
finale si sciolgono tutti i nodi, ma ne nascono altri, lasciando il lettore con
qualche domanda in sospeso, in attesa di una risposta quantomeno immediata.
Aspetto il prossimo, quindi. Voto: 8.
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