lunedì 8 giugno 2015

RECENSIONE – Hunger Games di Suzanne Collins



Lo avevo tralasciato, quasi a non volerlo leggere, dopo l’uscita dei film, anche se non hanno ancora terminato la storia cinematografica. Ma poi l’ho visto occhieggiarmi dalla libreria e l’ho letto (tutti e tre i libri, visto che avevo la versione flipback) tutto d’un fiato. Però  le recensioni le dividerò per i tre libri, visto che sarebbe troppo lungo farne una unica, e si potrebbe cadere nel mero riassunto della storia. La trama penso che a grandi linee la conosciate un po’ tutti, ma comunque un riassunto non fa mai male, anche per chi ancora non lo ha letto. Il romanzo è ambientato a Panem, una sorta di Stati Uniti post-apocalittici in formato ridotto. Il potere è accentrato nella capitale, e il resto del territorio è suddiviso in 12 Distretti, ognuno con caratteristiche particolari. A seguito di una rivolta fallita, tutti i distretti sono costretti ad inviare, ogni anno, un ragazzo e una ragazza a partecipare agli Hunger Games, un reality show, in cui 24 ragazzi chiamati “tributi” si affrontano in una particolare arena, finché non resta un unico sopravvissuto. Il racconto si rifà al mito del Minotauro. Minosse, Re di Creta, pretendeva ogni anni 7 fanciulli e sette fanciulle dalla città sottomessa di Atene, per darli in pasto al Minotauro. Gli Hunger Games si rifanno ai giochi circensi dei gladiatori.  Katniss Everdeen, la nostra protagonista, ha sedici anni e vive nel Distretto 12, uno dei più poveri, e si ritrova ad offrirsi volontaria al posto della sua sorellina dodicenne, Prim, sorteggiata come tributo. L’altro tributo che viene scelto, è Peeta Mallark, l’incarnazione del bravo ragazzo. Katniss e Peeta vengono spediti nella capitale, viaggiando tra lussi mai visti, ma con l’animo distrutto, si dovranno uccidere tra di loro, ma soprattutto riusciranno a sopravvivere? In questo romanzo, che dovrebbe essere un New Adult, vista l’età dei protagonisti, è la brutalità della storia che sciocca il lettore, ma più che altro è la reazione che hanno i personaggi di contorno ad un programma dove si vedono morire altre persone in diretta. Gli Hunger Games, infatti, sono per gli abitanti di Capitol City un gioco, una festa spettacolare, in cui autori e produttori fanno a gara per creare rivalità tra i partecipanti e anche love story, come quella fasulla che si ritroveranno incollata addosso i nostri eroi. Stimolano i partecipanti all’azione, ad uccidere, e questo viene premiato con l’aiuto da parte di vari sponsor. Quello che sconcerta è anche la passività di tutti i partecipanti al “macabro rito”, perché è come se avessero un destino segnato e non si possa fare altrimenti. Gli Hunger Games, sono nel loro DNA, e per questo accettati. Ogni romanzo è figlio del proprio tempo, e il modo in cui Hunger Games pone l’accento sulla strumentalizzazione della violenza e della sofferenza realizzata dalla società per mero intrattenimento, è in un certo senso, un elemento innovativo. Diciamo che il romanzo è suddiviso nella prima parte nella critica della società in cui sono costretti a vivere i nostri protagonisti, e nelle altre due parti, dove tutto è un concentrato di azione e suspense che si legge tutta d’un fiato. Non manca, come già detto, la love story. Anche se all’inizio costruita a tavolino, avrà i suoi sviluppi, perché è impossibile per la nostra eroina dal cuore tenero, non accorgersi del ragazzo dagli occhi azzurri che è al suo fianco. Non è una storia perfetta. Ma in generale è ben scritta e la trama è ben congeniata. C’è un buon senso del ritmo e una buona gestione dei tempi narrativi. I personaggi sono ben  caratterizzati, soprattutto quelli di Katniss, di Peeta e di Haymitch. Katniss non è proprio un personaggio positivo, perché spesso è indisponente, contraria ad ogni forma di regola, egoista e disposta comunque ad uccidere a sangue freddo. Hunger Games è un buon romanzo d’avventura con un sottotesto non banale e che guarda con occhio critico alla società contemporanea. E’ angosciante e spietato, ma anche dolce e quasi commovente. Voto: 7/8

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