lunedì 28 settembre 2015

RECENSIONE - Quello che non uccide. Millenium 4 di David Lagercrantz

Faccio una piccola premessa. Chi non ha letto i tre libri precedenti non può leggere sicuramente questo. Quindi, prima di iniziare questo, leggete gli altri tre. L’autore non è più lo stesso. Il povero Larsson è morto prima che i suoi tre romanzi venissero dati alle stampe. Il suo successo è quindi postumo. Gli eredi, padre e fratello hanno pensato bene di far continuare la saga che in tutto il mondo ha venduto più di 80 milioni di libri, dando il mandato a David Lagercrantz, giornalista di fama, ma che, in quanto a libri, ha al suo attivo soltanto la biografia di Zlatan Ibrahimovic. Niente a che vedere con un giallo quindi. Le domande che ci siamo posti, penso tutti quanti, quando abbiamo saputo la notizia di questo sequel, è se David Lagercrantz si sarebbe rivelato all’altezza di Larsson. Se sarebbe riuscito a capire dove volesse arrivare  l’inventore della saga Millenium e soprattutto se ne avesse voluto un seguito. Se Lagercrantz sarebbe riuscito a rimanere fedele ai personaggi di Lisbeth e Mikael. Logicamente noi non saremo mai in grado di scoprire se Stieg Larsson avesse in mente un seguito di Millenium e cosa avesse pensato per i suoi personaggi, purtroppo. Ma entrambi erano stati da lui così ben descritti e caratterizzati, che era difficile cadere in errore. La storia all’inizio, sembra non carburare. Perde quelle atmosfere scandinave caratterizzanti a cui Larsson ci aveva abituato, anche se Lagercrantz prova a farcele rivivere con continui accenni alla tempesta del secolo, al freddo e alla neve. Purtroppo anche l’argomento e l’ambientazione suddivisa tra Svezia e Stati Uniti non aiuta. Frans Balder eminente scienziato svedese, ritorna in patria per problemi familiari. Suo figlio August, autistico, ha bisogno di lui. Alcuni psicologi hanno notato dei lividi che sembrano percosse e Frans lo preleva da casa di sua moglie senza avere nessuna autorità per farlo. Frans è un ricercatore che si occupa di Intelligenza Artificiale. Le sue ricerche fanno gola a molti e lui si sente un po’ paranoico, tanto da lasciare il suo lavoro negli Stati Uniti e nascondersi un po’ come un eremita in una villa isolata, con suo figlio. Mentre è in casa con lui, scopre che il figlioletto è un “savant”, autistico sì ma molto intelligente. Sa fare dei disegni incredibili, applicando ad essi delle regole matematiche. Mentre Balder si nasconde, uno dei suoi ex dipendenti svedesi contatta Mikael Blomkvist, riferendogli che lo scienziato avrebbe in mano uno scoop fantastico che potrebbe riportare in auge la rivista Millenium, che versa in condizioni non ottimali, con i nuovi proprietari decisi a far cambiare faccia ed argomenti al giornale. Mikael non è entusiasta della cosa, sembra un po’ una notizia campata in aria, ma appena sente che Balder è in contatto con Lisbeth Salander, cambia idea. Balder e Blomkvist non fanno in tempo a mettersi d’accordo per incontrarsi che l’uomo viene ucciso. Unico testimone il figlio autistico. I temi centrali del giallo, la matematica, l’informatica, l’autismo e l’intelligenza artificiale, si connettono tra di loro e portano al vero argomento della storia: i rischi che può provocare l’uso dello spionaggio informatico. Il superamento dei limiti, sia morali, sia legali che etici per impadronirsi di segreti industriali di qualsiasi tipo. Il tutto si intreccia con il passato di Lisbeth, quello che ancora le è rimasto nascosto  dopo la morte del padre, riguardante la sua eredità criminale. Con un indagine al limite del lecito, paradossalmente, Mikael e Lisbeth, riportano una vittoria che sa di giustizia, anche se per trionfare rischiano di passare dalla parte del torto. La storia non finisce qua. Infatti Lagercrantz ci lascia con un finale aperto ad una nuova avventura, che  sarà sicuramente la prova del nove. All’inizio di questa storia, infatti, sembra che lo scrittore abbia un complesso di inferiorità riguardo al creatore della saga di Millenium. Ma piano piano riesce a scrollarsi di dosso le sue paure e a far quadrare la storia ed i suoi personaggi  facendola diventare avvincente. Riesce ad inserire anche i vecchi comprimari quali Erika Berger, il commissario Bublanski, e l’ex tutore di Lisbeth, Holger Palmgren. Diciamo che non è tutto perfetto, molti particolari, soprattutto quelli riguardanti la ricerca scientifica di Balder e i termini informatici fanno perdere un po’ il discorso e  diventando eccessivi, ma la storia nel suo complesso funziona ed è anche buona. Non è Larsson, ma è un buon giallo. Voto: 7,5

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