lunedì 19 ottobre 2015

RECENSIONE – Imprimatur di Rita Monaldi e Francesco Sorti



Questo libro è stato un caso per moltissimo tempo. E’ stato dato alle stampe molto tempo fa, nel 2002 dalla Mondadori, ma non ha avuto nessuna promozione. Anzi, sembrerebbe che, nonostante le molte vendite, alla casa editrice, sia stata imposta una sorta di ordine di non parlare di Imprimatur. Le recensioni sono state poche e addirittura Il Giornale lo stroncò in pieno, più per le accuse contro Papa Innocenzo XI, che per la storia in sé. Poi non se ne è saputo più nulla, nonostante le molte copie vendute richiedessero una ristampa. Insomma sparisce dal catalogo dei libri. Nel frattempo va a ruba anche all’estero, dove la Mondadori non ha i diritti, e diventa un successo in tutto il mondo, facendo man bassa di premi. Nel 2003 la Mondadori restituisce i diritti agli autori, ma sino ad oggi i due non avevano trovato una casa editrice che li volesse pubblicare. Fino allo sdoganamento avvenuto quest’anno da parte della Baldini & Castoldi, che pubblicherà anche gli altri due titoli della saga. Cosa sia successo questo non lo si sa, l’unica cosa probabile è che i due autori, nella loro ricerca, si siano imbattuti in documenti, sepolti da secoli, che non avrebbero dovuto poter consultare.  Se sia stato l’argomento trattato nel testo a farne una sorta di libro vietato non ci è dato sapere, anche perché è un libro storico e parla di fatti accaduti nel 1661-1670, quindi parecchio tempo fa, e anche se il protagonista nascosto è un Papa, Innocenzo XI e la sua contrastata beatificazione, non mi sembrano essere motivi così forti per vietarne la pubblicazione in Italia. Sì, solo in Italia. Perché all’estero i due autori hanno preso premi a mani basse e sono stati invitati a destra e manca, e addirittura paragonati a scrittori del calibro di Umberto Eco. Io dico solo, che il libro, è un buon libro, ma non so se questa sorta di censura abbia fatto si che oggi, sia uno dei più venduti in Italia, anche se non è certo al livello de “Il nome della Rosa” di Eco, a cui alcuni lo hanno accostato. Tutto il libro si svolge nell’ambiente chiuso della locanda del Donzello, a Roma, nell’arco di 10 giorni nel settembre del 1683. E’ un periodo decisivo, è il momento in cui si combatte la battaglia per la cristianità. Infatti i Turchi-ottomani assediano la città di Vienna. La Vienna imperiale cattolica, e a Roma la vita è in sospeso per l’esito di questa battaglia. Nella locanda muore improvvisamente il gentiluomo francese Di Mourai. Si sospetta un contagio per peste, per questo la locanda viene messa in quarantena. Si ritrovano chiusi dentro la locanda dieci persone. Tra di loro c’è il famosissimo castrato Atto Melani, il quale sospetta che l’anziano Di Mourai è stato avvelenato. Con l’aiuto del garzone della locanda tenterà di scoprire l’assassino. Da questo antefatto nasce la straordinaria avventura che porterà i due a scoprire diverse macchinazioni, tutte rivolte all’esito vittorioso o meno della guerra in corso, sullo sfondo della lotta tra il Papato e il Re Sole, per la supremazia in Europa. Atto e il garzone (di cui non sapremo mai il nome), raccolgono indizi, e indagano sulla vita degli altri ospiti del Donzello, e si immergono nei sotterranei di Roma (trovando un passaggio in uno stanzino segreto della locanda), e in quelli della politica, cercando la verità. Ognuno degli ospiti sembra avere un segreto da nascondere, anche Atto Melani, anzi lui forse più degli altri; tant’è che il nostro garzone, il vero eroe, si fa parecchie domande tra sé e sé. Tra gli ospiti troviamo un famoso chitarrista, Roberto Devizé, che suona un misterioso rondò che ammalia le persone. Il gesuita padre Robleda, con pensieri non proprio limpidissimi. Il marchigiano Pompeo Dulcibeni, che accompagnava la vittima, insieme al chitarrista francese. Il napoletano Priàso, l’inglese Bedfordi, il veneziano Brazzani, il locandiere Pellegrino, la cortigiana Cloridia che vive nel torrino della locanda e il dottore Cristofano, completano la compagnia. Diverse verità si affacciano nell’arco della storia mano a mano che alcuni segreti vengono svelati, ma fino in fondo non si saprà mai quale sarà la verità vera, come dice lo stesso Atto Melani nelle prime righe della storia. La storia è un ottimo giallo, ambizioso e ben costruito, anche se qualche volta gli inserimenti di parti latine o francesi senza una sorta di traduzione possono infastidire il lettore che non è pratico di codeste lingue (anche se google traduttore può aiutare!). L’opera non presenta solo una trama avvincente, ma anche un affresco della vita della Roma barocca, di cui gli autori ci danno anche un assaggio, e ci restituiscono anche gli odori. Ritornando al tema della censura possiamo dire che la locanda del Donzello è veramente esistita, e anche i personaggi citati sono tutti esistiti e hanno tutti una fonte documentabile, della loro esistenza. Boicottaggio della Santa Sede? Altro? Non lo sapremo mai. Possiamo solo dire, per ora, che questo primo romanzo dei due autori non ci è affatto dispiaciuto. Ora vedremo se gli altri due della serie, molto più corposi a quanto sembra, siano dello stesso livello. Voto: 7,5/8

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