Questo libro è stato un caso per moltissimo tempo. E’ stato
dato alle stampe molto tempo fa, nel 2002 dalla Mondadori, ma non ha avuto
nessuna promozione. Anzi, sembrerebbe che, nonostante le molte vendite, alla
casa editrice, sia stata imposta una sorta di ordine di non parlare di
Imprimatur. Le recensioni sono state poche e addirittura Il Giornale lo stroncò
in pieno, più per le accuse contro Papa Innocenzo XI, che per la storia in sé.
Poi non se ne è saputo più nulla, nonostante le molte copie vendute
richiedessero una ristampa. Insomma sparisce dal catalogo dei libri. Nel
frattempo va a ruba anche all’estero, dove la Mondadori non ha i diritti, e
diventa un successo in tutto il mondo, facendo man bassa di premi. Nel 2003 la
Mondadori restituisce i diritti agli autori, ma sino ad oggi i due non avevano
trovato una casa editrice che li volesse pubblicare. Fino allo sdoganamento
avvenuto quest’anno da parte della Baldini & Castoldi, che pubblicherà anche
gli altri due titoli della saga. Cosa sia successo questo non lo si sa, l’unica
cosa probabile è che i due autori, nella loro ricerca, si siano imbattuti in
documenti, sepolti da secoli, che non avrebbero dovuto poter consultare. Se sia stato l’argomento trattato nel testo a
farne una sorta di libro vietato non ci è dato sapere, anche perché è un libro
storico e parla di fatti accaduti nel 1661-1670, quindi parecchio tempo fa, e
anche se il protagonista nascosto è un Papa, Innocenzo XI e la sua contrastata
beatificazione, non mi sembrano essere motivi così forti per vietarne la
pubblicazione in Italia. Sì, solo in Italia. Perché all’estero i due autori
hanno preso premi a mani basse e sono stati invitati a destra e manca, e
addirittura paragonati a scrittori del calibro di Umberto Eco. Io dico solo,
che il libro, è un buon libro, ma non so se questa sorta di censura abbia fatto
si che oggi, sia uno dei più venduti in Italia, anche se non è certo al livello
de “Il nome della Rosa” di Eco, a cui alcuni lo hanno accostato. Tutto il libro
si svolge nell’ambiente chiuso della locanda del Donzello, a Roma, nell’arco di
10 giorni nel settembre del 1683. E’ un periodo decisivo, è il momento in cui
si combatte la battaglia per la cristianità. Infatti i Turchi-ottomani
assediano la città di Vienna. La Vienna imperiale cattolica, e a Roma la vita è
in sospeso per l’esito di questa battaglia. Nella locanda muore improvvisamente
il gentiluomo francese Di Mourai. Si sospetta un contagio per peste, per questo
la locanda viene messa in quarantena. Si ritrovano chiusi dentro la locanda
dieci persone. Tra di loro c’è il famosissimo castrato Atto Melani, il quale
sospetta che l’anziano Di Mourai è stato avvelenato. Con l’aiuto del garzone
della locanda tenterà di scoprire l’assassino. Da questo antefatto nasce la
straordinaria avventura che porterà i due a scoprire diverse macchinazioni,
tutte rivolte all’esito vittorioso o meno della guerra in corso, sullo sfondo
della lotta tra il Papato e il Re Sole, per la supremazia in Europa. Atto e il
garzone (di cui non sapremo mai il nome), raccolgono indizi, e indagano sulla
vita degli altri ospiti del Donzello, e si immergono nei sotterranei di Roma
(trovando un passaggio in uno stanzino segreto della locanda), e in quelli
della politica, cercando la verità. Ognuno degli ospiti sembra avere un segreto
da nascondere, anche Atto Melani, anzi lui forse più degli altri; tant’è che il
nostro garzone, il vero eroe, si fa parecchie domande tra sé e sé. Tra gli
ospiti troviamo un famoso chitarrista, Roberto Devizé, che suona un misterioso
rondò che ammalia le persone. Il gesuita padre Robleda, con pensieri non
proprio limpidissimi. Il marchigiano Pompeo Dulcibeni, che accompagnava la
vittima, insieme al chitarrista francese. Il napoletano Priàso, l’inglese
Bedfordi, il veneziano Brazzani, il locandiere Pellegrino, la cortigiana
Cloridia che vive nel torrino della locanda e il dottore Cristofano, completano
la compagnia. Diverse verità si affacciano nell’arco della storia mano a mano
che alcuni segreti vengono svelati, ma fino in fondo non si saprà mai quale
sarà la verità vera, come dice lo stesso Atto Melani nelle prime righe della
storia. La storia è un ottimo giallo, ambizioso e ben costruito, anche se
qualche volta gli inserimenti di parti latine o francesi senza una sorta di
traduzione possono infastidire il lettore che non è pratico di codeste lingue
(anche se google traduttore può aiutare!). L’opera non presenta solo una trama
avvincente, ma anche un affresco della vita della Roma barocca, di cui gli
autori ci danno anche un assaggio, e ci restituiscono anche gli odori. Ritornando
al tema della censura possiamo dire che la locanda del Donzello è veramente
esistita, e anche i personaggi citati sono tutti esistiti e hanno tutti una fonte
documentabile, della loro esistenza. Boicottaggio della Santa Sede? Altro? Non
lo sapremo mai. Possiamo solo dire, per ora, che questo primo romanzo dei due
autori non ci è affatto dispiaciuto. Ora vedremo se gli altri due della serie,
molto più corposi a quanto sembra, siano dello stesso livello. Voto: 7,5/8
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