domenica 17 febbraio 2019

RECENSIONE - ACCIAIO di Silvia Avallone (di Maria Lombardi)



 Anna e Francesca hanno tredici anni, quasi quattordici, e vivono da sempre a Piombino, in via Stalingrado, nei casermoni costruiti dalla grande acciaieria Lucchini, che dà lavoro e morte ai suoi operai. Sognano la bella e ricca isola d’Elba, così vicina eppure così lontana e inaccessibile. Una mora e l’altra bionda, sono bellissime e inseparabili fino a quest’età che impone loro delle scelte: Anna si iscrive al liceo classico e scopre l’amore e il sesso con Mattia, Francesca frequenta (per poco) un istituto professionale e diventa ballerina di lap dance in un locale della zona. La loro amicizia si rompe e si ritrovano ad affrontare la vita da sole, senza padri, assenti (per Anna) o violenti (per Francesca), con le madri incapaci di reagire. Si ritroveranno solo quando la vita le avrà sottoposte a prove durissime: l’incidente che rende il padre di Francesca psichicamente menomato, la morte sul lavoro di Alessio, il fratello maggiore di Anna; finalmente, partono per raggiungere l’Elba. “Acciaio” è il romanzo d’esordio di Silvia Avallone e racconta di un’Italia operaia che sembrava non esistere più, con i suoi abitanti che cercano di risalire la china senza, spesso, riuscirci, con l’Elba che rimane la meta irraggiungibile.

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