giovedì 22 gennaio 2015

RECENSIONE – Ritorno a Salem di Hélène Grimaud



L’autrice di questo romanzo di mestiere, quello vero, fa la pianista, ma ogni tanto si diletta a scrivere libri, o al centro, da lei creato, per la salvaguarda del lupo a Salem.. che non è la stessa Salem del processo alle streghe. Il romanzo vorrebbe essere un po’ autobiografia, un po’ manifesto ecologista e un po’ un inno alla musica come congiunzione di mondi paralleli. Ma, secondo me, è un po’ un pastrocchio. La storia, al suo inizio, vede la Grimaud in tournée in Germania, ad Amburgo per la precisione. E’ alle prese con le faticose prove per suonare il Concerto n. 2 di Johannes Brahms, che come dice lei stessa: “Brahms l’aveva composta perché travalicasse le capacità di una donna, e a volte avevo l’impressione di una lotta spietata tra me e il pianoforte, mentre l’opera stessa sembrava scontrarsi con forze cosmiche, cupe, infestate da frulli d’ali su un oceano del quale inspiravo, in quel preciso istante, il profumo opprimente, salato e un po’ grasso.” Affaticata e con la mente in subbuglio, si ritrova a camminare in una strada sconosciuta, con nessuno in circolazione, quando viene attratta da una vetrina di un antiquario. Entrando scopre che alla cassa c’è una deliziosa bambina intenta a fare i compiti che non la degna nemmeno di uno sguardo. Guardando tra le varie cianfrusaglie scopre uno specchio. Il vero specchio di Lewis Carroll, lo scrittore di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio. E proprio mentre guarda nello specchio, il riflesso che le rimanda è quello di un paesaggio nevoso, di foreste e abeti neri e di grandi laghi ghiacciati. Questa visione dura una frazione di secondo, ma la Grimaud ripensa immediatamente ai suoi amati lupi. Al suo centro per la loro salvaguardia che ha creato a Salem. Sconvolta e impaurita indietreggia e inciampa in un libro manoscritto antico, da cui fuoriescono degli spartiti musicali. Incredibilmente compra entrambi, specchio e manoscritto, senza nessun motivo apparente. Da qui parte una storia sdoppiata in due. Il manoscritto che ha comprato è una sorta di diario scritto da un certo Karl Würth, pseudonimo usato spesso dal suo amato Brahms, e da incisioni del pittore tedesco Max Klinger. La Grimaud incuriosita inizia una specie di indagine che la porta ad indagare sull’amicizia tra Brahms e Schumann, nel tentativo di appurare se una particolare esperienza esoterica, descritta in quella sorta di diario di viaggio, corrisponda o meno a verità. Una trama troppo pressappochista, che la scrittrice ci presenta con grande sensibilità, ma che non basta a rendere il romanzo fluido. Il titolo poi inganna e molto. Più di qualche lettore, sarà stato sicuramente attirato, come me, dalla storia del famoso processo alle streghe, che sì, nel racconto se ne fa menzione, ma effettivamente con la storia in se non ha niente a che vedere, se non per la magia che fa scomparire il negozio dell’antiquario. Insomma, il punto di partenza è autobiografico, è l’esperienza di una musicista appassionata (anche se da informazioni prese qua e là, nell’ambiente musicale è chiamata “la pianista”, con le virgolette. E’ ritenuta una buona musicista, ma niente di più, con un ego abbastanza smisurato!), sensibile ai problemi dell’inquinamento e delle stragi di animali selvaggi. Tutte belle cose, se non fosse che la storia è legata da fili sottilissimi e a volte anche in modo molto forzato. Troppe cose nel calderone (oopps!!): musica, pittura, letteratura, storia, ecologia, animalismo, simbologia, esoterismo, ecc., ecc.,. Un menù troppo ambizioso per un libriccino così breve e soprattutto la Grimaud non è stata all’altezza della situazione. Del libro rimane soltanto la passione dell’autrice per la musica romantica e l’appassionata comunicazione che ne da, del legame della stessa con la natura e la sincera abnegazione che dedica alle sue battaglie ecologiste, che niente hanno però a che vedere con l’aspetto letterario. Voto: 4,5

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