lunedì 9 febbraio 2015

RECENSIONE – Vendetta piccante di Jennifer Probst



Io e quest’autrice non riusciamo proprio ad andare d’accordo. Della prima serie, quella dei “Contratti” il primo poteva essere anche considerato bellino, dopo di che, tutto mi è sembrato sempre lo stesso brodo, fatto di stereotipi sugli italiani, sui loro gusti e sulle loro origini, tutto sbagliato... Secondo la Probst la Bergamo di oggi sembra la Sicilia dei primi del ‘900. Fratelli dispotici, matrimoni combinati, e le donne che devono sottostare ai padroni uomini. Ma va là… Ohi Jennifer…. Ma in che mondo vivi??? Questo nuovo romanzo, è autoconclusivo, in attesa della nuova serie che uscirà a momenti. (Ma perché?) Anche in questa nuova storia la signora non resiste ad inserire per forza qualcosa di “italiano”… Ama talmente tanto il nostro paese, ma secondo me non ci è mai stata, tanto da cadere in stereotipi molto, molto fastidiosi. La storia è molto semplice. Giovanni Luciano (toh un rifermento al Padrino!) detto Gavin, è un pubblicitario di successo che torna all’ovile per aiutare la “famiglia” in difficoltà. Il ristorane Casa Mia sta fallendo e serve qualcosa di nuovo per tirarlo su. Mentre si spertica a cercare buona pubblicità Gavin si ritroverà a gambe all’aria in men che non si dica. Una sera senza troppe aspettative entra nel suo locale la sua ex, Miranda Storme, ora critica gastronomica di successo, che stronca il suo locale senza pietà e non senza ragioni. Però la cattiva recensione di Miranda ha un che di vendetta, perché Gavin l’aveva lasciata in lacrime tanto tempo fa. Ma Gavin non si dà per vinto. Appena l’ha rivista il cuore ha ricominciato a battere forte e la rivuole per se. Tanto tempo prima ci aveva rinunciato perché pensava di poterne fare a meno, scoprendo subito che non era così. Quindi comincia un serrato corteggiamento a suon di mazzi di fiori, di pranzi sontuosi e cannoli siciliani, condito il tutto con alcune frasi celebri di Frank Sinatra, messe qua e là dal padre di Gavin, Archimede Luciano. Oltre alla conquista di Miranda, Gavin dovrà fare i conti con la sua vita presente e futura. Lasciare o accettare la promozione che gli consentirà di diventare socio della Società Pubblicitaria dove lavora? Il problema è perdere di nuovo Miranda e rinunciare ad uno dei suoi sogni. Ma ha importanza il sogno di tanto tempo fa? Cosa è più importante per lui ora? Molto più romance che erotico, il libro ha la sua grande pecca nei falsi stereotipi sull’Italia e sugli italiani, che ricorrono in tutto il libro. Sinatra, il nome Luciano, mi fa pensare un po’ troppo allo stereotipo sulla mafia = italia = italiani, cosa che ho trovato molto irritante. Il fatto che la famiglia di Gavin faccia un po’ quello che vuole, tipo il padre che fuma i sigari nel locale mentre gioca a carte, non è molto istruttivo e soprattutto sembra una macchietta un po’ troppo tirata… mica siamo nel medioevo qui in Italia… anche qui è da un po’ che non si fuma nei locali signora Probst!!! Come al solito mi sento molto mal disposta verso queste storie e forse non le apprezzo fino in fondo. Ma d’altronde che c’è da apprezzare? Un harmony costa meno e di solito è fatto meglio.  I personaggi sono i soliti stereotipi usati in questi libri. Lui bello da mozzare il fiato che appena lo vedi le gambe ti fanno giacomo, giacomo, però come al solito macho, con atteggiamenti da dominatore incallito. Lei bella da morire, che ha sofferto per colpa sua e lo odia a morte, rimangiandosi tutto dopo una decina di pagine, dove lui è diventato un’altra persona, piena di buoni principi. Il lieto fine è il classico di questi libri, ma i protagonisti fanno ben presto a dimenticare il passato e a dare seconde e terze possibilità, perché come al solito, ci sarà sempre qualcosa o qualcuno che quasi alla fine tenterà di mettere i bastoni tra le ruote alla coppia affiatata, ma alla fine l’amore trionferà … Fosse vero! Voto: 4

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