Ho letto questo libro in formato
elettronico … e ci ho messo una vita e più. Ma non è stato solo il formato, è
stata anche la pochezza del contenuto del libro che non mi attirava più di
tanto. Amo i romance. Sono una romanticona per natura, ma questo libro è molto
banale. Proprio povero. Comincia tutto ad un funerale. Il morto era un uomo
molto ricco, ma privo di sentimenti per qualsiasi altra persona che non se
stesso. Davanti al suo feretro ci sono entrambe le figlie, una è un’adolescente
dimessa, timida e silenziosa, l’altra è una bomba sexy svampita, che si è
addirittura portata dietro il barboncino bianco nella borsa, e il suo amante, un fotomodello ungherese. Il signore in
questione era il proprietario di una squadra di football americano, composto da
omoni enormi (come se non lo sapessimo che i giocatori di football devono in
qualche modo essere degli uomini ben piazzati). Per un incidente il cagnolino
si spaventa e comincia a scappare a destra e manca fino ad arrivare a defecare
sulla bara, la scena più bella di tutto il libro. Dopo questo incidente tornata
a casa, Phoebe, questo il nome della protagonista, si ritrova tra il mutismo e
il rifiuto della sorellastra Molly, e l’avvocato del padre che preme di vederla
per le disposizioni testamentarie. Il padre, per farle un ultimo dispetto,
consegna nelle sue mani la squadra di football dei Chicago Stars, lei che di
sport non ha mai capito nulla, e soprattutto è una che non vuole avere nulla a
che fare con quell’eredità, per di più provvisoria, visto che se non riesce a
raggiungere determinati risultati, dopo 6 mesi le dovrebbe subentrare l’odiato
cugino, Reed, quello che da piccola le faceva le peggiori angherie, anche a
sfondo sessuale. Dopo essere scappata per qualche tempo, lasciando la squadra
in alto mare, con una miriade di decisioni da prendere, Phoebe viene
rintracciata dall’allenatore dei Chicago Stars, Dan Calebow. Ex giocatore, ora
allenatore in rampa di lancio, che la considera una puttanella sfacciata, visto
la nomea che lei si porta dietro. Ma lei è tutto, meno quello che sembra. La
sua è solo una facciata per allontanare qualsiasi uomo dalla sua vita. Non
cerca contatti con nessuno. D’altronde dopo quello che ha subito da adolescente
gli unici uomini che sono stati nella sua vita sono gay, come Viktor. Ma a Dan
Calebow, volente o nolente, Phoebe serve … il campionato si avvicina e lui ha
bisogno della firma di quella che reputa, la più stupida e oca tra tutte le
donne, più della sua ex moglie. Ma, ma mano a mano che i due si frequentano (eh
sì alla fine Phoebe si adatterà ad eseguire le volontà paterne, ed anche di più
mettendosi alla guida dei Chicago Stars), cominceranno a capirsi e ad
apprezzarsi. Phoebe si renderà conto che Dan Calebow non è solo muscoli, Dan
d’altro canto scoprirà che anche Phoebe è in possesso di un cervello, e che
quello che fa è solo una rappresentazione per indurre gli altri a scappare di
fronte a lei. Come spesso accade, il ruolo che le è stato affidato finisce con
lo spingerla a tirare fuori il meglio di sé. E se i completi più conservatori
prendo il posto dei look più sexy e sfacciati, la vediamo usare corpo e
cervello con consapevolezza e lucidità, equilibrio e coerenza. Comunque tra
varie incomprensioni, sesso, ma neanche troppo, musi lunghi, litigi e cani con
i fiocchi, tra partite di football, con qualche gergo tecnico, che per chi non
è pratico si fa fatica a seguire, si imbastisce la storia d’amore tra i due
protagonisti, che finiranno allegramente insieme a godersi l’esistenza, con tre
quattro pargoli da gestire. E vissero tutti felici e contenti. Voto: 3
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