Quando comprai questo libro, ad
attirarmi furono il titolo, un po’ aulico e sognante, e l’immagine di
copertina, a cui avevo dato un significato diverso da quello che ha veramente.
E’ una notte tempestosa quella che Martha, maestra in pensione e vedova da
tempo, si appresta a passare dentro la sua fattoria dalle finestre troppo
piccole. E’ il novembre del 1968. Mentre si sta preparando per la notte sente
bussare alla sua porta, fatta tutta di legno senza nessuno spiraglio, quindi
non sa chi possa essere a quell’ora tarda. Dall’unica finestrella riesce a
scorgere quelle che sembrano due persone, ma non riesce a vedere bene. Apre
quindi la porta e davanti a se vede un uomo di colore e una ragazza pallidissima.
Sono entrambi fradici e spaventati e Martha non ci pensa su un attimo, spalanca
la porta e li fa entrare. Martha non sapeva ancora che quella sarebbe stata la
notte che le avrebbe cambiato la vita per sempre, nonostante avesse ormai
settant’anni. Offre ai due del cibo caldo e dei vestiti asciutti, e fa in tempo
a vedere il perché della loro fuga. Un fagottino di bambina, nascosto sotto i
vestiti di lei. Ma la polizia non tarda ad arrivare. L’uomo riesce a fuggire,
mentre la ragazza viene presa in custodia dagli agenti, ma prima di andarsene
riesce a sussurrare un messaggio all’anziana donna: “Nascondila!” La colpa dei
due ragazzi è quella di essere “diversi” per il mondo. Lei è “ritardata”, dice
l’agente alla donna, lui era un poco di buono. Ma in cuor suo Martha sa che la
storia di quei due è ben altro, e che deve dare alla piccola una possibilità. Così
inizierà la seconda vita di Martha, Lynnie e Numero 42, divisi, ma uniti da un
cordone ombelicale indivisibile, la piccola neonata. Martha si ritroverà a far
da madre alla piccola Julia e a fuggire per il paese, lei che di figli suoi non
ne aveva mai avuti, Lynnie sarà costretta a tornare alla “Trappola” e a celare
a tutti il suo segreto, mentre Numero 42 sarà costretto a barcamenarsi per
vivere. Tutti con la speranza di potersi un giorno riunire. La Simon è riuscita a creare
una bellissima storia. I personaggi sono indimenticabili e la narrazione
coinvolgente. Ci porta a conoscenza del dramma che vissero i bambini affetti da
disabilità intellettive negli Stati Uniti degli anni ’60, costretti a vivere in
Istituti Statali di Correzione, istituti che sono rimasti aperti fino ai non
lontani anni ’80, e che vennero chiusi grazie a scoop giornalistici e dopo dure
lotte, che portarono alla luce anni di abusi, violente fisiche e sessuali.
Ragazzini che venivano rinchiusi per la disinformazione che le famiglie avevano
delle malattie dei loro congiunti, quasi fosse una vergogna, una sconfitta
avere dei figli con malattie dell’apprendimento, che se prese in tempo sarebbero
state curabili. Ma c’erano anche delle forme pregiudiziali, che permettevano a
chiunque di rinchiudere le persone negli istituti, come quelle subite da Numero
42, solamente perché uomo di colore e sordo dalla nascita, analfabeta e quindi
incapace di comunicare. Libro ben fatto, ben scritto e ben raccontato.
Consigliatissimo. Voto: 8,5
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