Pilgrim è il romanzo d’esordio di
Terry Hayes, ma in questo caso esordiente non significa principiante. Hayes è
uno sceneggiatore di Hollywood, di quelli di razza. Logico che il romanzo non
poteva che beneficiare dei tanti anni passati a intessere dialoghi e trame.
Pilgrim è un romanzo che si fa fatica a catalogare in un genere letterario.
Inizia come un thriller, vira verso lo spionaggio internazionale, passa al
giallo e finisce con il filone dei drammi apocalittici. Per miscelare tutti questi aspetti è
necessario conoscerne gli ingredienti di base, che in questo libro sono tutti
presenti. Hayes è capace di legare gli elementi classici dei generi dimostrando
che per sfornare un buon libro, non si deve per forza cercare l’originalità.
Iniziamo con il tema del thriller. Il libro si apre con un omicidio quanto meno
insolito, nessun indizio, solo un cadavere di una donna immersa nell’acido,
quindi resa irriconoscibile da un killer astuto. Proseguiamo con lo spionaggio.
Ecco apparire sul luogo del delitto un ex agente CIA, che in un momento di
stasi della sua vita, aiuta un suo conoscente sulla scena del delitto. Ed ecco
il giallo. Un apparente suicidio, sulle coste turche, è legato
indissolubilmente all’omicidio negli Stati Uniti. Anche il suicidio è stato
architettato nei minimi dettagli, proprio per nascondere un altro omicidio.
Arriviamo al dramma apocalittico. Cosa già vista, e rivista, ma non per questo
meno avvincente: Cosa può esserci di meglio di una minaccia di contaminazione
attraverso un virus inarrestabile? Sembrano parti di diversi libri, invece è
uno solo, sistemato ben bene nella trama che consta di 800 e passa pagine. La
trama è arzigogolata, ma è coerente e agevole da seguire. Non mancano momenti
in cui si rimane increduli, ma non durano molto, e non riescono a tagliare il
filo conduttore su cui si regge la storia, anzi, ci sono delle trovate ottime.
Ma non è certo tutto qui. Pilgrim non è un libro che si regge esclusivamente su
una trama bene congegnata. Il romanzo scorre, senza mai appesantirsi o indurre
alla distrazione. Hayes è un maestro nel creare
la storia e far restare il lettore incollato alle pagine, capitolo dopo
capitolo, sino al climax finale, è come se ti mettesse con le spalle al muro e
ti dicesse: leggi! Ci sono delle parti del libro che ho amato, molto. In un
libro che va di corsa come questo, ha delle parti riflessive fantastiche, dove
l’azione è tenuta in disparte e prevale l’approfondimento dei personaggi, la
scrittura resta agile e piacevole. In poche parole è la suspense che ti
costringe ad andare avanti pagina dopo pagina, ma è la bella scrittura che ci
fa provare godimento nel farlo. Pilgrim si apre con una finestra su New York,
dove un detective sta indagando su un omicidio complicato: il corpo di una
donna è stato ritrovato immerso in una vasca da bagno colma di acido. Insieme
al detective, nella stessa camera c’è un altro uomo, autore di un libro su
molti delitti irrisolti, e dal quale l’assassino ha preso parecchi spunti per
farla franca. L’uomo è una spia, il suo nome in codice è Pilgrim. Lo spunto per
iniziare è proprio l’omicidio che apre il libro che ci porterà ad una trama
molto più ampia di quella di un semplice poliziesco che ci si aspetta
all’inizio. In un attimo ci ritroviamo in un arco temporale post 11 settembre,
con i terroristi alla riscossa contro gli Stati Uniti. Il libro, come ho già
detto, è scritto bene e non annoia, anche grazie ai numerosi flashback che ci
aiutano a conoscere i protagonisti, con il clou nella più classica delle cacce
al terrorista che uccide persone innocenti senza nessun apparente motivo. La
trama si snoda attraverso culture e sentimenti diversi. Il punto di forza del
libro sono proprio i personaggi che
Hayes è riuscito a creare: una spia veterana, un integralista islamico, una
killer che non lascia tracce, se non i cadaveri di chi uccide ed infine un
tenente della polizia, eroe dell’11 settembre. Sembra un’accozzaglia di
personalità, ma una volta che si inizia a leggere il romanzo, tutto combacia e
torna al suo posto, e si scopre che ognuno dei personaggi, ricopre un ruolo
fondamentale nella storia, e l’assenza potrebbe creare un buco nero all’interno
della trama. Altro punto di forza è il ritmo del libro, serrato nella maggior
parte del racconto, compassato e riflessivo nell’introspezione dei personaggi.
Hayes ci regala una tale suspense da farci divorare le pagine una dopo l’altra
per scoprire la fine della storia. Lo stile è scorrevole, e il libro è un
piacevole intrattenimento. E’ una storia classica, di lotta tra il bene e il
male, ma è grazie al mix, riuscitissimo dei protagonisti implicati, e al ritmo
scorrevole della narrazione che Hayes riesce a regalarci un buonissimo libro.
Molto più spy-story che giallo-thriller, quindi consigliato molto più ai sostenitori
del primo genere, che del secondo. Voto: 8
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