giovedì 30 giugno 2016

RECENSIONE – Cabaret Biarritz di José C. Vales



Primo libro che leggo di questo autore. Credo sia anche il suo libro di esordio che gli è valso subito il Premio Nadal del 2015, per il romanzo più “Divertente e Stravagante”. Ma il romanzo non è solo questo, è anche altro. Ho trovato questo autore abbastanza valido e capace nell’organizzare la sua storia e nel far immergere il lettore negli ambienti sontuosi e ricchi della Biarritz degli anni venti. Biarritz è una nota località balneare francese dove si svolge o meglio si è svolta tutta la storia. Ma il romanzo in effetti è una storia nella storia. E’ costruito in vari capitoli ognuno riservato all’intervista di un personaggio che in qualche modo ebbe una parte nella morte di quattro persone nell’estate del 1925. La storia inizia però nel 1938 a Parigi. Lo scrittore Miet, artritico, zoppo e quasi cieco, viene assunto dall’editore Fourac, per scrivere un romanzo serio, nel quale dovrà raccontare la storia, che una decina di anni prima, aveva avuto per protagonisti personaggi che andavano dalle più alle sfere sociali alle più basse, tutte coinvolte in misteriosi omicidi, ma soprattutto quello riguardante il ritrovamento del cadavere di una sedicenne nel porto di Biarritz.  E’ un compito immane, perché da quegli eventi sono passati ben tredici anni, quindi si tratta di un “cold case”. Miet, lo sapremo subito, non riuscirà a portare a compimento il romanzo, e il suo produttore lo licenzierà, ma lui continuerà imperterrito, negli anni, a cercare tutti i protagonisti della vicenda, per scoprire effettivamente quello che successe in quei terribili giorni. Veniamo così a sapere della morte per annegamento di una gentildonna, di un pittore che ha tentato di salvarla e di un bagnino che per tentare di salvare tutti è annegato anche lui.  E poi il ritrovamento del corpo di una ragazzina di sedici anni, rinvenuto dopo una tempesta agganciato per i piedi ad un anello di ancoraggio di una barca di pescatori. Tutti sembrano degli incidenti o dei suicidi, ma qualcosa non torna. All’epoca indagavano sui fatti un giornalista del posto conosciuto come “Vilko” e il fotografo Marcel Galet, coadiuvati dall’aristocratica e seducente Trixie Ross. Appena arrivato a Biarritz, Miet inizierà ad intervistare amici e conoscenti di quella che è considerata la vittima. Una folla di esseri che passano dalle governanti, ai gioiellieri, dagli illusionisti, agli artisti omosessuali, dai becchini, ai poliziotti, dai camerieri alle donne di classe. Più le dichiarazioni aumentano, più il mistero si infittisce. Miet comincia a dare fastidio a qualcuno e dopo la scoperta che anche l’incidente dell’annegamento della gentildonna potrebbe essere un omicidio su commissione, comincia ad essere inseguito dalla stessa polizia e il suo editore rinuncia alla stesura del libro e gli comanda di rientrare a Parigi. Miet rimane da solo e senza un soldo, ma è convinto che tre delle persone intervistate, Vilko, Galet e l’aristocratica Trixie Ross, sappiano molto di più di quello che gli hanno raccontato. Il problema è convincerli a rivelarglielo. Romanzo incentrato sulla ricerca effettuata attraverso interviste, che fin dalle prime pagine ci riportano indietro nel tempo, riportandoci nel periodo retrò che va dagli anni venti agli anni trenta. Viene messa in evidenza l’atmosfera che si viveva in quel periodo: dissacrante, ironica e rumorosa, la rinascita dopo la Grande Guerra del 1914-1918. L’autore lo fa con un linguaggio immediato e fluido, che  riesce a farci entrare completamente nell’atmosfera dell’epoca. Il protagonista principale, George Miet, non parla mai. Le sue domande non le sappiamo, non ci vengono riportate, appare solo l’intervistato con la sua storia evidenziando oltre alla storia in sé, anche il carattere del personaggio che ci troviamo davanti. Le interviste, come ho già detto, vedranno coinvolti svariati personaggi sui quali Miet concentrerà la propria attenzione, convincendosi che ognuno di loro sappia qualcosa di importante riguardante l’omicidio. Lo stile cambia ogni volta, perché Miet riporterà i diversi livelli culturali e sociali dei personaggi che intervisterà, quindi anche il loro modo di raccontare e raccontarsi. Ci sarà chi racconterà in modo realistico i fatti, chi invece si concentrerà molto più su se stesso, tralasciando ciò che interessa realmente a Miet. Il romanzo è anche una parodia della società francese dell’epoca, per evidenziarne le falle di quegli anni. Società incentrata soprattutto sui soldi, il divertimento, le droghe, le baldorie e i festeggiamenti, per dimenticare ciò che erano stati gli anni bui della Grande Guerra. Il clima che si respira nelle pagine di questo libro è a tratti allegro, evanescente, come se rispecchiasse l’aria bonaria dei personaggi che sembrano mettersi completamente alle spalle tutto ciò che di tragico avviene, anche se davanti ai loro occhi. Cabaret Biarritz è una lettura ricca di segreti e di misteri da scoprire, capace di non annoiare il lettore per il modo originale in cui è conformato. L’originalità consiste nella capacità dello scrittore di rendere personale quella vicenda e di trasformasi in Miet, riuscendo a trovare un punto di contatto tra la realtà e l’immaginazione. Voto: 7/8

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