giovedì 30 giugno 2016

RECENSIONE – Senza consenso di Jon Krakauer



Questo libro ci riporta un’inchiesta giornalistica uscita nel 2015 negli Stati Uniti. Negli stessi è diventata un caso editoriale perché ha portato alla luce, attraverso diverse indagini, la cultura dello stupro nei college americani. Un dramma, lo diciamo, non solo americano, ma mondiale, visto che in Italia siamo riusciti a clonare l’infausto termine “femmicidio” per capire quanto possa essere attuale parlare di violenza sulle donne. Un problema tra l’altro che accumuna tutti i paesi sia Occidentali che Orientali, dove è ben lontana la concessione alla donna della parità dei diritti, sia da un punto di vista etico che giudiziario, di cui dovrebbe godere in una società che si definisce civilizzata. La prima metà del libro contiene la vera indagine su alcuni casi di stupro avvenuti nell’Università di Mossoula, salita gli onori della cronaca, proprio perché diventata simbolo di un’epidemia nazionale. Krakauer racconta le testimonianze delle poche donne che hanno avuto il coraggio di parlare. Le vittime parlano con resoconti molto minuziosi delle violenze da loro subite, violenze ripetute anche dal sistema giudiziario che dovrebbe proteggerle, interessato invece a proteggere quelli che sembrano essere giovani promesse, soprattutto dello sport a livello universitario, quindi considerati, comunque, dei bravi ragazzi. La cittadina di Missoula è relativamente giovane, fondata soprattutto per lo sfruttamento del legname, convertita a fine anni settanta come polo accademico di un certo rilievo, capace di attirare giovani da tutti gli Stati Uniti, perché valido soprattutto a livello sportivo. Tanto valido che la squadra dei Grizzlies è l’orgoglio e il vanto della città e nessuno si perde una loro partita. I suoi giocatori sono tutti iscritti all’università, ragazzoni lontani dai vizi dei coetanei che vivono nelle grandi città. Dietro l’immagine dei bravi ragazzi però si cela una doppia identità. Una con l’impeccabile vita accademica e sportiva, e l’altra con le notti scandite dal consumo di alcol e droghe, dovute forse alle forti aspettative che dai ragazzi ci si aspetta, soprattutto a livello sportivo. Ma anche le ragazze non sono da meno. Tutte propense a partecipare a festini sfrenati, ma in virtù di questa loro partecipazione, le violenze che subiscono vengono sminuite e loro stesse colpevolizzate. La dinamica è quasi sempre la stessa. Ci si unisce ad una festa di qualche conoscente, si tende ad abusare di alcol, e una volta addormentate vengono violentate, talvolta da più persone, qualche volta anche da amici di infanzia, da ragazzi che passano per insospettabili. Molte volte i violentatori sanno che la passeranno liscia. Nella maggior parte delle volte, le violenze non vengono nemmeno denunciate, soprattutto per vergogna e per il timore di non essere credute, poiché spesso colpevolizzate di essere loro ad essersela cercata. Quando invece, qualcuna di loro, trova il coraggio di denunciare tutto alle autorità, viene sottoposta ad un iter giudiziario umiliante, come ci racconta Krakauer nella seconda parte del libro con la trascrizione di atti processuali veramente accaduti, in cui molto spesso viene dimostrato che gli accusati hanno avuto il consenso della vittima e questa finisce dalla ragione al torto. Molti di questi processi hanno un esito scontato proprio perché nessuno può o meno dire se ci sia stato consenso al rapporto. Krakauer ci porta all’interno del circuito giudiziario e ci fa scoprire l’agghiacciante ritratto di una generazione di uomini deresponsabilizzati dalla stessa giustizia con la speranza, che proprio libri come questo, possano prevenire o quantomeno assicurare una giustizia vera alle vittime. “Molte donne conoscono fin troppo bene uomini (…) che hanno una tale convinzione della propria precedenza da restare sordi quando una donna dice, “No, grazie” oppure “Non sono interessata” o, addirittura, “Fottiti, farabutto”.” Voto: 8

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