lunedì 24 febbraio 2014

RECENSIONE – BAMBINO 44 DI TOM ROB SMITH

Nell'Unione Sovietica del 1953, Leo è un ufficiale dell'MGB la polizia segreta sovietica, ma soprattutto è un servo del sistema, quel sistema che addestra i suoi adepti alla crudeltà e coltiva le paure del popolo. La vita di ogni cittadino è sotto il costante mirino di una Polizia di Stato, che per il “bene comune” si fa portavoce di una legge che punisce e basta. Sei sospettato? Considerati già morto. Così deve essere. Così è. Leo è stato addestrato per rendere il suo cuore crudele e non c'è altra legge al di fuori di quella di Stalin a cui si deve prestare cieca e sottomessa obbedienza. Quando il figlio di un suo collega viene trovato morto spetta a lui insabbiare il caso, convincendo il padre della vittima che si è trattato di un incidente e non di un omicidio, gli omicidi in Unione Sovietica non esistono. Il piccolo Arkadij è stato travolto da un treno mentre giocava nei pressi della ferrovia, fine della storia, nonostante ci sia una testimone, nonostante ci siano delle tracce e cose non dette e taciute, sotto minaccia. Ma le cose sono andate diversamente. Ci vorrà del tempo, prima che lo stesso Leo, si renda conto che in Unione Sovietica la parola "giustizia", è solo una facciata. Per la Polizia di Stato è molto più facile affibbiare la colpa a qualche emarginato della società, o a qualcuno di momentaneamente scomodo, l'importante è chiudere il caso e uscirne vittoriosi. Invece è proprio perché, in uno Stato liberticida, il crimine non esiste, non deve esistere, che un serial killer può uccidere indisturbato. Leo abituato a non dormire per giorni pur di catturare un sospettato, ad assumere anfetamine pur di non cedere ai normali cali fisiologici tipici dell'essere umano, deciderà di cambiare nel momento in cui il dito dei suoi superiori verrà puntato contro sua moglie. Denunciarla e quindi condannarla, o difenderla e mettere a repentaglio la sua vita e quella dei suoi genitori? Una vita contro tre, la scelta non dovrebbe essere difficile, eppure Leo non vuole più far parte di un sistema capace di mistificare anche un semplice gesto. La ribellione lo porterà all'esilio, al suo re-inquadramento nella Militia, e a scoprire tante cose di se e del suo matrimonio. Ma sa anche che sarà una cosa breve, che non durerà, perché chi lo ha coinvolto in questo scandalo, andrà avanti con il suo processo di punizione, e prima o poi Leo sa che lui e sua moglie Raisa verranno di nuovo sottoposti ad indagine, e messi a morte. L’unica cosa che gli rimane davvero, è quella di fare una giustizia vera catturando il killer, che ormai ha già barbaramente ucciso 45 bambini, tutti con lo stesso modus operandi. "Bambino 44" è veramente un bellissimo romanzo, con una buona dose di thriller, ma non solo. A un'attenta e raggelante ricostruzione storica si aggiunge l'evolversi di un personaggio che da "cattivo" diventerà "buono", co-protagonisti o anche solo comparse ben tratteggiati, una caccia all'uomo ricca di azione e poi un epilogo, quasi commovente, finalmente necessario per espiare definitivamente ogni colpa. La sola copertina è capace di catapultare il lettore nel freddo clima di terrore che lo accompagnerà per 440 pagine: una coltre di neve macchiata di sangue attraversata dai binari di un treno, due indelebili cicatrici lungo l'Unione Sovietica. Voto: 7,5

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