Pubblicato nel 2009 è diventato
immediatamente un best seller in tutto il mondo, The Help di Kathryn Stockett è
considerato un classico moderno e possiede tutte le carte in regola per
esserlo. Con classe, rispetto e un pizzico di umorismo la Stockett è riuscita a
dipingere un variopinto affresco di un triste capitolo della storia Americana,
quello della segregazione razziale, infondendo nel libro una serie di
importanti messaggi che si imprimono a fuoco nel cuore del lettore. The Help è
una storia di indifferenza, coraggio, orgoglio femminile e scomode verità che
nessuno vorrebbe ascoltare, ma che una volta udite cambiano ogni cosa.
Ambientato a Jackson, Mississippi, del 1960, in cui la segregazione razziale
era legalmente regolamentata, The Help è narrato in prima persona e al presente
storico da tre forti voci femminili. Tre protagoniste di tutto rispetto che
commuovono e divertono con le proprie storie di vita che si intrecceranno fino
a creare un nodo stretto e indissolubile che le legherà l’una a l’altra per
sempre. “Skeeter” Eugenia Phelan torna a Jackson, Mississippi, dove il tempo
sembra essersi fermato. I cambiamenti, i venti di libertà che aleggiano da
altre parti, lì non si sentono. Puoi ancora essere accecato a forza di botte
perché hai solo sbagliato ad andare in bagno, tu nero e sei andato in quello
dei bianchi. O ucciso dal Ku Kux Klan davanti ai tuoi figli, sulla porta di
casa, perché ti sei permesso di alzare la voce. E’ qui che torna Eugenia dopo
la laurea. Eugenia sogna, a differenza delle sue amiche, di costruirsi una
carriera, vuole fare la giornalista. Questo darà adito a scontri con sua madre,
che la vorrebbe vedere accasata, con un marito e dei figli. Torna a casa
pensando di riabbracciare Constantine, la sua tata di colore, che l’ha
cresciuta come una madre, ma non la trova. “Se n’è andata da sua sorella”, le
dice sua madre, ma Eugenia sa che non è vero. Torna a frequentare le sue amiche
di sempre, Elizabeth e Hilly, “indaffarate” con le loro famiglie e i mille
progetti della Lega Femminile. Tutte le sue amiche sono sposate, con figli.
Questo era quello che desideravano, e hanno ottenuto. Una famiglia propria, un
uomo che le mantenga, la possibilità di far parte dell’elite di Jackson, avere
dei figli, che non è importante crescere di persona, perché tanto ci sono le
domestiche “negre” a farlo. Ma Eugenia non ci sta. I discorsi che fanno le sue
amiche, durante noiosissime partite di bridge, sul personale di colore, non le
piacciono. Lei voleva veramente bene alla sua Constantine, e queste differenze,
queste amenità sulle malattie dei neri, che le sue amiche e soprattutto Hilly,
continuano a dichiarare, amenità che parlano di bagni separati, di stoviglie a
parte, di bicchieri e forchette personalizzati la turbano. Troverà lavoro nel
giornale di Jackson. Dovrà sostituire Miss Myrna nella sua rubrica di economia
domestica, questo le permetterà di conoscere Aibileen, domestica della sua
amica Elizabeth, e di instaurare con lei
un rapporto all’inizio di collaborazione e poi una forma di amicizia. Sarà
proprio il racconto di Aibileen, sul sogno di suo figlio Treelore, morto
tragicamente e nell’indifferenza generale,
di scrivere un libro sui neri d’America, a far venire ad Eugenia l’idea
di farlo lei. Piano, piano la cosa prenderà piede e anche altre domestiche,
incoraggiate dai soprusi delle padrone bianche. Soprattutto cambierà idea
Minny, migliore amica di Abileen, conosciuta come la miglior cuoca ma anche
come la donna più sfacciata e insolente di tutto il Mississippi. Racconteranno
le loro storie, belle e brutte, di domestiche nere che vivono in casa di
famiglie bianche, crescendone i figli, amandoli, servendo pasti, pulendo case
non loro, il tutto con regole ben delineate, con dei paletti che non si possono
superare. Sarà dura per tutte e tre Aibileen, Minny e Skeeter. Rischieranno
molto per far uscire il libro, chi la vita, chi l’isolamento sociale, ma lo
faranno per un futuro migliore e soprattutto perché il vento della libertà inizia
a soffiare. Kathryn Stockett interpreta al meglio la situazione del periodo
storico addentrandosi con maestria nelle vicende delle famiglie di Jackson,
facendoci conoscere uno spaccato della vita nello stato del Mississippi, con
tutte le leggi razziali allora in vigore. Dirà alla fine del suo capolavoro
che: “E’ troppo poco (quello che ha fatto) ed è comunque troppo tardi!”. Voto:
8,5
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