giovedì 13 febbraio 2014

RECENSIONE - THE HELP DI KATHRYN STOCKETT

Pubblicato nel 2009 è diventato immediatamente un best seller in tutto il mondo, The Help di Kathryn Stockett è considerato un classico moderno e possiede tutte le carte in regola per esserlo. Con classe, rispetto e un pizzico di umorismo la Stockett è riuscita a dipingere un variopinto affresco di un triste capitolo della storia Americana, quello della segregazione razziale, infondendo nel libro una serie di importanti messaggi che si imprimono a fuoco nel cuore del lettore. The Help è una storia di indifferenza, coraggio, orgoglio femminile e scomode verità che nessuno vorrebbe ascoltare, ma che una volta udite cambiano ogni cosa. Ambientato a Jackson, Mississippi, del 1960, in cui la segregazione razziale era legalmente regolamentata, The Help è narrato in prima persona e al presente storico da tre forti voci femminili. Tre protagoniste di tutto rispetto che commuovono e divertono con le proprie storie di vita che si intrecceranno fino a creare un nodo stretto e indissolubile che le legherà l’una a l’altra per sempre.  “Skeeter” Eugenia Phelan  torna a Jackson, Mississippi, dove il tempo sembra essersi fermato. I cambiamenti, i venti di libertà che aleggiano da altre parti, lì non si sentono. Puoi ancora essere accecato a forza di botte perché hai solo sbagliato ad andare in bagno, tu nero e sei andato in quello dei bianchi. O ucciso dal Ku Kux Klan davanti ai tuoi figli, sulla porta di casa, perché ti sei permesso di alzare la voce. E’ qui che torna Eugenia dopo la laurea. Eugenia sogna, a differenza delle sue amiche, di costruirsi una carriera, vuole fare la giornalista. Questo darà adito a scontri con sua madre, che la vorrebbe vedere accasata, con un marito e dei figli. Torna a casa pensando di riabbracciare Constantine, la sua tata di colore, che l’ha cresciuta come una madre, ma non la trova. “Se n’è andata da sua sorella”, le dice sua madre, ma Eugenia sa che non è vero. Torna a frequentare le sue amiche di sempre, Elizabeth e Hilly, “indaffarate” con le loro famiglie e i mille progetti della Lega Femminile. Tutte le sue amiche sono sposate, con figli. Questo era quello che desideravano, e hanno ottenuto. Una famiglia propria, un uomo che le mantenga, la possibilità di far parte dell’elite di Jackson, avere dei figli, che non è importante crescere di persona, perché tanto ci sono le domestiche “negre” a farlo. Ma Eugenia non ci sta. I discorsi che fanno le sue amiche, durante noiosissime partite di bridge, sul personale di colore, non le piacciono. Lei voleva veramente bene alla sua Constantine, e queste differenze, queste amenità sulle malattie dei neri, che le sue amiche e soprattutto Hilly, continuano a dichiarare, amenità che parlano di bagni separati, di stoviglie a parte, di bicchieri e forchette personalizzati la turbano. Troverà lavoro nel giornale di Jackson. Dovrà sostituire Miss Myrna nella sua rubrica di economia domestica, questo le permetterà di conoscere Aibileen, domestica della sua amica Elizabeth, e  di instaurare con lei un rapporto all’inizio di collaborazione e poi una forma di amicizia. Sarà proprio il racconto di Aibileen, sul sogno di suo figlio Treelore, morto tragicamente e nell’indifferenza generale,  di scrivere un libro sui neri d’America, a far venire ad Eugenia l’idea di farlo lei. Piano, piano la cosa prenderà piede e anche altre domestiche, incoraggiate dai soprusi delle padrone bianche. Soprattutto cambierà idea Minny, migliore amica di Abileen, conosciuta come la miglior cuoca ma anche come la donna più sfacciata e insolente di tutto il Mississippi. Racconteranno le loro storie, belle e brutte, di domestiche nere che vivono in casa di famiglie bianche, crescendone i figli, amandoli, servendo pasti, pulendo case non loro, il tutto con regole ben delineate, con dei paletti che non si possono superare. Sarà dura per tutte e tre Aibileen, Minny e Skeeter. Rischieranno molto per far uscire il libro, chi la vita, chi l’isolamento sociale, ma lo faranno per un futuro migliore e soprattutto perché il vento della libertà inizia a soffiare. Kathryn Stockett interpreta al meglio la situazione del periodo storico addentrandosi con maestria nelle vicende delle famiglie di Jackson, facendoci conoscere uno spaccato della vita nello stato del Mississippi, con tutte le leggi razziali allora in vigore. Dirà alla fine del suo capolavoro che: “E’ troppo poco (quello che ha fatto) ed è comunque troppo tardi!”. Voto: 8,5

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