giovedì 20 febbraio 2014

RECENSIONE – IL TEMPO STREGATO DI ELINOR CHILDE

Il romanzo di Elinor Childe narra la storia di Lady Avice Guerney, rimasta orfana del padre, ricchissimo mercante a solo sei anni. Data in tutela al miglior amico dell’uomo, quest’ultimo non aspetta nemmeno che il suo amico si raffreddi nella sua tomba e dà in sposa la bambina a suo figlio Philip di quattordici anni. Logicamente la giovane età della coppia fa si che il matrimonio non possa essere consumato e che non ci possa essere in fondo, nemmeno una vera vita matrimoniale. Così i due vengono separati, Philip a Londra e Avice a Guerney, fintanto che i due non raggiungano un’età soddisfacente per il matrimonio. Ma gli anni passano, e di Philip a Guerney, nonostante svariati annunci del suo arrivo, lui non arriva mai e la cosa comincia a pesare ad Avice, che ha sue notizie solo attraverso le lettere che lui le scrive. Tutto per Avice è attesa, Philip non c’è mai trattenuto a Londra da chissà cosa. Il giorno del suo sedicesimo compleanno Avice, riceve dalla sua tutrice, “quasi madre” degli arazzi  che sembrano alludere alla sua vita, e la inducono ad interrogarsi sul proprio destino. Delusa e sconfortata dal mancato ritorno dello sposo tante volte annunciato, complice il decesso della sua “quasi madre” che teneva a freno le sue intemperanze, deciderà di andare a Londra ad indagare, a cercare la spiegazione di quell’assenza e di un fatto che l’ha incuriosita e affascinata: il tono delle ultime lettere, dapprima piuttosto scarne e fredde, si è fatto ad un tratto più appassionato e seducente. Avice è mossa dal sospetto di essere vittima di un inganno, e le si presenta l’occasione per uscire dal villaggio dove ha trascorso tutta la sua esistenza, vincere le sue paure  ed avventurarsi nella grande città, assecondando un desiderio di libertà tanto a lungo represso. Ma le strade della capitale non sono un luogo sicuro, soprattutto ora che in molti tramano contro Enrico VII Tudor, asceso al trono al termine della guerra delle Due Rose e considerato da tanti un usurpatore. A Londra Avice incontrerà Aylmer Harcourt, Lord Brando consigliere personale del Re, un personaggio dal fascino ambiguo e magnetico, ma grazie al quale riuscirà ad avere le notizie necessarie sulla sorte di Philip, e potrà fare chiarezza sugli intrighi e i segreti che hanno accompagnato tutta la sua vita. Romanzo storico, scritto abbastanza bene, nulla di eclatante, ma leggibile, scorrevole e storia che sembra plausibile. Per la ricchezza di dettagli descrittivi che fanno mirabilmente rivivere gli ambienti, le abitudini e gli stili di vita delle varie classi sociali dell’epoca fa comprendere che un’accurata indagine storica sia stata fatta. L’unico appunto, che non so se addebitare alla traduzione o alla scrittrice stessa è il numero delle volte in cui ci viene detto quanto grandi siano le mani di Lady Avice, quasi imbarazzante. Mi era venuta la voglia di contarle, ma appena ho superato la ventesima volta ho pensato fosse meglio lasciar stare. Voto: 7,5

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