giovedì 3 luglio 2014

RECENSIONE – L’INVERNO DI FRANKIE MACHINE DI DON WINSLOW

A sessantadue anni, Frank Machianno, alias Frankie Machine, è un tranquillo uomo d’affari, proprietario di un negozio che vende esche sul molo di San Diego. E’ agente immobiliare di se stesso, affitta i suoi immobili, acquistati con i risparmi di una vita, ai villeggianti che non sa se si possono permettere di rimanere fino alla fine del contratto. E’ un rifornitore di pesce fresco e di biancheria per ristoranti. Segue dei ritmi prestabiliti, senza mai sgarrare. Si alza alla stessa ora, fa la stessa colazione, beve lo stesso caffè, sette giorni su sette, perché il segreto per riuscire a fare tutto è renderlo una routine, o almeno provarci. Con una figlia da mantenere all’università, con cui ha da poco ripreso i rapporti, e una ex moglie a cui pagare gli assegni di mantenimento e continuare comunque a far da marito e in più una fidanzata giovane, ma non giovanissima, ma molto bella e indipendente. Ha un amico poliziotto a cui ha salvato la vita, ma che sa tutto del suo passato non proprio edificante, tra le famiglie mafiose. Quando i suoi antichi “datori di lavoro” si rifanno vivi e gli chiedono di intervenire come mediatore in una lite tra famiglie, Frank, secondo il suo codice d’onore, non può rifiutare. Un romanzo, questo, che più che sulla trama, o sullo stile, poggia su un protagonista che colpisce da subito. Frank Machianno in fondo è un criminale. Un sicario, uno che ammazza talmente bene da essere chiamato Frankie Machine, la Macchina. Eppure è uno che piace. Ci ritroveremo durante il romanzo a fare sicuramente il tifo per lui. Frank, ha una sua etica, non lo si può negare, anche se è un’etica mafiosa. Ha delle regole che un tempo erano quelle delle Famiglie. Queste però sono cambiate, di fronte alla scoperta che in realtà l’Onore, e il codice di comportamento, sono parole vuote, sono “tutte stronzate”. Sulla scia dei suoi ricordi riviviamo i fatti cruenti della sua vita passata. Affari di soldi e di sesso, e spartizioni di città intere a tavolino e a colpi di pistola. La storia che parte con calma si incendia, e accelera poggiata sua flashback di Frank e del suo passato, e del suo momento presente. Tra il suo punto di vista e quello degli antagonisti. Fatti in apparenza sepolti, ma che possono spiegare perché qualcuno lo voglia morto, o forse no e sono solo frammenti di tempi passati che il protagonista rammenta con una punta di nostalgia. E così si corre fino a quando non arrivano le risposte, che per molti potrebbero essere dolorose, ma per il glaciale Frank sono solo il tassello mancante. Alla resa dei conti, le preoccupazioni del nostro protagonista sono tutte per sua figlia, mentre quelle del lettore sono tutte per lui. Perché anche se è un gran figlio di puttana, è a suo modo coerente e onesto. Le pagine conclusive sono da continui tuffi al cuore, e voltata l’ultima pagina è dura accettare che il libro sia già finito. Un romanzo per forza di cose prima o poi lo si deve posare, ma lo si rimette sullo scaffale con una bellissima sensazione di aver conosciuto un uomo, anche un possibile “amico” se ci capitasse di andare a pescare o a surfare dalle parte giuste. In conclusione, non posso che consigliare di leggerlo. Voto: 7,5

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