"I detective selvaggi” apre la
sua prima parte (Messicani perduti in Messico – 1975), con una sorta di lungo
prologo sotto forma di diario, della durata di un paio di mesi, tenuto dal
giovane poeta diciassettenne Juan Garcia Madero, a partire dal suo ingresso nel
movimento poetico “realvisceralista” capeggiato dai quasi mai in scena, ma
molto citati, Ulises Lima e Alberto Belano, nella Città del Messico degli anni
Settanta. Un romanzo picaresco di sbronze, discussioni letterarie e sesso. Poi
mentre il lettore è concentrato sulla figura di Madero che fugge su una
decapottabile alla volta del deserto del Sonora, questo scompare dalla scena e
la prospettiva del romanzo cambia radicalmente. La seconda parte (I detective
selvaggi – 1976/1996), la più estesa, raccoglie le testimonianze di vari
personaggi, alcuni dei quali già incontrati nel diario di Madero, che ruotano
intorno alla coppia di amici Arturo Belano e Ulises Lima, leader indiscussi del
realvisceralismo e alla loro fissazione per Cesárea Tinajero, una misteriosa
poetessa messicana d’avanguardia vissuta negli anni venti. Con i racconti
vengono ricostruiti vent’anni di vita dei due protagonisti, dagli anni Settanta
agli anni Novanta. Bolaño lo fa attraverso una prospettazione indiretta
caleidoscopica, con corposi salti temporali, attraverso i racconti di chi li ha
conosciuti nel loro peregrinare per il mondo. Nel procedere della narrazione,
questi racconti-interviste, diventano autonomi, tanto che gli intervistati
raccontano quasi più di loro stessi che dei protagonisti, che ci appaiono
sempre più persi: alle volte ci appaiono come spregevoli truffatori, altre come
dei cavalieri senza macchia e senza paura, altre ancora come degli spacciatori
di droga. Sempre più lontani l’uno dall’altro, entrambi lontani dai sogni e
dalle speranze del mondo dei loro vent’anni. Nella terza parte viene ripreso il
diario di Madero, che racconta il viaggio verso il deserto del Sonora, di nuovo
negli anni Settanta, dove tutto era iniziato. Insieme a Madero ci sono Lima,
Belano e Lupe, una puttana. Scappano tutti e quattro da qualcosa, ma allo
stesso tempo lo inseguono, anche se per ognuno di loro è un qualcosa diverso,
tutto incarnato nel ritrovamento dell’improbabile poetessa Cesárea Tinajero,
autrice di un’unica semi-sconosciuta poesia. Non vi racconterò se la troveranno
o meno, di certo troveranno la poesia, e noi con loro, in un finale che più
aperto non si può. Voto: 7,5
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