martedì 10 marzo 2015

RECENSIONE – La felicità delle piccole cose di Caroline Vermalle



Sembrerebbe quasi un romanzo on the road questo della Vermalle, se non fosse che è un romanzo talmente aulico e leggero, che perde quel senso del viaggio. Ma di viaggio in fondo si parla, e di una mappa e di un tesoro. La nostra storia si svolge in una Parigi innevata, raccolta intorno al fascino del tempo che fu, e lungo il corso della Senna, lungo i cui argini si muovono le vite dei nostri protagonisti di questa storia affascinante scritta da Caroline Vermalle. Il protagonista assoluto è Frédéric, un avvocato trentaseinne all’apice della carriera. I suoi clienti fanno tutti parti dell’elite cittadina. Attori, finanzieri, vip che frequenta per via del suo legame con lo studio legale blasonato per il quale lavora. Ma la sua vita è fatta anche di aste d’arte dove è sempre alla ricerca di opere impressioniste, che sono tutto ciò a cui aspira. Nel suo cuore ha però una grande solitudine. Un grandissimo interrogativo ottenebra la sua vita. Quello che gli manca è l’affetto e la comprensione di una famiglia, quello che lo divora è un senso di vuoto e di abbandono che risale all’infanzia, quando il padre è scomparso improvvisamente. Questo dolore è stato capace di spingere la sua ambizione e la sua volontà, facendolo emergere negli studi e primeggiare nel mondo del lavoro, ma è stato anche la causa dei suoi fallimenti in campo sentimentale. Intorno a Frédéric ruotano diversi personaggi, poetici e credibili, che concorrono a fare di questa storia, una collezione di minuscoli tesori, come recita il titolo originale. C’è Pétronille, la sua tuttofare, un po’ innamorata dell’immagine chic  e mondana di Frédéric e dell’ambiente che lui frequenta. Pétronille, è una persona che ispira tenerezza, come i bigné che sa cucinare alla perfezione, e che avranno vita propria nel corso della storia. E’ una persona perbene Pétronille, pensa sempre agli altri ed ha un grande senso di responsabilità, anche se a volte si fa trascinare dalla situazione. Per fortuna ha accanto sua sorella Dorothee, che si fa in quattro per tirarla fuori dai guai. C’è Fabrice Nile, che non conosceremo mai, perché la storia si apre proprio con l’apertura del suo testamento, il cui erede è Frédéric. Anche se l’avvocato non ha mai conosciuto Fabrice. Gli lascia diverse cose, ma sul momento per Frédéric sono senza importanza, ma la cosa lo incuriosisce. Chi è Fabrice Nile? E perché gli ha lasciato questa scatola con una misteriosa mappa da decifrare? E poi: un biglietto di un treno, uno per l’ingresso al Musée D’Orsay, uno per un viaggio su un battello sulla Senna? Che strana caccia al tesoro è questa? E per quale motivo Frédéric associa tutto a qualche misterioso dipinto scomparso di Monet, il suo pittore preferito? Con l’aiuto di Pétronille inizia a seguire gli indizi che lo porteranno sulla strada degli impressionisti ad Eragny, Vétheuil, a Giverny nel giardino di Monet ed infine al Musée d’Orsay. I viaggi saranno l’occasione per capire il vero valore dell’amicizia e dell’affetto, ma soprattutto quella di far pace con il suo passato. Una storia molto aulica e leggera, con lo charme dato dal sottofondo della Francia degli impressionisti e dei loro capolavori, delle magiche atmosfere che i colori dei loro quadri sono in grado di evocare, e anche dalla scelta della caccia al tesoro, con gli indizi che inducono il lettore a trovare anche lui la strada. Un’atmosfera romantica e di grande fascino, per una storia leggera che ha però la capacità di farci riflettere sul valore dei sentimenti e sui legami affettivi e di ricordarci l’importanza di sapersi donare l’uno all’altro, ma soprattutto a se stessi. Frédéric, nonostante le sue debolezze e le sue paure è un bel personaggio, molto, molto umano. E il contorno di uomini e donne che gli ruotano attorno, sono una variopinta girandola simpatica e stralunata, ma sempre animata da buoni sentimenti che scaldano il cuore. Voto: 7,5

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