lunedì 6 maggio 2019

RECENSIONE – Le nostre anime di notte di Kent Haruf (di Silvia Marcaurelio)



Più che un romanzo, Le nostre anime di notte, lo possiamo valutare come un racconto lungo, infatti sono proco più di un centinaio di pagine. Ma cento pagine di vera e pura magnificenza. La storia si svolge come sempre ad Holt, Colorado. Siamo ai giorni nostri. In un giorno qualunque Addie Moore, ormai settantenne e vedova, bussa alla porta di Louis Waters, anche lui vedovo da tempo. Non hanno occasioni e le loro giornate sono vuote. Addie ha una proposta per Louis, molto diretta: Vuoi passare le notti con me? Addie non chiede a Louis notti di sesso, no. Chiede solo di avere qualcuno vicino, con cui parlare, e con cui addormentarsi al suo fianco, visto che le notti sono lunghe ed è difficile passarle ad occhi aperti, senza nessuno con cui dire qualcosa. Louis ex professore in pensione ci pensa, ma poi accetta. Passare le notti insieme, starsene in un letto caldo con una persona a fianco, come buoni amici, non gli sembra affatto male come idea. Iniziano così a vedersi, sera dopo sera; a raccontarsi entrambi le proprie vite, o perlomeno quello che delle vite viene tenuto di solito tra le pareti di casa propria. Le proprie vite precedenti, i precedenti compagni con cui si sono relazionati, i figli, il tempo che scorre, i nipoti. Tutto viene snocciolato in quelle notti dove i due si riscoprono anche ritrovare un senso di intimità perduta nel tempo. Cominceranno ad uscire insieme, a frequentare teatri, caffè, alberghi. A visitare luoghi facendo invidia a qualcuno e regalando speranze a qualcun altro. A scombinare un po’ le cose sarà l’arrivo del nipote di Addie, Jamie. Dopo i primi iniziali interrogativi su quello che il bimbo possa pensare dei due, Addie e Louis riprendono la loro frequentazione, e legano molto col ragazzino, che vede in Louis una figura paterna, molto più di quella che non ha in suo padre, Gene, il figlio di Addie. Ma la gente parla e la loro “relazione” rimbalza da un telefono all’altro, e i figli, che dovrebbero essere di vedute molto più moderne, sono quelli che si sentono molto più in imbarazzo per quello che stanno facendo i loro genitori. Sia Holly, sia Gene, diventano meschini e gretti nelle loro richieste di smetterla, di non rendersi ridicoli. Purtroppo, la cattiveria e l’egoismo delle persone sono come un pugno allo stomaco, l’unione dei due è considerata troppo spregiudicata soprattutto per i familiari. Anche se Addie e Louis avevano in parte capito che non serve preoccuparsi se sta bene fare quello che è precluso per giudizio altrui, alla fine dovranno soccombere proprio a quel giudizio. Molto carino il riferimento ai due fratelli McPherson, e a Canto della pianura. Racconto malinconico e dolce al tempo stesso, in cui Haruf è maestro a farci sentire entrambe usando le parole. La fine mi ha fatto un po’ male, ma qualcun altro l’ha vista in modo diverso dalla mia. Voto: 8

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