Romanzo d’esordio per Stuart
Turton, e che esordio! Un romanzo a dir poco originale. Ci troviamo a Blackheat
House, quella che dovrebbe essere una maestosa magione di campagna inglese, (ma
sotto sotto si nota tutta la sua decrepitezza) immersa in una foresta verdeggiante
tipica dell’Inghilterra di fine ottocento, inizi novecento. La prima cosa che
ci colpisce è che il protagonista della storia, il primo della serie, si
sveglia confuso. Non sa chi è, ma in fondo al suo io, sa che c’è qualcosa che
non va, anche se non ricorda nulla. Gli basta guardarsi allo specchio, è lui,
ma è nel corpo di un altro. Da qui la storia si dipana, presentandoci variegati
personaggi ed indizi sparsi qui e là. Già perché questo è comunque un giallo!
Scopriremmo subito che il dilemma del protagonista è fuggire in qualche modo da
Blackheat, ma per farlo dovrà scoprire chi è che ucciderà la figlia dei padroni
di casa, Evelyn Hardcastle e avrà sette opportunità e otto giorni per farlo.
Ogni volta in un corpo diverso. Logicamente tutti i diversi protagonisti, che
dovranno impegnarsi nella ricerca dell’assassino, hanno i loro caratteri e sono
completamente diversi tra di loro. Verranno messi a nudo durante tutto il
racconto che si svolgerà su più piani. Il protagonista vivrà ogni volta lo
stesso giorno in un corpo diverso portando con sé gli indizi accumulati nella
diversa vita visitata precedentemente. All’inizio il nostro eroe tenterà più
volte di salvare Evelyn Hardcastle, aiutato inaspettatamente da una certa Anne,
ma messo alle strette da quello che conosceremo come il pericoloso lacché, e
dal medico della peste, un uomo che appare al protagonista proprio come un
medico della peste medievale, con la lunga tonaca nera e la maschera di
porcellana con il naso a becco, che tenta di dargli consigli su come
comportarsi e che regge i fili del macabro gioco. Scopriremo che tutti i
personaggi elencati nascondono qualcosa di sé stessi, che Aiden Bishop, questo
il nome del protagonista che ci verrà rivelato, sotto le spoglie ora del
maggiordomo, ora del dottore, ora del dandy, ora del gentiluomo dovrà
utilizzare per arrivare a capo dell’enigma che salvi Evelyn, sé stesso e Anna.
Come intuiamo dal titolo, Evelyn morirà sette volte durante un banchetto dato
in onore del suo ritorno dalla Francia. Le sette morti di Evelyn Hardcastle non
è un romanzo di facile lettura, non tanto per come è scritto, quanto per come è
strutturato. Tanti i personaggi da seguire con le loro svariare caratteristiche.
Molti i fili narrativi che, mano a mano che si dipanano, verranno intrecciati
tra loro a comporre la trama. Il romanzo ha risvolti psicologici, perché ci
porterà nelle menti, ogni volta diverse dei protagonisti, anche se a comandarne
i movimenti, sarà sempre Aiden Bishop, ma anche una trama gialla perché oltre a
scoprire chi ucciderà Evelyn, ci saranno altri personaggi che perderanno la
vita nel corso dei giorni tutti uguali, per ritornare vivi il giorno seguente.
Le loro morti serviranno al nostro eroe per assistere ad alcune scene che lo
aiuteranno a mettere insieme gli indizi necessari per quanto gli è stato
richiesto: riuscire a scoprire chi ha ucciso Evelyn Hardcastle. Si prova da
subito una certa simpatia per il povero Aiden Bishop, costretto a muoversi in
corpi non suoi e a vagare in diverse menti, cercando in ogni modo di rimanere
sé stesso e di non essere sopraffatto dal corpo che lo ospita. Riuscirà il
nostro eroe nel suo intento? Salvare sé stesso, salvare Anne e salvare Evelyn?
Bene, leggete il libro e scopritelo. Il colpo di scena finale vale da solo
tutto il romanzo. Voto: 7,5
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