Come un titolo può travisare il contenuto di un
libro…
Il titolo del libro ricalca, naturalmente, il film
appena uscito, da me non visto. Il film tratta la storia di Philomena Lee e di
tutto quello che ha fatto per ritrovare suo figlio Anthony, partorito
all’interno del Convento di Roscrea, in Irlanda, in un periodo, gli anni 50,
dove rimanere incinta senza essere sposata era un peccato mortale. Ma il libro,
non c’entra assolutamente niente con il titolo italiano. Molto più vicino al
titolo originale “The lost child of Philomena Lee” “Il bambino perduto di
Philomena Lee”. Infatti il libro è la storia di Anthony Lee alias Michael A.
Hess. Della sua vita, della sua crescita, della sua morte, con sempre il
pensiero di non essere figlio del mondo in cui è vissuto, senza radici, senza
quella madre di cui ha sempre sentito la presenza e l’assenza incombente su di
lui. Il romanzo inizia con Jane, figlia
di Philomena Lee che incontra il giornalista Martin Sixsmith, appena rimasto
senza lavoro, e gli propone di aiutare la madre a ritrovare il figlio perduto
cinquant’anni prima.
Il romanzo si divide in più parti. La prima parte
tratterà la vita di Philomena nel convento di Roscrea, poi la parte più
cospicua e romanzata riguarderà la vita di Anthony/Michael e la terza parte
tratterà l’epilogo della storia.
Philomena Lee entrò nel convento di Roscrea all’età
di diciassette anni. Incinta e non sposata. In Irlanda, retta ancora dalla legge
della Chiesa cattolica romana, era un peccato mortale, e doveva essere redenta.
La sua famiglia non poteva fare altro che mandarla in convento per lavarla
dall’immondo peccato e tenere l’onore della stessa pulito. Entrando a Roscrea le
donne perdevano tutti i loro diritti. Venivano addirittura private del loro
vero nome e soprattutto dei loro figli.
Partorivano sorvegliate dalle suore, senza nessuna assistenza medica, e
se sopravvivevano potevano vedere i loro figli un’ora al giorno, fino a quando
non venivano adottati da facoltose famiglie cattoliche. Si scoprirà nel tempo, un
giro di adozioni illecite, tra l’Irlanda e gli Stati Uniti. Tutti nei dintorni
del convento sapevano che i bambini venivano venduti a coppie americane per
1.000 sterline e che i registri vennero bruciati per non lasciarne traccia, ad
eccezione dei documenti in cui le madri naturali firmavano dando i loro figli
alla chiesa con l’impegno di non cercarli né provare a mettersi in contatto con
loro una volta uscite dal convento.
La seconda parte inizia direttamente con Michael e Mary
catapultati in una nuova famiglia dove tutto è strano e rumoroso, dove niente è
come vorrebbero, dove tutti gli prestano delle strane attenzioni. Una famiglia
che non amerà mai a sufficienza, con cui non avrà mai il contatto filiale che
avrebbe voluto, tranne che con Mary, adottata come lui e un po’ con la sua
madre adottiva Marge. Si troverà spesso in contrasto con Doc, suo padre
adottivo, per le sue idee omofobiche,
razziste e da padre padrone.
Michael avrà
una vita piena, vissuta tra alti e bassi, sempre con la sensazione della
mancanza di qualcosa, imputabile alle sue radici lontane e all’affetto che
nonostante tutto lui prova per la sua vera madre che non ha mai dimenticato.
Tenterà più volte di scoprire se la madre lo avesse davvero abbandonato subito
dopo il parto, fino alla fine dei suoi giorni. La sua è una storia di successi
ed insuccessi. Successi scolastici, successi teatrali, successi con il sesso
femminile. Insuccessi soprattutto dovuti alla scoperta della sua identità sessuale. La confessione, come di
regola per un cattolico osservante, al prete di turno, che gli conferma che
quello che pensa è peccato, e solo con l’astinenza potrà uscirne fuori.
Dopo l’università e la laurea in legge entrerà a
far parte del partito Repubblicano, così lontano dalle sue idee, visto che è un
democratico convinto. Ma il partito e il suo lavoro gli daranno quello che lui
cerca invano in altre cose, un guscio protettivo, un ambiente ristretto dove il
lavoro che fa è ben apprezzato e lo fa sentire parte di tutto quello che lo
circonda, nonostante molti dei suoi amici gay lo abbandoneranno proprio per le
politiche omofobe dello stesso partito, incolpandolo dei successi elettorali
dello stesso.
Diventerà un personaggio importante nel periodo
della presidenza Reagan e della prima presidenza Bush. Le sue aspirazioni
politiche e il carisma con il pubblico che lo spingeranno verso le più alte sfere del potere. Troverà finalmente
anche pace, tra alti e bassi, a livello sentimentale. Conoscerà Pete Nilsson
che sarà l’ultimo uomo della sua vita, il vero amore.
A portarlo via sarà l’Aids. Siamo negli anni
novanta, dove il contagio era ancora alto tra gli omosessuali, soprattutto per
uno come Michael abituato, nei suoi periodi di scoramento, a utilizzare il
sesso promiscuo con sconosciuti, come valvola di sfogo. Anni in cui il governo
repubblicano aveva voltato la faccia alla malattia, scoperta nei primi anni 80,
approfittando per considerare i gay contro natura, appellandosi a vecchie leggi
del XVIII secolo, e non facendo nulla per avvertire la popolazione contro il
pericolo che si correva, perché l’Aids era considerata la malattia dei gay.
Gli saranno vicini tutti i suoi amici più fidati,
fino alla fine, soprattutto Pete, sua sorella Mary e Susan la sua più cara
amica di sempre. Deciderà di essere seppellito nel convento di Roscrea, in
Irlanda, dove era nato, per fare in modo che sua madre Philomena, prima o poi
riesca a trovarlo, e così sarà.
Il romanzo di per se è un bel libro, scritto bene e
anche commovente, se non fosse per il titolo così fuorviante.
Voto al romanzo: 7,5 – Voto al titolo: 2
Nessun commento:
Posta un commento