lunedì 10 marzo 2014

RECENSIONE - AMBER di Kathleen Winsor

Non è facile riuscire a riordinare i mille pensieri che affollano la testa dopo aver portato a termine una lettura di quasi novecento pagine. Un romanzo così voluminoso porta con se, col suo procedere, riflessioni, considerazioni e opinioni sempre nuove, al punto che una volta arrivati alla fine ci vuole un po’ di tempo per riuscire a raccoglierle tutte. Amber appartiene alla categoria di romanzi che spaventano a prima vista. Si presenta come un bel mattone: pesante e temibile. Uno di quei mattoni di fronte ai quali il lettore penserà: “lo leggerò quando avrò un po’ più di tempo”. Ecco, questo è un errore. E’ un falso mattone. La lettura è così scorrevole che nel giro di pochi giorni la si porterà a termine senza intoppi e senza rallentamenti. Amber deve essere letto considerando diversi aspetti. Innanzi tutto va preso in considerazione il periodo reale in cui il romanzo è stato scritto e pubblicato. Siamo nella metà del ‘900, le donne iniziano a rivendicare i propri diritti e la propria indipendenza, e le scrittrici fanno dire e fare alle loro eroine tutto ciò che vorrebbero dire o fare loro stesse. E’ il periodo della capricciosa, orgogliosa, viziata Rossella O’Hara, che con il suo carattere e la sua forza rivoluzionerà l’America, soprattutto al femminile. La Francia sarà travolta dalla passione per la bella Angelica, la marchesa degli Angeli e Amber è la risposta inglese (come ambientazione, non come luogo di nascita) di Kathleen Winsor. Amber è indipendente, spregiudicato, arrivista, approfittatrice, innamorata. Rappresenta la possibilità delle donne di arrivare dove gli uomini non avrebbero mai ritenuto possibile. Amber è il riscatto della donna attraverso l’astuzia, la bellezza, l’ingegno. Una donna viva, che non si arrende, che ottiene, quasi sempre, ciò che vuole. Osservata da questo punto di vista, si comprende la necessità in quell’epoca di aver dato vita ad una donna forte e risoluta. Leggendo questa storia oggi, Amber risulta molto più debole e a tratti irritante di quanto si vorrebbe. Innanzitutto non è simpatica al lettore. Le sue scelte sono costantemente dettate dall’opportunismo e dalla rincorsa al potere, al titolo nobiliare. Amber è una donna senza scrupoli, senza valori pronta a vendere tutto e tutti pur di arrivare al proprio scopo, quasi mai onesto. Una donna senza orgoglio, con una sola debolezza: amare da sempre e per sempre un uomo che non la vuole e non la vorrà. Ma non sarà certo l’amore ad impedirle di sposarsi più volte, per approfittare di varie situazioni. La sua vita si svolge nell’Inghilterra seicentesca e se quella di Amber è una figura inventata, sarà affiancata da personaggi realmente esistiti, quali Re Carlo II e la sua corte. Per tutta la prima metà del volume, la storia della nostra protagonista sembra non intrecciarsi mai con quella della corte. I capitoli procedono paralleli senza mai incontrarsi, al punto che ci si chiede il motivo per cui si sta dando spazio a due storie così diverse. Quando poi, finalmente, la storia inizia ad avere punti di intersezione, per poi diventare quasi una sola verso la fine, al lettore sembra quasi troppo tardi, si ha l’impressione di una forzatura nell’unire due storie che potevano procedere tranquillamente separate. Ricapitolando: protagonista odiosa, storia che zoppica, lì dove si cerca di unire i due binari, volumone troppo pesante. Mi rendo conto che la mia valutazione potrebbe sembrare negativa. Ecco non lo è per nulla. Ok, Amber è detestabile ma leggere le sue avventure è piacevole, a volte uno spasso. Non ci si annoia mai, c’è sempre un buon ritmo, la storia presenta tanti sviluppi diversi e il lettore si ritrova a seguirla con passione. La Winsor è una brava storyteller racconta, racconta e non stanca mai nessuno di noi, che siamo lì a chiedere ancora. Non sarà stata in grado di creare una nuova Rossella O’Hara, ma ha dato vita ad un personaggio che difficilmente dimenticherò. Voto: 7,5

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