Non è facile riuscire a
riordinare i mille pensieri che affollano la testa dopo aver portato a termine
una lettura di quasi novecento pagine. Un romanzo così voluminoso porta con se,
col suo procedere, riflessioni, considerazioni e opinioni sempre nuove, al
punto che una volta arrivati alla fine ci vuole un po’ di tempo per riuscire a
raccoglierle tutte. Amber appartiene alla categoria di romanzi che spaventano a
prima vista. Si presenta come un bel mattone: pesante e temibile. Uno di quei
mattoni di fronte ai quali il lettore penserà: “lo leggerò quando avrò un po’
più di tempo”. Ecco, questo è un errore. E’ un falso mattone. La lettura è così
scorrevole che nel giro di pochi giorni la si porterà a termine senza intoppi e
senza rallentamenti. Amber deve essere letto considerando diversi aspetti.
Innanzi tutto va preso in considerazione il periodo reale in cui il romanzo è
stato scritto e pubblicato. Siamo nella metà del ‘900, le donne iniziano a
rivendicare i propri diritti e la propria indipendenza, e le scrittrici fanno
dire e fare alle loro eroine tutto ciò che vorrebbero dire o fare loro stesse.
E’ il periodo della capricciosa, orgogliosa, viziata Rossella O’Hara, che con
il suo carattere e la sua forza rivoluzionerà l’America, soprattutto al
femminile. La Francia sarà travolta dalla passione per la bella Angelica, la
marchesa degli Angeli e Amber è la risposta inglese (come ambientazione, non
come luogo di nascita) di Kathleen Winsor. Amber è indipendente, spregiudicato,
arrivista, approfittatrice, innamorata. Rappresenta la possibilità delle donne
di arrivare dove gli uomini non avrebbero mai ritenuto possibile. Amber è il
riscatto della donna attraverso l’astuzia, la bellezza, l’ingegno. Una donna
viva, che non si arrende, che ottiene, quasi sempre, ciò che vuole. Osservata
da questo punto di vista, si comprende la necessità in quell’epoca di aver dato
vita ad una donna forte e risoluta. Leggendo questa storia oggi, Amber risulta
molto più debole e a tratti irritante di quanto si vorrebbe. Innanzitutto non è
simpatica al lettore. Le sue scelte sono costantemente dettate
dall’opportunismo e dalla rincorsa al potere, al titolo nobiliare. Amber è una
donna senza scrupoli, senza valori pronta a vendere tutto e tutti pur di
arrivare al proprio scopo, quasi mai onesto. Una donna senza orgoglio, con una
sola debolezza: amare da sempre e per sempre un uomo che non la vuole e non la
vorrà. Ma non sarà certo l’amore ad impedirle di sposarsi più volte, per
approfittare di varie situazioni. La sua vita si svolge nell’Inghilterra
seicentesca e se quella di Amber è una figura inventata, sarà affiancata da
personaggi realmente esistiti, quali Re Carlo II e la sua corte. Per tutta la
prima metà del volume, la storia della nostra protagonista sembra non
intrecciarsi mai con quella della corte. I capitoli procedono paralleli senza
mai incontrarsi, al punto che ci si chiede il motivo per cui si sta dando
spazio a due storie così diverse. Quando poi, finalmente, la storia inizia ad
avere punti di intersezione, per poi diventare quasi una sola verso la fine, al
lettore sembra quasi troppo tardi, si ha l’impressione di una forzatura
nell’unire due storie che potevano procedere tranquillamente separate.
Ricapitolando: protagonista odiosa, storia che zoppica, lì dove si cerca di
unire i due binari, volumone troppo pesante. Mi rendo conto che la mia
valutazione potrebbe sembrare negativa. Ecco non lo è per nulla. Ok, Amber è
detestabile ma leggere le sue avventure è piacevole, a volte uno spasso. Non ci
si annoia mai, c’è sempre un buon ritmo, la storia presenta tanti sviluppi
diversi e il lettore si ritrova a seguirla con passione. La Winsor è una brava
storyteller racconta, racconta e non stanca mai nessuno di noi, che siamo lì a
chiedere ancora. Non sarà stata in grado di creare una nuova Rossella O’Hara,
ma ha dato vita ad un personaggio che difficilmente dimenticherò. Voto: 7,5
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