martedì 9 settembre 2014

RECENSIONE – DRACULA IN LOVE DI KAREN ESSEX


Il primo consiglio da dare, prima di cimentarsi nella lettura di questo libro, è quello di scordarsi, quasi completamente, il Dracula di Bram Stoker. L’autrice, Karen Essex, si è soltanto ispirata al grande capolavoro dello scrittore irlandese. All’inizio si può pensare, almeno la trama lo fa fare, che questa che abbiamo tra le mani sia una rivisitazione del Dracula dal punto di vista femminile, quello di Mina Murray. Ma non è così. La Essex riscrive personalmente la storia dal suo punto di vista. Segue la vicenda attraverso gli occhi di Mina, ma stravolge completamente la caratterizzazione degli altri personaggi. Il saggio e coraggioso Van Helsing (nel libro della Essex diventa Von Helsinger) diventa un misogino e folle psichiatra, fissato con l’inferiorità, sia morale che fisica delle donne, che intende guarire attraverso trasfusioni di sangue, che finiscono sempre per uccidere le sue pazienti. Il razionale Dottor Seward, diventa l’unico vero discepolo di Von Helsinger, che diagnostica con troppa facilità malattia di origine erotomane e ninfomane nelle donne, che vengono curate con crudeli sistemi realmente utilizzati nell’800. Riceverà il sonoro rifiuto come corteggiatore da parte di Mina, e questo lo scatenerà nei suoi confronti. Lord Goldaming, verrà trasformato nel personaggio più sordido della storia. Non è più l’innamorato di Lucy Westenra, ma il suo persecutore. Pur di appropriarsi della sua eredità, permetterà a Von Helsinger e al dottor Seward di torturare sua moglie, dichiararla pazza e farla morire sotto i sordidi esperimenti dei due. La stessa Lucy è molto diversa dalla ragazza civettuola raccontata da Stoker, non viene uccisa perché trasformata in vampiro dal conte. E’ una donna molto passionale, che ama, riamata Morris Quince, e viene uccisa, come già detto dal marito cornuto, e non dal mostro soprannaturale. Non c’è nulla di sbagliato nelle scelte dell’autrice, a meno che non si tenti di stabilire un contatto con il Dracula di Bram Stoker, perché si finirebbe col credere che i personaggi appaiano così, solo perché sono visti attraverso gli occhi ingannati di Mina, e che da un momento all’altro riveleranno le loro personalità e le loro intenzioni, e Mina scoprirà di essersi sbagliata. Ma non succede niente di tutto questo. Forse l’unico personaggio che mantiene una certa fedeltà con il Dracula di Bram Stoker è proprio Mina, anche se l’autrice le attribuisce delle origini fatate e un passato e presente amore con il conte. La Essex scrive molto bene. Il libro scorre fluido ed è ben costruito. Anche la ripartizioni in capitoli lunghi, in base al luogo in cui si svolge l’azione, aiuta il lettore a orientarsi e a rendersi conto delle varie fasi dello sviluppo degli eventi e del personaggio di Mina, che vive in due piani la vita reale e concreta e la riscoperta del proprio passato. La prima parte è quella con un atmosfera gotica, oscura e che crea una forte attesa, come se si vivesse insieme al conte, pur essendo nel corpo di Mina. Ho trovato la seconda parte, quella dove i due amanti sono finalmente insieme, un po’ deludente. Il loro amore, che si era infiltrato in modo molto sensuale nella coscienza di Mina, sembra prendere vita solo grazie ai suoi ricordi della vita passata, ma in realtà al lettore viene detto molto poco, tanto che invece di far decollare il rapporto tra i due, lo appiattisce completamente. Anche il trasformare i vampiri in un ordine cristiano di umani bevitori di sangue, mischiati con essere soprannaturali come i sidhe non è molto convincente, anche se è certamente originale. La Essex si riscatta nel finale, che per quanto possa deludere gli amanti del lieto fine, eleva ulteriormente la figura di Mina Murray che diventa capace di sacrificio e abnegazione e amore nello scegliere, sopra ogni altra cosa, sopra ogni altro sentimento, perfino sopra la sua vita immortale, la vita di suo figlio, rinunciando per l’ennesima vita al conte e ritornando da Jonathan, il padre di suo figlio, in modo da assicurargli una vita più normale possibile. A differenza del Dracula di Stoker, il libro è un inno alla donna e alla sua ricerca di indipendenza, un’esplicita accusa alle mentalità maschiliste che per secoli l’hanno ritenuta inferiore e l’hanno violentata e mortificata in ogni modo. La scelta finale di Mina può essere deludente magari a livello narrativo, ma è straordinaria a livello di affermazione della donna, creatrice e tutrice e difensore a oltranza della vita, contro l’uomo che invece cerca solo di dominarla. Voto: 7,5

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