martedì 9 settembre 2014

RECENSIONE – Il serpente di Venezia di Christopher Moore


“Il serpente di Venezia” è la sorprendente visione delle opere shakespiriane da parte del geniale scrittore Christopher Moore. Già autore della rivisitazione di Re Lear con Fool, qui ci troviamo alla presenza di niente di meno che di tre opere quali “Il mercante di Venezia”, l’”Othello” e “Il barile di Amontillado”, fusi insieme in un’unica vicenda originale, quanto legata agli originali. Il tutto nel solito stile dissacrante di Moore. La vicenda è ambientata nel 1200, anche se le varie storie originali hanno una diversa datazione. L’autore ha preso un po’ qua e un po’ là per creare un incrocio verosimile di tempi e luoghi. Torna ad allietarci Taschino, il Matto ingegnoso di Fool. Lo troviamo alle prese, quale ambasciatore d’Inghilterra, con un appuntamento con tre uomini veneziani. Antonio, un mercante, Brabanzio, un senatore e Iago, un soldato della Repubblica. Ma quello che Taschino non sa, è che gli uomini che l’aspettano lo vogliono uccidere. Per loro è un problema contro i loro piani per l’ascesa nelle cariche di massima importanza a Venezia e per la probabilità di scatenare una nuova Crociata. Quindi attirato dalla presenza della bella Porzia, figlia minore di Brabanzio e da un barilotto di buon Amontillado, Taschino va incontro al suo destino. Ma scoprirà ben presto che di Porzia non c’è traccia e che l’Amontillado ha uno strano sapore di pece. Il vino è drogato e Taschino è in trappola. Ma lui ha sempre delle risorse, che sia il diavolo o la provvidenza ad aiutarlo. Stavolta l’aiuto gli viene da una creatura molto particolare. Moore sembra quasi farsi beffe dei grandi autori come Shakespeare e Poe, ma bisogna anche dire che per arrivare ad una trama che abbia un senso e abbia il giusto grado di umorismo, ha dovuto per forza leggerne le opere, anzi studiarle in ogni loro piccolo particolare. E questo non è dissacrare, ma venerare. Attraverso una scrittura fluida, una trama piena di intrighi e risoluzioni i personaggi assumono nuove caratteristiche, come Jessica che da brava ragazza ebrea assume le fattezze e il linguaggio di un pirata sboccato, o della stessa Porzia, trasformatasi in un avvocato, tanto che la sua forma maschile è molto più intelligente di quella femminile, che pensa esclusivamente alle sue scarpe, o lo stesso Shylock da ebreo calpestato, ad un uomo vendicativo. Le parolacce e le fantasiose imprecazioni sono un marchio originale di Moore, che ci accompagnano dal “Vangelo secondo Biff”. E così tra situazioni surreali e battute si viene catapultati nella Venezia dei Dogi che fa da sfondo alle vicende. Moore unisce in maniera egregia tutti questi personaggi facendoli interagire tra loro senza che niente ci faccia storcere il naso, anzi ci sorprende sempre più la sua bravura nel riuscire negli incastri per arrivare alla sua personale narrazione. Quel che è certo è che non ci si annoia e che c’è sempre un fottuto fantasma. E un serpente, quello del titolo. C’è anche lui. Voto: 8

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