giovedì 27 agosto 2015

RECENSIONE – Il Regno di Emmanuel Carrère


 Emmanuel Carrère è giornalista, sceneggiatore e scrittore di fama mondiale. Il suo romanzo nasce come un’inchiesta su quella “piccola” setta ebraica che sarebbe diventata il cristianesimo, e che  fa rivivere davanti ai nostri occhi gli uomini e gli eventi del I secolo dopo Cristo quasi come fossero a noi contemporanei. In questo romanzo autobiografico in parte, ci ha voluto parlare della diffusione del Cristianesimo. Come questa religione creata un po’ ad arte abbia, nonostante le folli leggende che si porta dietro, potuto attecchire in tutto il mondo, tanto da diventarne, per gran parte del tempo, la religione principale. Ad una prima parte, dove Carrère ci parla della sua conversione ad un Cristianesimo più integralista, segue una seconda, nella sua fase da ateo, che ci parla della storia della nascita della religione cristiana che inizia e finisce nel bacino del Mediterraneo, tra la Turchia, la Macedonia, la Siria, la Grecia, Gerusalemme e Roma. In primo piano c’è Paolo di Tarso, che è il più importante apostolo del messaggio di Gesù, anche se non lo ha mai conosciuto, e c’è Luca, altro evangelista, che era uno schivo medico siriano, che scrive delle peregrinazioni dello stesso Paolo. Sullo sfondo ci sono Giovanni, Pietro, Giacomo, Maria la madre di Gesù ed altri personaggi che hanno creato la storia. Questi sono gli ingredienti de “Il Regno”. A vederli così, sembrano gli ingredienti perfetti per un grande racconto, uno di quelli che mescola Storia e Religione di grandi uomini a quella fatta dagli uomini comuni e dai loro piccoli gesti, dalle loro passioni e dalle loro follie. Carrère è un abile scrittore, lo abbiamo già visto con i suoi successi Limonov, Vite che non sono la mia e L’avversario. E’ abile a maneggiare la delicata materia narrativa nelle storie che ci racconta, e sa anche utilizzare gli strumenti del mestiere. E poi non dimentichiamo che lo stesso autore si presenta come colui che, seppur per breve tempo, in queste cose ci ha creduto davvero. Per tre anni della sua vita, si è convertito, ha studiato a fondo i testi sacri, ha letto ed annotato i Vangeli. Chi meglio di lui quindi, con l’occhio dello sceneggiatore poteva ricostruire con fedeltà una storia così delicata? Eppure finito il libro, la sensazione è quella che il romanzo grandioso che ci aspettavamo è venuto male. E’ insomma una delusione. Anche se all’inizio l’ho trovato abbastanza scorrevole e buono in ciò che ci racconta, probabilmente perché l’autore parla di sé, nella seconda parte quando prova ad imbastirci la storia di Paolo, il libro perde il ritmo e delle volte anche il filo del discorso, tanto che ci si trova anche il racconto di un video pornografico, che l’autore manda alla moglie. E ci spreca addirittura tre pagine a raccontarcelo per filo e per segno, dicendoci che gli piace condividere le sue fantasie erotiche con la moglie. Mi sembra un tantino esagerato. Peccato davvero, perché avrebbe potuto essere un bel romanzo, ma questo è sicuramente uno dei meno riusciti di Carrére. E’ un continuo esaltare se stesso. Ci dice spesso di essere compiaciuto del suo lavoro, di aver lavorato con onestà, di essere nato dalla parte giusta della società e di essere dotato di talento. E’ un uomo che sente di vincere sempre e si figura il suo libro come un capolavoro mondiale. Sente di essere stato talmente buono, e la bontà non è in lui innata, ma deriva dalla sua forza di volontà, e per questo sente di essere stato meritevole. Dice di aver imparato molte cose scrivendo Il Regno, ma che ne imparerà anche il lettore. E in ultimo, si loda di aver fatto un buon lavoro, di essere intelligente, ricco, con una posizione. Io devo contraddire Carrére. Il libro che all’inizio mi aveva fatto sperare, mi ha profondamente delusa e non credo sia il capolavoro che lui si aspettava fosse … sarebbe meglio scendesse un attimo dal piedistallo! Voto: 5

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