Secondo romanzo di Vanessa
Diffenbaugh, il primo mi era piaciuto molto e sinceramente avevo un po’ paura
di questo secondo romanzo. Soprattutto quando si viene strombazzati a destra e
a manca con un battage pubblicitario da far paura. Le conferme d’altronde sono
molto più difficili degli esordi. Ma invece no. Questo romanzo è stata la
conferma che la
Diffenbaugh è una brava scrittrice. Le ali della vita è una
storia che parla di amore: materno, filiale, adolescenziale, ma tutti, tutti
veri. Letty è la sua protagonista, imperfetta in ogni suo aspetto. E’ una donna
di trentadue anni e l’inizio del romanzo ce la fa vedere proprio con tutta la
sua imperfezione, è su un’autostrada che guida ubriaca alla ricerca di sua
madre Maria Elena. Non vuole perderla perché lei non è mai stata capace di fare
la madre. E in effetti proprio in quel momento i suoi due figli, Alex di 15
anni e Luna di 5, sono soli a casa addormentati. Ma Letty non pensa ad altro
che ad andare a recuperare sua madre, è la cosa sicuramente più importante
perché lei non sa come sono i suoi figli. Letty riuscirà a raggiungere sua
madre e suo padre in Messico, ma verrà respinta da quest’ultima, deve tornare a
casa ad occuparsi dei suoi figli, prendersi
le sue responsabilità. Letty si sentirà smarrita. Scoprirà di non conoscere per
nulla i suoi figli, dalle cose più semplici come i loro gusti, alle loro
abitudini. Perché non basta di certo dire di essere madre, per diventarlo. Ma
l’amore, che nonostante tutto prova per i suoi figli, potrà forse concederle
un’altra opportunità. Ma dovrà imparare in fretta, perché i suoi figli, privati
dalla presenza dei loro nonni, hanno bisogno di lei in tutto e per tutto. La Diffenbaugh tratta tra
gli altri argomenti quello dell’immigrazione irregolare, infatti Letty è figlia
di genitori messicani irregolari, mentre lei essendo nata negli Stati Uniti è
un’americana a tutti gli effetti come i suoi figli. Vive in una zona malfamata
in California, dove il fango, l’autostrada e l’aeroporto la fanno da padroni.
E’ un quartiere degradato, e come in ogni quartiere del genere si sente parlare
di gravidanze adolescenziali, bullismo, immigrazione e diversità. Eppure la Diffenbaugh riesce a
trattare questi temi complicati con un tocco molto lieve, senza rendere la
narrazione opprimente. Tra i personaggi, protagonisti della storia, spicca
Alex, il figlio quindicenne di Letty che all’inizio sembra essere molto più
posato e responsabile della sua stessa madre. Ha la saggezza di un adulto e la
purezza di un fanciullo. Non ha una visione positiva di sua madre, ma nemmeno
così negativa. Diciamo che non la comprende. Poi c’è Luna, la figlia più
piccola. Sembra essere una piccola viziata, nonostante le condizioni di vita
che ha sempre vissuto finora. Fa continui capricci a cui Letty non sa venire a
capo, non come sapeva fare sua madre. Ma la piccola gli vuole bene e glielo
dimostra in continuazione con un attaccamento materiale incredibile. Non
saranno pochi i problemi che questa famiglia di nuova costituzione dovrà
affrontare, ma piano piano comincerà a prendere forma e ad assomigliare
veramente a qualcosa. Piano piano Letty, Alex e Luna, coadiuvati da Wes, il
padre di Alex, da Yesenia e Carmen, fidanzata e madre di Alex, da Rick un uomo
buono e da Sara amica di Letty, cresceranno e inizieranno a volare, come gli
uccelli tanto amati da Alex e da suo nonno, e impareranno ad essere liberi e a
lasciarsi andare agli affetti e alle gioie della vita, affrontando le
difficoltà di volta in volta che verranno poste sul loro cammino. Lo stile
dell’autrice è semplice, e la lettura risulta scorrevole e mai noiosa, infatti
il libro si legge in pochissimo tempo. Lettura quindi consigliata vivamente.
Voto: 7,5
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