mercoledì 12 agosto 2015

RECENSIONE – Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg



Ho comprato questo romanzo sapendo che ne era stato tratto un film famosissimo, che peraltro ho visto non so quanto tempo fa. Ad attirarmi però è stata la copertina un po’ retrò che gli ha dedicato la casa editrice Bur, a questo, e agli altri romanzi della stessa autrice. Sono bellissime. Poi ho letto i commenti di altre persone, che lo consideravano un ottimo romanzo, quindi non ho messo molto tempo a decidere per comprarlo. Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop è una storia di una piccola cittadina ferroviaria, vicino Birmingham, in Alabama, quindi profondo Sud, nel periodo che va dal 1929 al 1988, dove tutti si conoscono, e tutti sanno tutto degli altri. I protagonisti fanno quasi tutti parte della famiglia Threadgoode. Una famiglia molto allargata. Fatta di figli propri e non. E’ la storia di Idgie Threadgoode e della sua compagna Ruth, della fondazione del loro caffè, che dall’apertura diventa un po’ l’ombelico del mondo del posto. Un posto dove si cucinava il miglior barbecue dell’Alabama e a pensarci era Big George. Il caffè era anche il locale dove nessun nero veniva mandato via, anche se dovevano ritirare i pasti dalla porta posteriore, o dove i vagabondi, durante la grande depressione, potevano sempre trovare un pasto caldo e un rifugio. E’ la storia di Onzell e Sipsey, dei gemelli diversissimi Artis e Jasper, di Naughty Bird, di Buddy Threadgoode, e di Buddy “Stump”. E’ la storia di Eva Bates e di Smokey Lonesome, ma soprattutto è la storia raccontata dagli svariati bollettini tratti dai giornali dell’epoca, come quello della compaesana Dot Weems, dal bollettino dei neri di Slagtown e dai racconti di Ninny Threadgoode alla sua amica Evenlyn Couch. Virginia detta “Ninny” era stata da sempre un’amica delle ragazze Threadgoode e quando rimase orfana, non fece altro che andare a dormire da loro, per poi restarci per sempre. La storia è raccontata da una Ninny ormai anziana, ricoverata nella casa di riposto di Rose Terrace, lei dice per far compagnia alla sua vicina, la signora Otis, finché non si adatti al posto. Qui conosce Evelyn Couch, che tutte le domeniche è costretta ad andare a trovare la suocera, la quale non le rivolge mai la parola, e l’unica cosa che vuole è vedere la tv con il figlio. Evelyn, ha raggiunto quasi cinquant’anni della sua vita e l’unico svago che ha è il cibo. Infatti è in sovrappeso. E’ sposata con un uomo che non le presta attenzione, i figli sono andati via da tempo e non sono particolarmente attaccati ai genitori, ha una vita priva di stimoli e dall’educazione ricevuta, ha imparato a non lasciarsi mai andare. Quando conosce, per caso, Ninny Threadgoode è sull’orlo della depressione e sarà proprio l’incontro con l’anziana donna, con i suoi racconti su Whistle Stop, ad aiutare Evelyn e a ridare un senso alla sua vita. La storia è intensa, appassionante e coinvolgente. I personaggi sono fantastici, soprattutto quelli di Idgie, Ruth e Sepsey. Leggendolo viene quasi la voglia di presentarsi a Whistle Stop e fermarsi al caffè e vedere i treni passare. Il romanzo è un’amarcord dei tempi passati, di quello che nonostante la Grande Depressione con il crack della borsa del ’29, con il Ku-Kux-Klan che in alcune zone la faceva da padrone, con i neri che non avevano i diritti fondamentali, c’era e si è perso nel tempo. Ci si emoziona per la storia di Idgie e Ruth che erano benvolute da tutti, nonostante la loro relazione omosessuale fosse alla luce del sole, per la storia di Buddy Stump, che nonostante la perdita di un braccio, riesce comunque a vivere una vita normale, e per le storie dei servitori di colore Sepsey e Big George, sempre a difesa delle loro padrone. C’è comunque uno sfondo violento, anche se accarezzato, ma c’è, soprattutto in quanto ancora in vigore le leggi razziali dell’epoca. L’ho apprezzato veramente. Lo consiglio. Voto: 7,5

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