lunedì 5 febbraio 2024

RECENSIONE - La stagione delle Erinni di Stefano De Bellis e Edgardo Fiorillo

 

La stagione delle Erinni è il seguito de “Il diritto dei lupi” pubblicato da Einaudi nel 2021. Le vicende si svolgono otto anni dopo la prima avventura che vide la partecipazione di Marco Tullio Cicerone e Tito Annio Tuscolano.
Siamo nel 72 a. C., sono passati ormai otto anni dalla morte di Gabello e Velia e Tito Annio Tuscolano, ex centurione, li ha passati in casa del suo amico morto, guardato con odio da sua madre, per aiutare Torquato, il padre, che lo considera quasi come un altro figlio.

Tito è stato sconquassato dalla morte di Gabello e Velia e cerca di espiare la sua colpa massacrandosi di un lavoro che non è il suo, fino a che qualcuno non lo troverà e lo riporterà nel mondo dei vivi.
Nel frattempo in Hispania, la morte di Sertorio fa terminare la battaglia che stava vedendo Roma soccombere. Ma gli alleati di Sertorio sono un po’ dappertutto, soprattutto a Roma e fanno paura. Misteriosi messaggi partono dal campo di battaglia di Sertorio, e qualcuno sa che sono pericolosi.

A Roma, nel frattempo, Marco Tullio Cicerone è alle prese con una successione testamentaria, quella del senatore Lucio Valerio Flacco Poplicola, che sembrerebbe trattarsi di venti milioni e mezzo di sesterzi a cui sia i Poplicola che Capella, padre della vedova di Flacco, la giovane Plauzia, non vogliono rinunciare.
Insomma i misteriosi messaggi e questa successione contrastata riformano la coppia che avevamo già osservato al lavoro ne “Il diritto dei lupi”: Marco Tullio Cicerone e Il Molosso, Tito Annio Tuscolano, per sbrogliare l’intricatissimo caso.

Il duo De Bellis e Fiorillo crea un romanzo su più piani dove è possibile individuare svariati generi e sottogeneri. Il libro è un thriller, ma anche un noir, una spy-story e un romanzo storico, tutti legati assieme su un piano logico. Dove i due protagonisti conducono indagini insieme a pretori e senatori e si trovano davanti opportunisti e nostalgici dei tempi andati, dove il più forte e il più intelligente potrà prevalere sugli altri ed acquistare potere.
Perché in fondo è quello che adesso ispira le maggiori cariche della Repubblica romana, come Marco Licinio Crasso o Quinto Ortensio Ortalo, uomini ricchi e di grandi ambizioni.
Le indagini di Cicerone e Tito li porteranno tra le vie della Suburra e nelle ville più prestigiose dell’Urbe, perché la posta in gioco è molto alta, la salvezza della Repubblica di Roma.

I nemici non solo sono dei doppiogiochisti, ma anche dei voltagabbana, e l’azione non è unica, ma ha molti sviluppi e gli attori impegnati a racimolare qualcosa sono molti. Tutti vogliono mangiare dalla carcassa di Roma.
Forse l’unico a essere un onesto esecutore e ammiratore della Repubblica è proprio Cicerone, ma per questo è un uomo disarmato di fronte agli altri.
Anche Tito, che sembrerebbe l’archetipo dell’ex centurione, beone, mercenario e giocatore d’azzardo, è altro. È un uomo con un alto senso di colpa per tutto quello che non ha creato nella vita e per quello che la vita gli ha riservato. Nonostante tutto è onesto e crede fermamente in Roma.

Belli i personaggi di contorno che fanno da sfondo alle indagini dei due protagonisti.
Molto bene Astragalo, che solo sentirlo parlare ti fa sorridere. Le sue scenette con Tito sono spassose. Molto bene Mammina-Flavia, ex moglie di Tito, ancora alla ricerca di sé stessa. Bella la parte di Appio Claudio Nero, il cattivo per eccellenza, subdolo e meschino quanto basta, feroce e tagliente quando vuole. Insomma, un bel romanzo con un intrigo niente male, che fa venire voglia di arrivare al termine tutto d’un fiato.
I due autori sono stati bravissimi a intessere la tela della trama, ma soprattutto a inserirla nel contesto storico vero, e anche a delineare la società romana dell’epoca, con i suoi usi e costumi. Sembra davvero di percorrere le strade della Suburra, sentirne gli “odori”, vederne i colori. Oppure passeggiare o stare sdraiata su un triclinio nelle ville sull’Appia e sul Palatino, dove i ricchi vivevano lontano dalla plebe.
Molto bello, ne consiglio vivamente la lettura. Può essere letto anche senza aver letto il primo libro “Il diritto dei lupi”, anche se è sarebbe meglio farlo, per cercare di conoscere meglio le caratteristiche dei personaggi principali.

Silvia Marcaurelio

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