martedì 27 febbraio 2024

RECENSIONE - Notte di neve e sangue di Tríona Walsh

Per commemorare il decimo anniversario della scomparsa di Cillian Flaherty, un gruppo di amici di vecchia data, tra cui anche sua moglie Cara Folan, si riuniscono per la settimana che anticipa il Capodanno sull’isola più grande dell’arcipelago delle Aran, Inis Mór.
Gli amici, Daithí, Maura e Cara, continuano la loro vita sull’isola. Uno come proprietario del pub Derrane, Maura Conneely come insegnante elementare e Cara come unica “Garda” poliziotta del posto. Gli altri tre, che si sono uniti per la commemorazione sono Seamus, il fratello più piccolo di Cillian e Ferdia e Sorcha, marito e moglie, anche loro amici di vecchia data che vengono da Londra.
Seamus è al centro dell’attenzione di tutti, perché è uno scrittore e sceneggiatore di successo. Dopo la morte del fratello si è trasferito in California e ormai fa parte del mondo di Hollywood, tanto da aver portato sull’isola una troupe che girerà delle scene del film tratto dal suo diario.

Ma tutto si complica con l’arrivo sull’isola di una tormenta di neve, che blocca tutto e tutti, soprattutto quando Cara verrà avvisata che c’è un corpo che è fra le onde della Tana del Serpente e che il corpo è nientemeno che quello della sua migliore amica Maura Conneely.
L’autrice ci immerge nel paesaggio rurale dell’isola di Inis Mór, già isola con poco da offrire in estate figurarsi con una tempesta di neve. Niente telefoni, niente elettricità, niente comunicazioni col mondo esterno. Tutto ovattato dal manto di neve e dal vento che spira fortissimo. È in questa condizione che Cara si ritrova ad indagare in solitaria sulla morte della sua amica. Infatti chiunque abbia ucciso la sua amica, si trova ancora lì bloccato sull’isola come tutti loro.
Lo scatenarsi della tempesta, scandirà la scoperta di situazioni tenute segrete da anni. Di amori, tradimenti e vecchie ruggini.
Quando la tempesta darà loro tregua, sarà il momento in cui tutto ciò che era un segreto si rivelerà in tutta la sua cruda verità.

L’autrice è molto brava a unire la condizione climatica con il pathos del thrilling. È una componente fondamentale. Il buio, la neve, il vento complicano tutto quello che può essere la vita di tutti i giorni, figuriamoci su di un’isola senza collegamenti esterni e con un assassino che gira libero e potrebbe uccidere ancora. L’autrice non fa altro che creare ancora più suspense, per poi con il sereno, scoprire i veli dei segreti, come le nuvole nel cielo.
L’unica nota di biasimo che faccio all’autrice, essendo io stata in Irlanda diverse volte, e diverse volte anche a Inis Mór e a Dan Aengus, mi sembra un pochino inverosimile l’ultima scena, soprattutto con le condizioni climatiche che ci racconta durante tutto il libro, e che ho visto un po’ come la classica americanata da film.
Comune rimane un bel giallo da leggere tutto d’un fiato!

Silvia Marcaurelio

 

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