venerdì 18 ottobre 2013

RECENSIONE – SOLO UN UOMO di Alessandra Appiano

Appena finito di leggere l’ultima pagina di questo romanzo, non so ancora cosa pensarne.
Soprattutto il finale, io lo avrei pensato diverso.
E’ una storia nella storia. Una storia che parla di Alice Giannascoli, donna scialbina, vicina ai quaranta, con un figlio a carico, ma senza un uomo al seguito, perso per sempre e mai più cercato.
Alice proviene da una famiglia disastrata, sua madre è un’eterna martire, suo fratello un eroinomane che entra ed esce di galera e suo padre, forse l’unico che poteva ancorare la famiglia, è diventato un vegetale.
Le uniche luci nella sua vita, fatta di zero vita sociale, un lavoro in una palestra fisioterapica dove il massimo della vita è parlare di dolori articolari, rimedi della nonna e operazioni inevitabili, sono suo figlio Davide e la sua amica Camilla.
L’incipit è questo.
Troviamo Alice in pieno stato confusionale che si sta recando presso un noto notaio milanese. Quello che non avrebbe voluto accadesse è successo per davvero, la sua amica Camilla l’ha lasciata da sola, ha preferito darsi per vinta e andare a morire.
Alice riceverà dalle mani della stizzita notaio, oltre ad una lauta eredità e ad un mega appartamento nel centro di Milano, due buste, una bianca ed una rossa da non aprirsi contemporaneamente. Prima la bianca e poi la rossa come da istruzioni della stessa Camilla.
Da qui in poi il romanzo parlerà di lei, di Camilla. Perché in fondo è lei la vera protagonista della storia.
Alice viene invitata dall’amica a riprendere a scrivere, ora che con il suo lascito non ha più problemi economici e può dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Quale modo migliore ha Alice per ringraziare la sua amica, se non quello di scrivere una storia su di lei? Soprattutto alla luce del contenuto della busta rossa, dove Camilla le ha lasciato le sue perle di saggezza sull’amore.
Scopriamo così tutta la vita di Camilla, da quella lavorativa a quella sentimentale, vista con occhi diversi. Quelli degli uomini che sono stati legati a Camilla e quelli della sua amica e protetta.
Uomo dopo uomo, relazione dopo relazione, Alice scopre una Camilla diversa da quella che lei conosceva. Una Camilla esageratamente piena di se, capace di sbeffeggiare i suoi compagni, di mettersi davanti a tutto. Alice non aveva mai pensato alla sua amica in quel modo e crede che Camilla sia morta proprio per questo, perché i suoi uomini nonostante tutto non l’abbiamo mai capita ed apprezzata veramente per quello che era, una donna molto generosa. Soprattutto l’ultimo, quello di cui non si sa nulla, quello che dovrebbe essere stato l’ultima goccia nel vaso della vita di Camilla e che l’abbia convinta ad uccidersi.
Peccato che tutti gli uomini che Camilla ha frequentato (e sotto, sotto anche io) si siano fatti più o meno la stessa idea di lei: di una donna sulla cinquantina, con la paura di perdere, con lo sfiorire della sua giovinezza e della sua bellezza, il suo appeal, il suo sense of humor, e soprattutto la voglia di rimettersi in gioco, sempre.
Non vi racconto l’epilogo, perché non devo e  che mi ha lasciata un po’ perplessa. Come ho già detto lo avrei pensato diverso e per questo non riesco ancora a dare un giudizio alla storia in se.
Il libro è scritto bene ed è scorrevolissimo. Tant’è che l’ho finito in poco meno di mezza giornata. Ma lascio in sospeso il giudizio … Devo far decantare la storia per, forse, apprezzarla appieno … o meno!

Voto: in sospeso

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