lunedì 14 ottobre 2013

RECENSIONE – SACRÉ BLEU di Christopher Moore

Il romanzo si ispira all’azzurro che veniva usato dai pittori impressionisti, ricavato dai lapislazzuli d’oriente, e per questo molto, molto costoso e raro. Veniva usato, soprattutto, per l’arte sacra, da questo il suo nome, Sacré Bleu.
La storia è quella di Lucien Lessard, fornaio di Montmatre, figlio e nipote di fornai. Lucien ha un sogno, quello di accontentare suo padre e diventare un pittore famoso.
Nella sua vita ha sempre frequentato i massimi rappresentanti dell’impressionismo, che sono un po’ come suoi zii, Renoir, Monet, Pissarro, Cezanne, che suo padre in qualche modo ha sfamato nei loro periodi bui.
Il suo più “grande” amico è il “Nano Gentiluomo”, Tolouse-Lautrec e la sua musa è la bella Juliette, dagli occhi blu oltremare, che lo ha già piantato una volta, facendogli soffrire pene d’amore infinite, e che ritorna dopo due anni e mezzo come se non fosse mai andata via.
A fianco di Juliette si nota spesso un uomo basso, rozzo e ripugnante, che si fa chiamare Il Colorista, che Moore ci rende da subito antipatico.
Ben caratterizzati i tre personaggi principali, Lucien-fornaio-pittore, Tolouse-Lautrec nobile-pittore e tombeur de femme, e Juliette che in realtà cela il segreto che è alla base della storia.
Un discorso a parte va fatto per Il Colorista che vende i suoi colori a tutti i pittori, soprattutto il famoso blu oltremare, o Sacré Bleu. Appare e riappare in paesi diversi, in contesti diversi ed in secoli diversi. Sempre lui, sempre uguale. E infatti, dietro alla vendita di questo colore si celano enigmi e retroscena sconvolgenti: la sparizione del Blu da certi capolavori rinascimentali o il misterioso suicidio, che sembra piuttosto un omicidio, di Vincent Van Gogh.
Cosa c’entra in tutto questo con il Sacré Bleu? Questo colore sembra conquistare e stregare chiunque a rendere ogni quadro un vero capolavoro tranne poi dimenticarsene per sempre.
Moore con questo romanzo da una rilettura della storia dell’impressionismo con qualche salto nel rinascimento italiano, frutto di anni di ricerche in Francia ed in Italia, in una chiave umoristica, e su quanto di più profondo possano muovere le passioni umane, sotto qualsiasi forma si manifestino.
Una storia di intrighi, arte e ragazze can-can, una rilettura ricca di riflessioni, dove scorre la giusta quantità di umorismo, anche se “Il vangelo secondo Biff” è di un’altra categoria.
Molto evidente, essendo il racconto diviso in piccoli paragrafi nei quali ci si sofferma su quadri specifici, il tributo ai pittori impressionisti più importanti, e alla loro folle ribellione, che esprimeva la voglia di vivere l’arte a modo loro.
Una storia piena di colpi di scena, con un continuo scambio di battute e di momenti esilaranti che danno un tocco in più alla storia.
Libro consigliato, che sorprende mischiando storia, misteri irrisolti ed ironia tagliente in un cocktail ben riuscito.

Voto: 7+

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