E’ l’anno del bicentenario di “Orgoglio
e Pregiudizio”, quindi ci saranno sicuramente molti scrittori e scrittrici che
si cimenteranno nel farci rivivere in qualche modo le gesta di Elizabeth e
Darcy, di Jane e Bingley, di Mrs. Bennet e delle sue figlie, di Longbourne,
Netherfield e Pemberley. Molti scritti sono riusciti, altri meno.
Questo romanzo di Amanda Grange
lo possiamo annettere tra quelli riusciti.
Ci ritroviamo di nuovo ai tempi
della reggenza, con i nostri eroi. La storia, questa volta, è raccontata dal
punto di vista di Mr. Darcy, sotto forma di un diario, che mi è sembrata un’idea
azzeccata visto il personaggio metodico e sempre sotto controllo che è il
nostro eroe.
Per chi ama la Austen e avrebbe
voluto sapere cosa effettivamente pensava Mr. Darcy mentre era lontano da
Elizabeth, come se ne fosse innamorato, cosa pensava dei suoi sentimenti, cos’era
a turbarlo fino nel profondo, questo è il romanzo giusto.
Come tutti ben sappiamo Mr. Darcy
ci è stato disegnato dalla Austen come un essere caparbio, testardo, cocciuto
ed orgoglioso, tranne poi consegnarcelo sotto una luce diversa, cambiato in
meglio da Elizabeth e dal suo amore per lei. E così ci appare anche in questo
romanzo. La stessa cocciutaggine, la stessa testardaggine … Bellissimo il
momento della richiesta di matrimonio e del rifiuto di Elizabeth. Lui non
riesce a capacitarsi cosa c’era di sbagliato in quello che ha detto e fatto, ma
i suoi amici e parenti, Bingley e il colonnello Fitzwilliam gli faranno notare i
suoi errori, le sue mancanze e scopre di non essere poi quel gentiluomo che
credeva.
In questo romanzo, a differenza
di quello della Austen, siamo molto più a contatto con la vita che avrebbe
vissuto qualsiasi gentiluomo dell’epoca, facoltoso come Mr. Darcy. Di tutti i
balli a cui era quasi costretto a partecipare, di tutte le gentildonne che gli
venivano proposte come probabili mogli, molte somiglianti a Caroline Bingley.
Notiamo anche molto di più il ruolo voluto in quel tempo dalla donna. La donna
non doveva essere intelligente, ma raffinata. Doveva saper ricamare, cantare,
suonare, disegnare, qualche parola di francese, avere una bella scrittura e
forse leggere qualche libro, ma l’intelligenza era una cosa superflua. Ed ecco
perché Elizabeth, seppur nella sua poca raffinatezza, risulta diversa agli
occhi di Darcy. Elizabeth mostra di essere intelligente e di saperlo
contrastare nei discorsi, quando un’altra dama (nel romanzo ne avremo un
assaggio!) avrebbe risposto a malapena e a monosillabi.
Viene particolareggiato il
personaggio di Caroline Bingley. Il suo pensiero più recondito viene messo a
nudo. La speranza che la sua famiglia si unisca a quella dei Darcy con un
doppio matrimonio, quello suo con Darcy e quello di suo fratello con Georgiana.
Tocchiamo con mano la sua gelosia e la sua spocchiosità.
Mi sarebbe piaciuto che il
personaggio di Anne, trattato solo alla fine, fosse più sviluppato. L’autrice
ci porta a pensare ad una storia con il colonnello Fitzwilliam e con un’uscita
di scena della zia Catherine piena di stizza.
Lo scritto è scorrevole e di
facile lettura. La scrittrice ha saputo ricreare la storia attraverso gli occhi
di Darcy con una minuziosa ricerca delle date per stilare al meglio il diario.
Bello anche il tormento di Darcy,
che non si capacita come possa essersi innamorato di Elizabeth, una persona
così inferiore a lui, il suo combattere questo sentimento quasi con ferocia. Ma
è una guerra contro se stesso che ingaggia, perdendola. Bellissima la frase: “Oggi
non ho pensato quasi per niente ad Elizabeth. Soltanto una dozzina di volte”.
Mi è piaciuta l’accortezza nei
dettagli e lo spirito aggressivo e temerario nel raccontare la storia da un
punto di vista diverso.
Voto: 7,5
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