mercoledì 6 novembre 2013

RECENSIONE - IL FERRO DA STIRO DI GIANNI SIMONI

Inizio con il dire che questo libro mi ha lasciata un po’ perplessa. Il motivo è semplice: nelle prime 130 pagine di indagini non se ne parla. Troviamo Il commissario Miceli alle prese con l’impatto emotivo causato dall'avvicinarsi della pensione, che scopre che a succedergli sarà Grazia Bruni. Quest’ultima suscita la gelosia delle mogli di Petri e dello stesso Miceli che complottano per renderle la vita più semplice. Così fra scaramucce familiari, notti passate sul divano e tentativi di riconciliazione, scopriamo un Petri inedito e molto disinibito. Nello stesso tempo, il commissario Miceli accusa un fastidio alla prostata che lo costringe a peregrinare fra ospedali e farmacie, accompagnato dell’ex magistrato a cui prende paura e si converte di nuovo all'uso della pipa e all'acqua naturale. Ormai in odor di pensione, il commissario Miceli, che, sarebbe felice di chiudere la carriera in tutta calma e serenità, l’ultima cosa che si aspetta a due settimane dal meritato riposo è che proprio il suo più caro amico, Petri, gli piombi in ufficio con una rogna.
Ma Petri, al contrario di Miceli, non perde occasione per inseguire il colpevole di turno, e questa volta il pretesto gli giunge davvero per caso: un ferro da stiro preso in prestito presso un elettricista, in sostituzione di quello guasto di Anna, sul quale spiccano alcune piccole macchioline rosse. Ruggine o sangue? Un indizio assai labile, forse anche trascurabile, ma i due non aspettano tempo e attraverso una rapida analisi della Scientifica, non è difficile avere la risposta: con quel ferro da stiro è stato colpito qualcuno, forse ucciso. Da qui prende l’avvio una complicata indagine per ricostruire a ritroso la strana storia di quel ferro da stiro e, soprattutto, dei suoi proprietari. E’ un caso di omicidio? Riusciranno i due a chiarire tutti gli aspetti di una vicenda intricata e dolorosa, prima che Miceli debba passare il testimone?
I dialoghi e le atmosfere cui l’autore ci ha abituato li ritroviamo anche in questo romanzo. Miceli e Petri formano la solita coppia ben affiatata, ognuno preso dalle proprie preoccupazioni, ma entrambi disposti ad andare fino in fondo per scoprire la verità. L’ex giudice non perde ancora una volta occasione per dare sfogo al suo anticlericalismo, almeno nell'occasione specifica fondato. Inoltre i suoi battibecchi con la domestica Assunta, schierata dalla parte della moglie Anna, sono delle gemme di pura comicità.
Le lettura si dimostra quindi piacevole come sempre, ma resta quella parte iniziale di cui, francamente, mi è sfuggito il senso.

Voto: 7,5

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