mercoledì 27 settembre 2017

RECENSIONE – Amy Snow di Tracy Rees



Siamo in piena epoca Vittoriana. É l’anno 1831 e in una fredda mattina invernale Aurelia Vennaway, rampolla di una nobile e facoltosa famiglia, trova un fagottino urlante e nudo in mezzo alla neve. Se non fosse passata di là, la piccola, perché è una bimba, sarebbe sicuramente morta assiderata. Aurelia ha otto anni e la vorrebbe sempre con sé, come se fosse sua sorella, ma non rispecchia il volere dei suoi genitori, che la considerano una figlia del peccato e soprattutto non soddisfa sua madre, che sembra provare un odio profondo verso quell’esserino inerme. Suo padre, invece, preferisce ignorarla. Visto il periodo del ritrovamento viene chiamata Amy Snow. Aurelia è da sempre una bambina cocciuta e molto indipendente, ha idee tutte sue e spesso riesce a spuntarla anche sui suoi genitori. Crescendo riesce a tenere Amy vicino a sé, molto più di quanto sua madre voglia. Aurelia ed Amy, d’altronde, non potrebbero essere più diverse. Una è abbigliata elegantemente e destinata ad un matrimonio di convenienza che porti ulteriore ricchezza e prestigio alla famiglia e l’altra che è destinata nel  migliore dei modi a finire i suoi giorni come sguattera in una cucina. Ma il destino ci mette lo zampino. Aurelia si ammala e i pretendenti scompaiono all’orizzonte e con essi il fastoso matrimonio e il futuro pieno di ricchezze che sua madre sognava. Aurelia ha quindi anche l’opportunità, dapprima negatale, di partire per un viaggio insieme ad alcuni suoi amici. Amy però è costretta a rimanere a casa e non capisce, non riesce a comprendere l’abbandono. Il viaggio diventerà poi, sempre più lungo e il ritorno di Aurelia sempre più lontano ed ad Amy non rimangono che le lettere che Aurelia le spedisce da ogni posto che diventa meta del viaggio. Ma Aurelia alla fine torna dopo più di un anno di assenza e nonostante il rancore che prova, Amy si imbeve dell’amore e della presenza della sua amica, anche se durerà relativamente poco, perché Aurelia morirà  poco dopo. Amy a soli 17 anni e si ritrova così senza casa e senza un soldo, senza sapere cosa fare di se stessa. Ma come sempre a lei ci ha pensato Aurelia. Il suo lascito è una serie di lettere con delle istruzioni da seguire che porteranno Amy a fare lo stesso viaggio e a conoscere le stesse persone incontrate da Aurelia nel suo lungo pellegrinaggio. Un percorso che le permetterà in piena indipendenza economica di debuttare in società, conoscere nuove città, fare amicizia e conoscere anche l’amore. Da Londra, passando per Bath per arrivare fino a York, e conoscere infine la vera eredità di Aurelia. Bellissimi i due personaggi femminili. Quello di Aurelia, che ci viene raccontato da Amy o attraverso le sue lettere. Una donna moderna, ribelle ed idealista, che rifugge in tutto e per tutto i dettami dell’epoca. Ed Amy, che dopo aver subito una vita infelice, viene quasi costretta, dal lascito dell’amica, a cambiare profondamente se stessa, a rendersi indipendente. Molto azzeccati alcuni dei personaggi secondari tra cui spicca quello dell’anziana Mrs. Riverthorpe, donna quanto mai fuori dall’ordinario. Per essere un romanzo d’esordio è comunque molto ben scritto.  La storia è ben congegnata anche se alcune volte tende a dilungarsi un po’, ma il romanzo si legge comunque con piacere e la storia è in definitiva appagante. Consigliato soprattutto a chi ama il romanzo storico e l’epoca Vittoriana. Voto: 7+

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