venerdì 29 settembre 2017

RECENSIONE – Uno sparo nel buio di Vincenzo Cerracchio



Siamo nel 1922. Presso il Tribunale della Corte di Assise di Roma, si sta svolgendo il processo ad Ignacio Mesones, unico imputato per l’omicidio di sua moglie, Bice Simonetti, il cui corpo fu rinvenuto sul Lungotevere Marzio in una gelida mattina del febbraio del 1918. É morta con un colpo di pistola sparatole alla tempia. Il Mesones è accusato di aver simulato un suicidio. Tutto sembra piuttosto semplice: l’arma è stata ritrovata e il colpevole anche, non fosse che il Mesones, all’epoca dei fatti, era già completamente cieco. La storia si divide tra tribunale e redazioni dei giornali. Avvocati della difesa contro Pubblici Ministeri, cronisti di vecchia data e giovani cronisti d’assalto. Verrà ricostruita tutta la vicenda tramite le varie e contraddittorie testimonianze, le svariate perizie dei medici, le audizioni dei complici o presunti tali, in un Italia del primo dopoguerra con i primi accenni di quello che sarà il fascismo. L’Italia dei governi deboli, degli scontri di piazza, dei primi vagiti del femminismo. L’autore racconta il crimine come un fatto di cronaca, probabilmente avvezzo a ciò, visto il suo esser stato per tanti anni cronista de “Il Messaggero”. La scrittura risulta secca e lineare e ha il merito di tenere il lettore attento sul fatto di cronaca, tra l’altro realmente avvenuto. Il caso è difficile e una soluzione lontana, non fosse che all’orizzonte di chi ne parla si profilano strani personaggi e lettere di minacce nemmeno tanto velate. Qualcuno vuole per forza che il Mesones paghi per un omicidio che forse non ha commesso, o forse non ha commesso da solo. Il protagonista principale è Diego, giovane cronista de “Il Giornale d’Italia” che prova a scoprire la verità, forse scomoda, aiutato da Caterina, futura psicologa, femminista di prima mano, impegnata a dimostrare che il Mesones era incapace di intendere e di volere, dovuto alla sua condizione psico-fisica. Diego è sfacciato e sfrontato al punto giusto, proprio come dovrebbe essere un cronista. Vuole la verità assoluta e nonostante le minacce tende ad andare avanti per la sua strada. La storia sembra essere confusa, soprattutto per la moltitudine dei personaggi, ma l’autore riesce a sciogliere bene i fili che legano la matassa e a costruire una trama basata su ogni piccolo dettaglio, ogni loro parola. La sua scrittura risulta scorrevole e i personaggi ben caratterizzati, e riesce a mantenere, tramite loro, dubbi, incertezze e una giusta suspense. Voto: 7,5

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