venerdì 29 settembre 2017

RECENSIONE – Florence Grace di Tracy Rees



Dopo il successo ottenuto con il suo precedente romanzo “Amy Snow”, Tracy Rees ci riprova con un nuovo personaggio femminile, Florence Grace. Florence, detta Florrie abita in un piccolo villaggio rurale della Cornovaglia, insieme a suo padre e a sua nonna Nan. Nonostante non abbia mai conosciuto sua madre Elizabeth, stranamente ne conserva il ricordo.  Si capisce subito che è una bambina speciale. Da sola nella brughiera non si perde mai, riesce sempre, anche in condizioni disagevoli, a ritrovare la strada. Ha la facoltà di scrutare nell’anima delle persone, quasi a vederne il futuro. Florrie viene quindi cresciuta da sua nonna Nan, libera di vagare nella brughiera. Se la perdita di sua madre l’aveva accettata, quella di suo padre la prostra in maniera inverosimile, solo la vecchia Rilla, una sorta di druido del villaggio, riesce a salvarla da sé stessa e da una morte per consunzione. A tredici anni Florence vede una buona possibilità di guadagno in un lavoro da cameriera in città, a Truro. É solo per una sera, ma qualche soldo in più in casa non fa mai male. Incuriosita da questa nuova esperienza, Florence rimane incantata da tutto quello che vede. Il ballo, i vestiti, tutto le sembra più splendente. Tra i tanti, nota due giovanotti. Uno che si nasconde dietro le tende in un anfratto dove passa solo la servitù. L’altro che fissa tutti con uno sguardo torvo ed irriverente che mostra sicuramente la poca voglia di essere lì in quel momento. I due sono i  rampolli della nobile famiglia Grace. Sanderson, biondo e solare e Turlington, scuro e ombroso. Tornata a casa la mattina seguente dopo aver incontrato Turlington nelle stalle, Florrie nei giorni seguenti non riesce a dimenticare i due e ne parla con Rilla. Poco tempo dopo Nan si ammala e prima di morire le rivela che anche lei è una Grace da parte di sua madre. Nan ha chiesto quindi al vecchio patriarca Grace di prenderla con loro dopo la sua morte, nella sua famiglia. E che famiglia! Un nonno dispotico, una zia cattiva e due cugine che fanno di tutto per metterla in cattiva luce. Sembra piacere al solo Sanderson, e un poco forse, anche a suo nonno. Florence non ha mai dimenticato Turlington e quello che si erano detti quella mattina nella stalla, e nemmeno lui sembra averla dimenticata. Ma la loro è una storia di discesa all’inferno e per qualcuno sarà senza ritorno. Florence è abituata a badare a se stessa. Non ha bisogno di crinoline e gioielli. Nonostante la società non fosse così liberale con le donne e ne minasse le libertà personali, Florence riesce ad essere indipendente, moderna e positiva. Non accetta costrizioni e soprattutto mai metterà se stessa nelle mani di un uomo inaffidabile. Non è una Cenerentola e non desidera un principe. Per Florrie ognuno si sceglie il destino da sé, se lo crea rinunciando, anche se fa male, all’amore indissolubile, tormentato e passionale, che potrebbe annullarla, perché può essere felice e contenta anche senza. Bella la protagonista nella sua determinazione e nella sua voglia di indipendenza. Bella la sua dimostrazione dei sentimenti nonostante la bigotteria dell’epoca vittoriana. Bello il suo non aver paura del futuro, perché la sua storia se la scrive da sé. Belli anche i paesaggi maestosi della Cornovaglia ed essendoci stata, capisco la voglia di Florence di tornarvi a tutti i costi. Per gli amanti del genere. Voto: 7+

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