martedì 26 settembre 2017

RECENSIONE – Central Park di Guillaume Musso



Immaginate di svegliarvi, dopo una normale serata insieme alle amiche, dopo qualche bicchiere di troppo, non ricordando nemmeno come avete fatto a tornare a casa. Immaginate che a casa non ci siete proprio tornate, anzi, vi trovate ammanettate ad uno sconosciuto dall’altra parte del mondo, a Central Park; voi che fino a poche ore prima eravate a Parigi. Niente documenti, niente soldi e avete addosso del sangue, che fortunatamente o sfortunatamente non il vostro. Ma soprattutto chi è il tizio ammanettato con voi? É così che si sveglia Alice, poliziotta francese. Per scoprire quello che le è successo non le resta che indagare portandosi dietro Gabriel, pianista Jazz, che la sera prima, giura che era a Dublino per un concerto. Niente è come sembra e ad Alice non resta che riannodare i fili della sua esistenza, cercando a ritroso nel tempo, per far luce ad un presente quanto mai oscuro. Molto abile Musso a creare un thriller nel thriller. Nel romanzo aleggia sempre quella sorta di suspence che lascia col fiato sospeso e invoglia il lettore a proseguire nella lettura. Alice si deve fidare di Gabriel? Musso scrive lasciandoci sempre con quel senso di incertezza, di paura, di fallibilità dell’essere umano. Tesse una trama che sembra adatta ad un film per quanta velocità sembra avere il susseguirsi di eventi e situazioni. Più che il personaggio di Alice a me è piaciuto quello insolito e misterioso di Gabriel e mi fermo qui per non rivelare nulla. Il finale è “quasi” a sorpresa, perché poco prima della fine si riesce ad intuire ciò che è vero e ciò che è falso in questa storia. Voto: 7

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