Immaginate di svegliarvi, dopo
una normale serata insieme alle amiche, dopo qualche bicchiere di troppo, non
ricordando nemmeno come avete fatto a tornare a casa. Immaginate che a casa non
ci siete proprio tornate, anzi, vi trovate ammanettate ad uno sconosciuto dall’altra
parte del mondo, a Central Park; voi che fino a poche ore prima eravate a
Parigi. Niente documenti, niente soldi e avete addosso del sangue, che
fortunatamente o sfortunatamente non il vostro. Ma soprattutto chi è il tizio
ammanettato con voi? É così che si sveglia Alice, poliziotta francese. Per scoprire
quello che le è successo non le resta che indagare portandosi dietro Gabriel,
pianista Jazz, che la sera prima, giura che era a Dublino per un concerto.
Niente è come sembra e ad Alice non resta che riannodare i fili della sua
esistenza, cercando a ritroso nel tempo, per far luce ad un presente quanto mai
oscuro. Molto abile Musso a creare un thriller nel thriller. Nel romanzo
aleggia sempre quella sorta di suspence che lascia col fiato sospeso e invoglia
il lettore a proseguire nella lettura. Alice si deve fidare di Gabriel? Musso
scrive lasciandoci sempre con quel senso di incertezza, di paura, di
fallibilità dell’essere umano. Tesse una trama che sembra adatta ad un film per
quanta velocità sembra avere il susseguirsi di eventi e situazioni. Più che il
personaggio di Alice a me è piaciuto quello insolito e misterioso di Gabriel e
mi fermo qui per non rivelare nulla. Il finale è “quasi” a sorpresa, perché
poco prima della fine si riesce ad intuire ciò che è vero e ciò che è falso in
questa storia. Voto: 7
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