domenica 15 dicembre 2013

RECENSIONE - IL FILOSOFO DI VIA DEL BOLLO DI GIANNI SIMONI

Secondo episodio della serie del commissario di origine eritrea, Andrea Lucchesi. Si riparte da dove lo avevamo lasciato nel precedente romanzo "Piazza San Sepolcro", con Lucchesi che veniva colpito da un infarto. In questo nuovo romanzo lo troviamo alla fine della sua convalescenza, con un nuovo approccio alla vita, tipico di chi la vita l'ha quasi persa.
Ricomincia le sue indagini, portate avanti in sua assenza dal duo Serra e Minniti, che sono stati bene attenti e non si sono fatti sfuggire dei furti che sembrano commessi con gli stessi metodi di quelli dell'indagine del precedente romanzo. Stavolta non sono però dei quadri, ma delle incisioni cinquecentesche di maestri tedeschi. Andando avanti nell'indagine rispuntano fuori dei nomi già conosciuti come quello della contessa Elena Urbinati e del Prof. Niccodemi, vittime dei furti nell'episodio precedente.
Lucchesi, come solito fare, comincia ad indagare proprio tra i collezionisti di questo tipo di opere d'arte. Nel suo scorrazzare per la città, visto che i medici oltre a diminuirgli il numero di sigarette, a togliergli l'alcool, gli hanno consigliato di camminare, conosce Ambrogio. Un tipo abbastanza strano, che se ne sta tutto il giorno sotto i portici di Via del Bollo. Ambrogio è un filosofo, una persona molto colta, con un soprannome, Cartesio, che gli deriva dal suo continuo citare questo filosofo per ogni spiegazione sui fatti della vita.
Lucchesi ci fa amicizia, ed una sera a cena, mentre ascolta il suo amico filosofeggiare sulla verità vera, o una mera verità, fa una strana scoperta.
Pochi giorni da quella cena si troverà a dover togliere il suo amico dai guai, che si troverà invischiato in un omicidio di un testimone dell'indagine che sa conducendo.
Le persone che Lucchesi conosce sembrano sovvertire ogni sua aspettativa. Dalla contessa Urbinati, al commissario Pepe, dai collezionisti d'arte, alla sua collega Marchesi. Nessuno sembra quello che è, e Lucchesi dovrà accettare delle amare verità sull'apparenza delle persone.
Adoro Gianni Simoni. Se il primo romanzo di questa nuova serie mi aveva lasciata un po' freddina, posso dire che questo secondo episodio non mi ha affatto deluso. Anzi!
Ho imparato a conoscere meglio il personaggio del commissario Lucchesi, che sulle prime non aveva riscosso la mia stima, abituata com'ero alle vicende del giudice Petri e del commissario Miceli.
Donnaiolo come pochi, fumatore incallito, amante del buon cibo e del buon vino, ottimo lettore, ha un amore immenso per quella che sarà, forse, l'unica vera donna della sua vita, sua figlia Alice.
Scontroso e aggressivo, un uomo che, pur con tutte le sue debolezze non sa scendere a compromessi e per difendere il suo ideale di giustizia, non guarda in faccia nessuno. Nemmeno se, in nome di quella giustizia, deve giocarsi la carriera, o peggio, la vita.
Voto: 7/8

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