lunedì 2 dicembre 2013

RECENSIONE – IL BIZZARRO INCIDENTE DEL TEMPO RUBATO DI RACHEL JOYCE


L’autrice di questo libro, Rachel Joyce, è una scrittrice le cui mani abili hanno saputo scrivere una storia che qualche tempo fa mi ha fatto emozionare dopo tanto tempo, facendomi piangere e ridere nello stesso tempo, lasciandomi un piacevole sorriso sul viso dall'inizio alla fine: "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry”. E' bastato leggere questo suo romanzo, per farmi scattare la scintilla e farmi aspettare con il fiato sospeso la sua nuova opera. Non è un sequel, sia chiaro, ma io l'ho aspettato come se lo fosse, con lo stesso entusiasmo!
“Il bizzarro incidente del tempo rubato” inizia con la storia di Byron Hemmings, un bambino di dodici anni, precisamente nell’anno 1972. Anno bisestile.
Il mondo si accorge che proprio per questo la rotazione della terra non corrisponderà più al tempo indicato sugli orologi e che l’unica cosa da fare è quella di aggiungere al tempo 2 secondi in più.
Ma Byron non è convinto di questa cosa, gli sembra piuttosto pericolosa. In due secondi può succedere di tutto: “Puoi fare un passo in più e cadere in un burrone.” Byron non si spiega  come tutti possano rimanere tranquilli e che quei due secondi imprevedibili, significano un momento in più in cui può succedere qualsiasi cosa, mentre per lui inizia una continua ricerca, un'osservazione attenta di tutto quello che gli sta intorno per  carpire il momento esatto dell'aggiunta.
Mai si sarebbe potuto immaginare che proprio l’osservare tutto con occhio diverso avrebbe potuto cambiare per sempre la sua vita e quella della sua famiglia “quasi” perfetta.
La sua mamma, da sempre scrupolosa ed attenta, in una mattina in cui si è in ritardo, come se fosse una cosa impossibile per loro, prende una scorciatoia che non avrebbero mai dovuto prendere ed investe con la macchina una bambina con una bicicletta rossa.
Solo Byron però sembra essersi reso conto del dramma, nemmeno Lucy sua sorella che aveva gli occhi chiusi, nemmeno la sua mamma. Nessuno ha visto la ragazzina con la bicicletta rossa finire sotto la macchina. Ma Byron si fa prendere dal panico e vuole trovare un modo per rendere sua madre consapevole di quello che ha fatto, senza sapere che la sua buona azione scatenerà delle conseguenze terribili.
In parallelo alla storia di Byron, torniamo ai nostri tempi e leggiamo della vita di Jim, uomo con una strana vita, ricoverato più e più volte in gioventù in un ospedale psichiatrico, in preda a disturbi ossessivo-compulsivi, che lo portano ad eseguire dei rituali ogni giorno per essere sicuro che non accada niente di brutto. L'imprevisto che sconvolge le sue giornate così metodiche, si chiama Eileen, una donna tutt'altro che metodica e tranquilla e che, forse proprio per questo suo essere l'opposto di Jim, lo attrae a tal punto da accettare di avere qualcuno al suo fianco, vivendo una storia d'amore quasi adolescenziale, sia nei sentimenti che nelle problematiche. Le storie dei due protagonisti sono apparentemente distaccate ma si capisce immediatamente che c’è una connessione tra loro. Lo si scoprirà alla fine, ma lo si intuirà immediatamente.
Ma la morale del libro, non è ne la storia di Byron, né quella di Jim. Quello che il libro ci vuol far capire è che siamo schiavi di qualcosa che solo un insieme di regole fissate da qualcuno. Se una cosa si chiama come si chiama e non con un altro nome, se ci svegliamo alle 6 e 30, se si va a scuola alle 8 e 30 e in ufficio alle 9, e si pranza in un determinato orario è perché se non lo facessimo ci sarebbe il caos. Ci sarebbe gente che va al lavoro e gente che pranza e gente che va a letto. Nessuno capirebbe più cosa è giusto e cosa non lo è. “A volte è stupefacente guardare una cosa e sapere che, se solo si cambia punto di vista, potrebbe significare altro.”
Ci troviamo davanti ad una storia diversa da quella raccontata ne "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry" eppure, la Joyce assolutamente non ha perso il suo tocco magico che sa rendere tutto quasi ovattato, pur essendo estremamente schietta nella scrittura. Non so spiegarlo ma, ancora una volta, nel leggere una sua opera, mi sono sentita come sprofondare in un mare di cuscini morbidi, cullata come in un abbraccio, in una tenerezza senza fine. Ecco, questo è l'effetto che mi fa Rachel Joyce. E' una carezza, anche quando tratta argomenti difficili, è sempre e comunque una carezza.

Voto: 8,5

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