lunedì 18 gennaio 2016

RECENSIONE - La canzone che ci ha fatto incontrare

Un libro d’amore e sentimenti scritto da un uomo è già una novità. Che poi questo libro sia anche ben fatto va benissimo, che però si tratti di una trilogia va malissimo. Odio questa situazione che, per aumentare il guadagno, le case editrici si prendano la briga di suddividere un libro, che potrebbe benissimo essere unico, in tre episodi. Jane è una donna di quarant’anni, Caleb è un ragazzo di nemmeno venticinque anni. Quindici anni di differenza non sono pochi, ma non impedisce ai due di innamorarsi.  Jane intravede Caleb all’inizio della nostra storia. Sono entrambi al cimitero. Lei è rinchiusa nella sua macchina mentre un acquazzone viene giù dal cielo. Caleb compare in mezzo alla pioggia e dopo qualche minuto di raccoglimento davanti alla tomba di Melody, lascia lì qualcosa. Un dollaro d’argento del 1973. L’inizio della loro storia ha come punto di giuntura Melody, la figlia di Jane. Melody era una ragazza di vent’anni stroncata dall’assunzione di alcool e droghe. Con la speranza di sapere chi e cosa fosse diventata sua figlia Melody, Jane inizia a frequentare Caleb e con il pretesto di dover sistemare un giardino ormai in rovina, la donna invita il ragazzo a stabilirsi a casa sua, facendolo entrare pian piano oltre che nella sua dimora, anche nella sua vita e nel suo cuore. Ma Caleb non ha mai conosciuto Melody, l’ha soltanto intravista qualche volta vicino al locale dove lei lavorava, e tra loro era nato una sorta di gioco. Ognuno dei due lasciava all’altro una moneta da un dollaro come mancia, sempre la stessa. Tra Jane e Caleb l’attrazione è forte; e quando finalmente Caleb riesce a raccontarle la verità, Jane non ha più remore, e lascia che i suoi sentimenti vengano a galla e anche la giovane età di lui non le fa più tanta paura. Tra i due protagonisti è forse proprio Caleb ad essere quello più equilibrato. E’ giovane, è onesto e non ha niente da perdere. Prova per Jane dei sentimenti sinceri e non ha paura di aprirsi all’amore. Jane, invece, è dapprima piena di sensi di colpa, un po’ perché pensa che Caleb sia l’ex di sua figlia, e poi per la grande differenza di età che ha con lui. Ha una sorta di frustrazione, quella che le fa sempre pensare che non può tarpare le ali di una persona così giovane. Hanno due età così distanti che possono avere differenti vedute e differenti scopi nella vita. Lei è una donna realizzata anche se fino ad un certo punto, lui deve ancora spiccare il volo dal nido. Ma la sua amica Grace, in punto di morte, le fa aprire gli occhi. L’amore che si prova non ha età, e la vita è breve e va vissuta fino in fondo, senza portarsi dietro alcun rimpianto. Grace in un ultimo incontro le dice: “Fai solo tutto ciò che faresti se non avessi paura. Vivi come avrei vissuto io se l’avessi capito prima. Vivi la vita che io non posso più vivere, Jane. Una vita senza paura”. Tra i due, quando Jane riuscirà a lasciarsi andare,  nascerà un sentimento dolce, passionale e profondo e Jane capirà che non tutti giudicano la differenza di età tra lei e Caleb. Che forse è solo lei a dargli importanza. Jane saprà affrontare le convenzioni e afferrare la mano che Caleb le sta tendendo? Romanzo dolce e appassionato, che ci ritrae una donna alle prese con i suoi demoni ed un ragazzo, quasi uomo, tanto ingenuo e disarmante quanto affascinante. Winfield non sembra un uomo per come scrive tanto leggiadro è il modo di argomentare. Ci vuole dimostrare come la paura possa rendere ciechi alla felicità che si ha, qualche volta a portata di mano, basta saperla prendere. Attendo l’uscita del secondo volume, anche se per me ci si poteva fermare qui. Dagli altri mi aspetto un seguito, purtroppo, fin troppo banale. Voto: 7 per questa storia – 2 per il fatto che abbia un seguito.

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