venerdì 8 gennaio 2016

RECENSIONE – La locanda di Rose Harbor vol. 1 di Debbie Macomber




Dopo la perdita del marito militare, morto in un’operazione in Afghanistan e senza che sia riuscita a recuperare il suo corpo e avere una tomba su cui piangere, Jo Marie Rose, senza dare ascolto a consigli di parenti ed amici, molla il lavoro in banca e una promettente carriera e la grande città per trasferirsi nel paesino di Cedar Cove, affacciato sull’Oceano Pacifico, dove acquista una locanda con vista sul porticciolo. E’ un luogo magico per Jo Marie e pensa che sia fatto a posta per lei e per ritrovare il suo equilibrio e rimettere in sesto la sua vita. Si stabilisce quindi nella ex locanda, le cambia nome in Rose Harbor per onorare suo marito Paul Rose, e si mette al lavoro per trasformarla in un delizioso B&B cominciando ad occuparsi personalmente di tutto, dal bricolage, all’arredamento, dalla cucina fino ai lavori a maglia. Quando arriveranno i primi ospiti ad occupare le stanze, Jo Marie si accorgerà che ognuno di loro è in cerca di qualcosa. Chi del perdono, chi dell’amore e chi di se stesso. I primi due ospiti che si recheranno nella Locanda di Rose Harbor sono Abby e Josh. Sono stati entrambi abitanti del piccolo paesino ed entrambi hanno una storia dolorosa alle spalle che li ha fatti fuggire da lì. Abby è una ragazza giovane e carina, ma è morta dentro. Tutto è accaduto molto tempo prima. Una sera invernale ha avuto un incidente stradale. Lei era alla guida e con lei c’era la sua migliore amica. Lei è ancora viva e la sua migliore amica è morta. Si sente colpevole di aver troncato una vita così giovane e vorrebbe essere lei ad esser morta. Ha vissuto tutta la sua vita con questo peso sulle spalle sapendo che anche i genitori della sua amica la colpevolizzano dell’accaduto. Riuscirà, complice il matrimonio di suo fratello, a tornare a vivere, a perdonarsi e a farsi perdonare? Josh è andato via appena diplomato ed è tornato perché il suo patrigno Richard, che lo aveva cacciato in malo modo mettendolo in mezzo ad una strada, è un malato terminale e sta per morire. Ha ricevuto la telefonata di una sua vecchia conoscente e vicina, Michelle che lo avverte che sono gli ultimi giorni di Richard e sarebbe il caso che lui tornasse a Cedar Cove. Josh non vuole avere niente a che fare col patrigno, ma si sente costretto ad andare. Lui non ha nessuno, soprattutto dopo la morte di suo figlio Dylan. Vecchi rancori riemergeranno e faranno molto arrabbiare Josh e Richard, ognuno per i propri motivi. Per Josh ogni momento potrebbe essere quello buono per andarsene da lì, visto che il vecchio di lui non ne vuole proprio sapere niente. Ma Michelle, con la sua dolcezza riesce a smussare i caratteri forti, di questi due uomini, che non lo sanno, ma hanno bisogno l’uno dell’altro. Non gli davo due soldi a questo romanzo, che invece ho apprezzato tantissimo. Lo stile dell’autrice è semplice ma è riuscita a narrare queste storie senza cadere nel piagnisteo ma dando ad ognuna un senso di serenità e positività, come il coraggio di affrontare i problemi senza rifuggirne e il saper perdonare gli altri e se stessi. Ammetto che mi sono anche commossa … in fondo sono un’inguaribile romantica. Voto: 7,5

Nessun commento:

Posta un commento