giovedì 7 gennaio 2016

RECENSIONE – Gli ultimi giorni dei nostri padri di Joel Dicker




Libro primo dello scrittore svizzero Joel Dicker. Scritto prima del grande successo avuto da “La verità sul caso Harry Quebert” con il quale ha richiamato l’attenzione sul suo precedente scritto. Il romanzo racconta la storia del SOE (Special Operations Executive) concepito da Winston Churchill dopo la disfatta della battaglia di Dunkerque. Il SOE reclutava volontari stranieri nell’Europa occupata dai nazisti che venivano addestrati in Gran Bretagna per diventare agenti segreti nei loro paesi di origine e farsi carico di sabotaggi e dell’organizzazione delle reti della resistenza. La SOE sarà composta da persone insospettabili, gente comune presa tra la popolazione proveniente dai più diversi Paesi europei. In questo romanzo si parla più che altro dell’organizzazione dello spionaggio in Francia all’alba di quella che dovrebbe essere l’operazione Overlord che porterà gli alleati a sbarcare in Normandia e a liberare il paese dal giogo nazista. Sono diverse le persone che verranno reclutate dal SOE e dovranno passare vari gradi di preparazione prima di poter essere definiti agenti segreti attivi a tutti gli effetti. Tra quelli che riusciranno a passare tutte le prove c’è Paul-Emile detto Pal, gentile e raffinato che ha pensato bene che doveva fare qualcosa per il suo paese, nonostante non sia propriamente un uomo coraggioso e provi un attaccamento incredibile per suo padre. Lo preoccupa il pensiero che il suo vecchio genitore sia solo e ignori quello che sta facendo. La solitudine di questo padre, che si macera al pensiero di quello che stia facendo il suo unico figlio, diventa l’argomento centrale della storia. Oltre a Pal, c’è Laura, avvenente e incredibilmente dolce e materna, il seminarista Claude, il goffo e enorme Gros ingenuo come un bambino, il cattivissimo Faron. Ciascuno di loro è messo alla prova contro uno spietato nemico. Il romanzo rimane un po’ lento all’inizio, nel racconto della vita di questi uomini messi alla prova con il duro addestramento a cui vengono sottoposti. Debbono essere pronti a tutto, quindi corrono, saltano, fanno percorsi di guerra, si lanciano con il paracadute, sparano con diverse armi, tirano bombe, imparano ad utilizzare svariati metodi di comunicazione. Ognuno di loro sviluppa delle peculiarità a cui vengono poi preparati. Nel mentre i loro caratteri subiscono una trasformazione. Sembra tutto essere una fase di crescita, con l’imparare a diventare agenti segreti, si formerà anche il loro carattere. Dicker entra allora nella complessità dell’animo umano, mostrando di ognuna di queste persone le debolezze, le ambiguità anche il senso di vendetta e le risorse morali che hanno e riescono a utilizzare nei momenti peggiori. E mentre si legge e ci si aspetta che l’eroe senza macchia e senza paura diventi proprio quello che si è pensato, sottilmente Dicker ribalta la storia, con piccoli cambiamenti, e i personaggi che si pensavano positivi rivelano le loro ambiguità, fino a sfiorare il tradimento; mentre i più fragili, diventano gli eroi che nessuno credeva potessero essere. Anche un cattivo per eccellenza, come il vice capo dell’Abwehr (servizio dell’intelligence tedesca durante la guerra) Kunszer è crudele con i nemici e placa i rimorsi occupandosi del padre di Pal. Tutti i protagonisti sopravvissuti saranno turbati dai ricordi dolorosi di quella guerra, dagli strascichi che lascerà in loro. Della violenza che hanno subito e che hanno dovuto infliggere, ma tutti faranno in modo da far rimanere un eroe un padre per un figlio. Voto: 8,5

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